Oggi, 22 aprile, in una conferenza stampa virtuale, presentato in anteprima assoluta il libro dedicato al grande Gastone Nencini, indimenticato campione del ciclismo
Organizzata dalla Fondazione Arezzo Intour e dall’Associazione “Arditi del ciclismo” la presentazione ha visto protagonista l’autore Giovanni Nencini intervistato da Mauro Messeri
È stata senza dubbio una presentazione insolita per un libro, quella che oggi (mercoledi 22 aprile) ha svelato al pubblico, in anteprima assoluta, “Sulla cresta dell’onda, Nencini e quel 1960”, lavoro editoriale dedicato a Gastone Nencini, indimenticabile campione del ciclismo, scritto dal figlio Giovanni.
La presentazione avvenuta in una conferenza virtuale organizzata dalla Fondazione Arezzo Intour e dall’Associazione A.S.D. “Arditi del ciclismo”, chiude la settimana di appuntamenti che avrebbe dovuto caratterizzare la quinta edizione del “L’Ardita” la ciclostorica che vede protagonista Arezzo e il suo territorio e che quest’anno avrebbe ospitato anche una mostra fotografica dedicata a Nencini per celebrare i 60 anni dalla vittoria al Tour de France.
Annullata causa emergenza sanitaria, la manifestazione ha avuto comunque una sua appendice “virtuale” con una serie di eventi che, nei canali social de “L’Ardita”, hanno cercato di riproporre il clima dell’atteso appuntamento annuale.
Dopo i saluti di Marcello Comanducci presidente della Fondazione Arezzo Intour e di Massimiliano Refi presidente dell’associazione “Arditi del ciclismo” è stato lo stesso Giovanni Nencini che, intervistato da Mauro Messeri, ha presentato il libro, svelandone aneddoti e ricordi.
Un romanzo avvincente e emozionante, nel quale si ripercorrono le imprese sportive del “Leone del Mugello” e si ricostruisce uno spaccato della Toscana e dell’Italia in un momento storico di grandi speranze.
Gastone Nencini è unanimemente considerato uno dei più grandi discesisti che il ciclismo abbia conosciuto, corridore completo e capace di grandi imprese vinse Giro d’Italia e Tour de France sfidando campioni del calibro di Coppi, Magni, Gaul, Anquetil e Riviere. Per la sua grinta fu soprannominato il “Leone del Mugello”, portando nel mondo quella toscanità di eroe romantico che era stata prima del grande Bartali.
La stampa dell’epoca lo ha sempre descritto come personaggio forte ma un po’ burbero.
Nencini aveva un volto andaluso, come quelli di Gimondi o Nibali, di quelli che non s’arrendono mai. Adriano De Zan disse di lui che era un uomo definitivo e che le sue parole potevano essere taglienti come gli spari nei film western: «Io digerisco quello che voglio, anche i chiodi» sono le più famose. Dure come l’estetica della strada e la sua pellaccia da discesa, impavide come la scorza semantica del suo ciclismo.
Scrive del libro Mauro Messeri (avvocato, giornalista pubblicista, appassionato di sport):
“Sulla Cresta dell’Onda” può sembrare un libro sulle gioie e le tragedie del ciclismo, sulla figura di un grande campione Gastone Nencini, sul tour de France del 1960, sul giornalismo sportivo, sugli italiani, sui francesi, sulla storia e la politica dell’Italia e della Francia di quegli anni.
Invece, è soprattutto un’appassionante storia d’amore, di un amore complicato, e proprio per questo ancora più forte, tra un uomo ed una donna, tra un figlio ed i suoi genitori, tra un popolo ed il suo campione, ma anche tra il campione e coloro che, per strada, sembravano i suoi nemici.
Un libro che soltanto Giovanni Nencini, figlio di Gastone, avrebbe potuto scrivere così, con l’aggiunta di una tecnica espositiva, a dir poco accattivante.
E’ per questo che l’autore merita di essere ringraziato per averci regalato nuovi motivi per amare Gastone Nencini, più di quanto già non facessimo.