“CAUTELA PER NON VANIFICARE RISULTATI RAGGIUNTI. TEST RAPIDI PER CHI TORNA AL LAVORO”
Roma – L’Italia non sta procedendo alla cieca con la riapertura delle attivita’ produttive, volendo tutelare al massimo le proprie risorse umane. Ora il rischio economico e’ legato alla riapertura di altri Paesi che, invece di concertare fasi e requisiti di sicurezza, procedono per conto proprio anche per cercare di occupare posizioni commerciali competitive. Il nostro Paese, a differenza di altri, ha scelto cosi’ di mettere al primo posto la tutela della salute dei cittadini, pensando ad una graduale ripresa di alcune filiere produttive in base ad una valutazione precisa del rischio. Ma il sacrificio economico ne e’valso la pena? Ha davvero aiutato a salvare vite umane fino ad oggi? L’agenzia Dire lo ha chiesto a Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanita’.
‘Assolutamente si’, ne e’ valsa la pensa, e questo va ad onore del Paese – risponde Guerra – L’Italia ha messo in salvaguardia il proprio capitale umano e su questa base sono state decise le misure intraprese finora, cosi’ come verranno decise le riaperture per la fase 2. È incomprensibile come invece gli altri Paesi, al di la’ della mancata consultazione che e’ sotto gli occhi di tutti, siano andati in ordine sparso nonostante una pandemia che ha un impatto globale, con differenze temporali determinate dal cammino del virus, che pero’ impattano nella stessa maniera dovunque. Gli altri Stati membri dell’Unione europea hanno recepito solo parzialmente la lezione dell’Italia e hanno perseguito nella stessa impostazione, mettendo in sicurezza le persone con ritardo. La competizione che si avverte tra i vari Stati, nel tentativo di riaprire e privilegiare alcune strutture economiche e produttive, a fronte di una rischiosita’ ancora molto elevata per la propria popolazione, va evitata. Mettere in pericolo le persone per guadagnare posizioni commerciali in un momento come questo non mi pare proprio che sia da prendere come modello’.
Per l’Italia, dopo il lockdown, si prospetta comunque una riapertura. In che modo potra’ farlo? ‘Non e’ una domanda facile- risponde Guerra alla Dire- Si dovra’ intanto rafforzare tutto il sistema sanitario territoriale, che dovra’ avere una capacita’ di risposta integrata e di contact tracing (tracciamento dei contatti, ndr) molto piu’ aggressiva
rispetto al passato, e una capacita’ diffusa di diagnostica domiciliare tempestiva, in modo tale da bloccare immediatamente possibili riaccensioni di focolai epidemici a livello comunitario e familiare’. Ma il grande tema e’ soprattutto quello della valutazione del rischio e della riorganizzazione negli ambiti di lavoro. ‘Su questo- fa sapere il direttore generale aggiunto dell’Oms- sia il comitato tecnico-scientifico sia la nuova Commissione istituita dal premier Conte stanno gia’ lavorando dalla scorsa settimana, per poter definire dove e come riaprire alcune attivita’ produttive mettendo in sicurezza
prioritariamente i lavoratori’. Perche’ la prima cosa da fare, secondo Guerra, e’ ‘difendere al massimo il capitale umano’, poi ‘si vedra’ quali saranno i tempi e i modi delle riaperture delle filiere per far ripartire l’economia’. Ma tutto questo non sara’ semplice. Spiega allora con un esempio Guerra: ‘Riorganizzare una fabbrica o un posto di lavoro in modo tale che sia messo in sicurezza e’ relativamente semplice, diverso e’ riorganizzare le strutture commerciali del Paese per far si’ che le persone non abbiano un contatto diretto o immediato con gruppi di utenti e clientela di intensita’ e numerosita’ tali da poter riaccendere la circolazione del virus. Questo e’ molto piu’ complesso’. Poi c’e’ il tema dei trasporti, che deve essere ugualmente ripensato perche’ ‘non e’ piu’ possibile immaginare una metropolitana affollata di pendolari- sottolinea Guerra- dove sarebbe innescata una trasmissione del virus verso i passeggeri. In generale, allora, c’e’ tutto un sistema da ripensare e da rivedere su questa base: massima protezione e minima esposizione al rischio, soprattutto per i soggetti piu’ anziani che
inevitabilmente andranno protetti in maniera particolare, perche’
si e’ visto come in loro la patologia possa essere piu’ aggressiva, con una mortalita’ molto alta’. Si e’ parlato tanto anche delle mascherine, che probabilmente dovranno diventare un accessorio quotidiano per i cittadini. Ma ce ne saranno a sufficienza? Una stessa mascherina per quanto tempo e’ riutilizzabile? ‘La raccomandazione rimane sempre la stessa, con un aumento dell’attenzione per i luoghi confinati, evidentemente per quelli di lavoro e per quelli commerciali- risponde Guerra – Quanto alla periodicita’ con cui la mascherina puo’ essere cambiata dipende da fattori diversi, che vanno dall’intensita’
del lavoro e dell’attivita’ fisica all’esposizione a temperature
elevate, visto che andiamo incontro all’estate. Per quanto
riguarda la disponibilita’ di mascherine, invece, credo che il
governo stia facendo uno sforzo sovrumano per garantirne un
numero adeguato e una distribuzione capillare’.
Ha citato l’arrivo dell’estate, allora e’ inevitabile la domanda, che si stanno facendo in tanti: sara’ possibile andare al mare? ‘Piacerebbe molto anche a me andare al mare’, scherza Guerra, che poi si fa serio: ‘Ancora una volta, la questione non e’ andare al mare o in montagna- sottolinea- ma la domanda e’: riusciamo a mantenere il distanziamento? Perche’ se ci riusciamo, anche grazie ad una forte autodisciplina delle persone, potra’ essere possibile. Ma questo dipende ovviamente da tanti fattori, come l’affollamento, la ressa che si va a creare, le code… In questo periodo gli italiani hanno dato grande prova di disciplina, ma bisogna andare molto cauti, perche’ c’e’ il rischio di vanificare tutti i sacrifici fatti finora’.
Quanto ai test rapidi, secondo lei sono una condizione fondamentale per la ripartenza? ‘I test rapidi devono essere fatti come elemento preliminare di ritorno al lavoro- risponde ancora alla Dire il direttore generale aggiunto dell’Oms- perche’ ci permettono di capire se un lavoratore, per esempio, e’ stato gia’ esposto al virus oppure ha maturato una situazione immunitaria tale da metterlo in relativa sicurezza. Ma ripeto: dobbiamo proteggere prima di tutto le persone piu’ suscettibili, per cui anche una periodicita’ nella valutazione
diagnostica con i tamponi secondo me e’ ampiamente raccomandabile. Chi si contagia deve essere identificato immediatamente, deve essere messo in isolamento e devono essergli garantiti tutti i presidi di supporto clinico che abbiamo a disposizione’. Ieri e’ stato firmato ‘Convivere con Covid-19’, la proposta scientifica in 5 punti firmata da numerosi esperti (tra cui Roberto Burioni, Pier Luigi Lopalco e Marcello Tavio, solo per
citarne alcuni) per riaprire l’Italia. L’ha letta? ‘Si’ l’ho letta- risponde ancora Guerra alla Dire- e mi permetto di dissentire su una delle proposte fatte, cioe’ la creazione di un’ulteriore sovrastruttura decisionale per un sistema articolato e ad architettura gia’ complessa come il nostro. Se qualcosa ha funzionato male o ha funzionato poco, dal mio punto di vista, conviene lavorare su quello. Sarebbe auspicabile correggere gli errori e non creare altre strutture, perche’ gia’ abbiamo a disposizione ‘bocche da fuoco’ estremamente qualificate, penso al Consiglio superiore di Sanita’, all’Istituto superiore di Sanita’, all’Agenas, all’Aifa e ovviamente al ministero della Salute, che sta facendo enormi sforzi di coordinamento, cosi’
come ci sono amministrazioni regionali ampiamente qualificate.
Senza parlare della rete degli IRCCS e delle strutture a carattere scientifico che portano avanti tutta la ricerca insieme alle Universita’. Abbiamo tantissime strutture di grande valore che assicurano una governance. Inevitabilmente il nostro servizio sanitario, sotto uno stress di questo tipo, ha mostrato dei limiti. Ma questi limiti sono stati identificati e diagnosticati. Allora credo sia meglio tenerci stretto quello che abbiamo- conclude infine Guerra- perche’ finora ha assicurato una gestione della pandemia molto piu’ accurata di tanti altri Paesi’.