PER MOLTO TEMPO SAREMO NOI A DOVERCI ADATTARE AL VIRUS E NON VICEVERSA, TUTTAVIA…

Fintantoché lo diceva uno sprovveduto come chi sta scrivendo si poteva anche dubitare, se non addirittura anche non prenderlo in seria considerazione, come hanno fatto alcuni medici miei amici, taluni replicando con terminologia scientifica per me incomprensibile, altri,  fra i quali anche un mio vicino di casa,  con spirito di evidente tolleranza atteso che i miei pregressi studi, contrariamente ai suoi,  non hanno mai avuto a che fare con la..letteratura medico-scientifica ma solo con  quella, invero molto arida, di tipo economico-finanziaria, realtà questa che peraltro mi ha accompagnato e tuttora sta accompagnandomi, alla mia “veneranda” età, durante questo imprevedibile percorso terreno che, ahimè, sembra voler essere avvelenato nella sua parte residuale di vita.

Vuolsi il caso che, supportato solo da sensazioni, se vuoi anche riconducibili all’esperienza di vita in svariati contesti sociali, anche ospedalieri, io debba oggi  smentire tutto ciò che è stato detto finora da coloro che finora non ho mai smesso di chiamare “soloni”, ricevendone tra l’altro delle critiche, forse in parte anche a causa del mio linguaggio scientificamente non appropriato rispetto alla mia pregressa professione di bancario. Ed a smentire tutti i soloni, suffragando però quasi in toto quanto io vado scrivendo da mesi, è nientemeno che la virologa Ilaria Capua, secondo la quale, come diceva anche…il campione del ciclismo Gino Bartali, le stime e le previsioni contro la pandemia in atto sono tutte sbagliate. Con questo, lungi da me,  non voglio certo arrogarmi attributi di..revanscismo di qualsiasi natura, fatto sta che, come detto più volte, ora siamo sempre ed ancora  allo statu quo ante.

Secondo la virologa saremmo infatti succubi di una pandemia che ci tratta come degli animali tanto che la nostra esistenza pare ancorata solo sulla terra e alle sue leggi naturali e non certo, almeno per ora, al progresso della scienza in materia di pandemie: anche ciò che si è finora appurato poggia su “certezze relative”.

Andrebbe anche detto che il distanziamento sociale potrà si appiattire la curva virologica volta a ridurre la velocità del contagio, ma non è detto che una curva più piatta significhi il blocco della diffusione virale, ma solo riduzione della circolazione virale.  E ciò fino a quando non si stabilirà la cosiddetta immunità di gregge, naturale o da vaccinazione. A quest’ultimo proposito è difficile immaginare che un vaccino possa essere preparato in tempi brevi, non sottacendo che, quand’anche fosse disponibile, gli italiani non lo utilizzeranno a cuor sereno, visti i precedenti: insomma, incertezza su incertezza.

Ora non è più tempo di parlare di mascherine o goccioline, ma si dovrà imparare a convivere per molto tempo ancora con il virus, ripristinando una forma gestibile dei servizi ospedalieri , non solo ripensando a nuovi sistemi organizzativi e di una nuova dialettica sociale, ma anche operando sul fronte del lavoro che, giocoforza, dovremmo affrontare con una mentalità nuova, anzi diversa del tutto, ponendo mente che dovremo adattarci noi al virus e non viceversa.

Mi auguro tanto, nell’interesse non solo degli Italiani,   di aver detto  a suo tempo delle grandi fesserie a questo proposito, realtà che comunque finora, purtroppo, non ha fatto una grinza, salvo sperare che nei giorni a seguire, per una fortunata e felice sopravvenienza di natura imponderabile anche dal punto scientifico, improvvisamente si scopra un vaccino o, meglio ancora, sparisca il virus.

Scrivere queste cose proprio il giorno di Pasqua non è il massimo, tuttavia, siccome questo giorno contempla la risurrezione, c’è da augurarsi che questo importante significato cristiano possa far risorgere, seppur da ancora vivi,  anche tutti noi, ripristinando buon senso, razionalità e, soprattutto, umanesimo !!!.

BUONA PASQUA !

Arnaldo De Porti

(Belluno-Feltre)

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