La fantasia dei biografi di San Francesco

“Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali”.

Come si può costatare, leggendo il Cantico delle creature, Francesco loda il Signore per tutti i doni che ha fatto agli uomini, per l’acqua e il fuoco e la luna e le stelle, ed anche per sora morte corporale, pensa alle sofferenza degli uomini, alle malattie, essendo lui stesso malato e sofferente, ma non loda il Signore per le malattie e le sofferenze, bensì per l’esistenza di persone che sopportano malattie e sofferenze. Non ha il concetto strampalato di un Dio dispensatore di dolori. Non gli passa per la mente di lodare un Signore che manda dolori ai suoi figli. Molto probabilmente il concetto strampalato era solo nella fantasia di Bonavantura da Bagnoregio, il quale gli mette in bocca le seguenti parole: «Ti ringrazio, mio Signore per tutti questi dolori; ti prego di darmene cento volte di più, se così ti piace. Io sono contentissimo; perché adempiere alla tua volontà è per me una grande consolazione» (Leggenda maggiore XIV, 2.). Ma di fantasia Tommaso da Celano e Bonavantura ne avevano a dismisura.

Renato Pierri

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