Don Mauro Leonardi, in un articolo apparso su Agi del 14 settembre, scrive: “Il dolore, per il discepolo di Cristo, è una via che si apre alla Verità e all’amore del Padre”.
Don Leonardi sembra ignorare che esiste un dolore che è solo dolore, assurdo, al quale gli uomini non possono attribuire alcun senso, e che non costituisce, quindi, nessuna via che si apre alla Verità e all’amore del Padre, sempre che non si voglia lavorare di fantasia.
Si tratta del dolore a seguito di una disgrazia, di una malattia, di un incidente. Si tratta, per fare un esempio, della sofferenza e della morte di un bambino.
Don Leonardi sembra non fare distinzione tra dolore e dolore, tra il dolore privo di senso, e il dolore che assume un senso qualora sia conseguenza di un sacrificio per amore. E sembra non distinguere tra il dolore di chi assiste al dolore altrui e il dolore altrui. Il primo può assumere un senso, il secondo può essere assurdo, privo assolutamente di senso. Non si può dare nessun significato alla sofferenza e alla morte di un bambino. Un credente non sa perché Dio permetta la sofferenza di una sua creatura innocente. Non sa, e basta. Non può ritenere che ciò che con estrema evidenza ci appare un male, sia un bene giacché permesso da Dio. Il male è male e il bene è bene. Una cosa cattiva e brutta per il nostro cuore e la nostra mente, resta una cosa cattiva e brutta, non può diventare una cosa buona e bella, se non si è folli.
Don Leonardi scrive ancora: “Il dolore è come l’amore, incomprensibile”. In realtà, dolore e amore sono comprensibili. Non hanno bisogno di spiegazione, se ne fa esperienza. Incomprensibile per un credente è che Dio, Padre amorevole e onnipotente, permetta che sue creature innocenti soffrano.
Renato Pierri