Riguardo all’angosciosa vicenda del piccolo Alfie Evans, Gavina Masala, sul blog “Come Gesù”, del prete e scrittore Mauro Leonardi, osserva: « Io non ho chiaro un punto della vicenda: la Corte Europea dei Diritti Umani ha dichiarato inammissibile il ricorso dei genitori di Alfie e non capisco come questo sia possibile. Il primo articolo della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo garantisce, infatti, “il diritto alla vita”».
L’articolo 2 della Convenzione, recita: “Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il delitto è punito dalla legge con tale pena”.
Di norma, si ha diritto a qualcosa che porta vantaggio, non a qualcosa che va a danno della persona. Non si può dire, ad esempio, che si ha diritto ad essere bastonati. Non ha senso. Non si può dire che si ha diritto a vivere soffrendo terribilmente, se non si vuole vivere soffrendo terribilmente, oppure che si ha diritto a vivere col cervello devastato da una grave malattia, attaccato perennemente a sofisticate apparecchiature, come nel caso di Alfie, se questo diritto non lo si reclama, oppure se questo diritto non è un vantaggio ma un grave danno per la persona. Riguardo al piccolo Alfie, i medici e i giudici non hanno stabilito di privarlo della vita, ma hanno stabilito di non continuare a fare qualcosa (tenerlo attaccato alle macchine) per impedirgli di morire. C’è differenza, anche se sfugge a molti. Tutelare la vita ad ogni costo e in qualsiasi circostanza potrebbe significare un’imposizione, una vera e propria violenza verso la persona. Poiché il piccolo Alfie non è in grado di manifestare la propria volontà, i medici e i giudici sono le persone più adatte a comprendere quale sia il suo vantaggio.
Detto questo, mi piacerebbe sapere quante persone che inveiscono contro i medici e i giudici inglesi, cambierebbero idea se si trovassero nelle condizioni di Alfie e, cosa impossibile ovviamente, ne avessero la consapevolezza.
Renato Pierri