La Juve è stata eliminata ai quarti di Champion dal Real Madrid a causa di un rigore (dicono inesistente) concesso agli spagnoli a tempo praticamente scaduto.
L’incredulità del “sistema Juve” si è manifestata tutta soprattutto nelle parole quasi deliranti del capitano che, a fine carriera, viene espulso, perde e spara a zero su l’arbitro cui la maggior colpa è stata la mancanza di sensibilità. Voleva forse una carezzina o un bacetto che, in verità ammetto, non fa mai male.
Mi dispiace caro Gigi, tu sarai anche della Juventus, ma hai dimostrato ieri sera di non essere mai stato quello che volevi apparisse anche se avvisaglie in questo senso le avevi già date in più di una occasione.
Dalle dichiarazioni del portiere della Juve è trapelato il vero sistema Juve. Consolidato ed affermato oramai nella storia del calcio italiano solo ed anche perché le altre due big milanesi non hanno piglio tecnico né livello per contrastarlo.
Non si crede neanche sufficiente l’ingiustizia subita (se vi è stata una ingiustizia) affinché si comprendano le ragioni delle altre compagini che nel campionato italiano hanno un ruolo di sole comprimarie come se fossero niente di più che delle dipendenti juventine e che sono state vittime sistematiche di tali ingiustizie.
La Juve gioca il campionato come se giocasse a monopoli, con tutti i soldi e tutte le proprietà in suo possesso mentre gli altri devono assuefarsi ed accontentarsi di qualche prestito per continuare a giocare.
La Juventus, ieri sera, è arrivata ai quarti e, se lo ha fatto, non è stato tutto merito suo.
La macchina schiacciasassi del “sistema” è arrivata passando su tutto e su tutti, negando persino lo spessore tecnico non necessario e neanche funzionale (secondo la loro filosofia) a vincere giocando un buon calcio.
La parola d’ordine per la Juventus è vincere costi quel che costi a che serve giocare bene se poi non si vince? Affermazioni che negano in pieno lo spirito di uno sport come il calcio e suonano anche come uno schiaffo in faccia a chi invece gioca bene, valorizza i suoi giocatori che da nulla diventano tutto ma che non vince sempre.
L’ambiente juventino è diseducativo. Insegna la ferocia ed il cinismo, la vittoria a tutti i costi, ignora i principi base della deontologia sportiva, è un pessimo esempio sia per i giovanissimi sia per la propria tifoseria.
Mentre cioè i veri sportivi si sono scorticati la lingua predicando Pierre De Cubertin essi hanno deciso che conta solo vincere con l’ardire di voler sottomettere quanti credono in tutt’altro spirito sportivo, a puri e semplici asset societari.
Se la Juve è quella che è oggi, un coacervo di protervia, presunzione e sfacciataggine, lo si deve anche, oltre che ad un impianto dinastico consolidato in tutti i settori cardine della società civile accertato dalla storia del nostro paese, anche dalla presenza di giornalisti sempre compiacenti e servili.
Vediamo tutti cosa succede ad aver giocato nella Juventus. Tutti gli ex sono e restano dipendenti della squadra e fanno gli opinionisti solo a favore dei colori bianco-neri come se avessero contratto un virus, una malattia perniciosa.
Mi dispiace ma vincere non è l’imperativo categorico per ottenere il quale tutte le strade sono buone. Non contano la barca di milioni che usa la Juve per comprare solo campioni. Conta avere quella sensibilità (questa è proprio la sensibilità che mancava e che manca a Buffon) che fa del calcio ad un pallone, uno sport nobile con quella stessa sensibilità che il buon Buffon invece ieri pretendeva, in maniera impropria, dall’arbitro per rivedere una decisione già presa.