“Difendere la vita umana, soprattutto quando é ferita dalla malattia, é un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo”. Parole di Papa Francesco davvero inopportune, dopo che la Corte Europea per i diritti umani, ha autorizzato i medici a sospendere le terapie al piccolo Charlie. La Corte di Strasburgo ha assecondato i verdetti precedenti di tre tribunali inglesi. Riguardo alle parole del Papa, trascrivo una mia lettera pubblicata da un noto quotidiano nel novembre del 2008. «La dottoressa Nadia Battajon medico al reparto di neonatologia dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso, ha staccato la spina ad un neonato di cinque giorni che non aveva più alcuna speranza di guarire. Lo ha fatto “per consentirgli di morire fra le braccia dei genitori, anziché di lì a poco, in un lettino isolato e collegato a decine di cannucce e cavi” (cito le sue parole). Il piccolo era stato sottoposto vanamente ad un intervento chirurgico. Spero che almeno in questo caso non si levino le solite voci che si appellano ad espressioni del tutto fuori luogo quali “diritto alla vita”; “sacralità della vita; “la vita è un dono”, ecc. E spero soprattutto che tali voci non appartengano a persone che si dichiarano cristiane. La decisione, infatti, della dottoressa è in piena sintonia e col Vangelo e con la ragione. Un cristiano che perde di vista il vero bene di una creatura che soffre inutilmente, per far valere un principio che non ha valore assoluto neppure per il Signore (Gv 12, 25), calpesta sia il Vangelo, sia la ragione».
Renato Pierri