Prima ancora che un reddito di cittadinanza è necessario mettere a disposizione di chi non ha nulla, i beni di prima necessità. Di cosa ha bisogno un uomo per sopravvivere? Pasta, pane, carne, verdure, frutta e acqua. Queste sono le condizioni minime affinché un essere umano possa dirsi tale. Non si tratta di diritti. Tutti questi bisogni sono legati al semplice fatto di essere vivi. Non è possibile staccarli dalla condizione di essere vivi, di essere venuti al mondo. Quindi non possono dipendere da leggi o regolamenti. Non si possono accordare, né si possono revocare perché non sono affatto diritti acquisiti come quelli che parlano bene dicono. I nutrizionisti diranno quali debbano essere le quantità in giusta proporzione. Le istituzioni provvederanno a distribuire, in base ad un censimento capillare dei bisognosi, tutto il necessario. Una specie di carta magnetica. Una sorta di tessera elettronica. Come quando in tempi di guerra si accedeva a prendere il pane. Un tot giornaliero a ciascuno dei bisognosi tanto da garantire meglio la sopravvivenza e riparare dalle malattie da denutrizione. Quello che chiamano il reddito di cittadinanza, in questa ottica risulterebbe un ulteriore mezzo per inserirsi nel circuito commerciale. Addirittura un lusso in relazione alle miserrime condizioni di povertà e bisogno. Reddito di cittadinanza sì ma non distribuito a tutti in maniera indiscriminata e ridotto rispetto ai quantum di cui si parla in quanto la carta dei bisogni primari copre già parte delle spese. Insomma, Diritto di Cittadinanza non per incrementare le spese e quindi aiutare il mercato, ma per aiutare gli esseri umani a sopravvivere. La carta dei bisogni dunque viene prima del reddito di cittadinanza il quale diventa un diritto concesso e quindi acquisito che, come tale, potrà essere revocato e dismesso se le posizioni individuali cambiassero in meglio la condizione economica e sociale dei soggetti.