Una volta, lo dico maniera semplice da simil-profano, appena entrato in banca come impiegato per poi rimanerci circa quarant’anni, gratificato passo passo da una certa progressiva carriera nel corso della quale ho avuto modo di constatare da vicino quanto vado dicendo, mi veniva spiegato che le banche, sulla base di certe regole di ordine organizzativo-finanziario-istituzionale volte alla tutela del risparmio, non avrebbero mai potuto fallire E ciò, senza utilizzare le riserve auree di cui spesso nessuno ci capisce a causa anche di scarsa cultura economico-finanziaria della politica, in capo anche allo scrivente; ricordo solo per curiosità di chi non lo dovesse sapere che dette riserve dovrebbero quantificarsi in circa 100 miliardi di euro in lingotti d’oro, depositati presso Bankitalia, da utilizzare come ultima spiaggia soprattutto nel caso di default generale del paese…ecc.ecc. ( va detto subito che oggi 100 miliardi di euro, denominati la favola delle riserve auree sono – tanto per entrare nell’ordine di misura – un’inezia rispetto agli oltre 2200 miliardi di debito pubblico..)
Ebbi pertanto, in un quarantennio di lavoro in banca, modo di verificare diverse realtà, non solo, ma anche di riporre, al di là delle risibili riserve auree, una quasi assoluta certezza secondo la quale il risparmio della gente sarebbe stato al sicuro tanto da far fare sonni tranquilli ai “fortunati” risparmiatori. Dico fortunati perché al giorno d’oggi risparmiare costituisce un sogno di altri tempi. Eravamo tutti a conoscenza dello scandalo del 1893 che fece storia, perché portò alla liquidazione fallimentare della Banca Romana a causa principalmente di un mix di faccende politico-finanziarie che determinarono non solo il prosciugamento delle cosiddette riserve, ma anche un nuovo riordino degli Istituti di emissione.
Da allora, ossia dopo detto riordino, sembrava che Bankitalia costringesse i vati istituti di credito a delle regole ben precise soprattutto con riferimento alla raccolta ed agli impieghi del risparmio, in modo che il sistema bancario potesse essere oggetto di una quasi assoluta tranquillità. Purtroppo, gli eventi recenti (Banca Marche, Banca Etruria ed altre ecc.ecc) hanno dimostrato che così non è, tanto (e la notizia è di oggi) che un pensionato è stato costretto a suicidarsi dopo che dette banche gli hanno “liquidato in cenere” (si fa per dire come eufemismo) i risparmi, frutto di un’interra vita di lavoro..
Ora si parla giustamente di rimborsare il 30 % ai piccoli risparmiatori (che a mio avviso dovrebbero invece essere rimborsati al 100%, magari al netto di certi interessi “gonfiati” a difesa della raccolta delle banche: un 2 % di interesse infatti contro lo zero virgola era ed è un’anomalia al giorno d’oggi, ma non trovo assolutamente giusto che, a farne le spese sia la fiscalità nazionale, alias tutti noi; tanto per farmi capire, io non posso e non devo pagare i debiti di chi li ha fatti se non addirittura provocati, ma li devo oggettivamente far pagare a chi di Bankitalia non ha saputo, o fors’anche voluto, per ragioni che non sarebbe difficile individuare non scostandosi esse da quelle per le quali, per certi versi, ha determinato una certa assonanza con lo scandalo della Banca Romana. Altrimenti a cosa serve Bankitalia ? Se poi devono pagare risparmiatori e non ?
Detto questo, ripeto, dovrebbero pagare i responsabili di Bankitalia fino all’ultimo centesimo. Ovviamente, i soldi per rifondere i risparmiatori non basterebbero ma ciò dovrebbe avvenire seguendo le stesse modalità di chi ha commesso un reato, quello della mancata vigilanza. Il decreto salva-banche infatti è solo un escamotage di nessuna etica morale che salva chi commette i reati !
Se poi, come abbiamo visto parecchie volte, volessimo ricordare come certe liquidazioni in capo ai vari dirigenti di banca, amministratori delegati, abbiano fatto gridare allo scandalo di fronte all’onestà del povero risparmiatore che, se non vado errato, in base anche alle ultime notizie UE e sulla base di determinate percentuali di risparmio, dovrebbe anche concorrere al risanamento delle banche per i casi di specie sopra citati, allora non c’è proprio da stare tranquilli.
ARNALDO DE PORTI.
Ex procuratore banca interesse nazionale