Punti di vista di intellettuale e politici dopo gli attentati di Parigi.
16 novembre 2015
Forse sono sconvolta, forse rassegnata. Ma purtroppo quello che posso fare, è di sentire autorevoli esponenti del mondo della cultura e mondo politico, i loro pareri sui fatti di Parigi del 13 novembre 2015, e, insieme a loro, cerco di capire qualcosa di più, qualcosa che tutti hanno detto, chi in modo timido chi urlando, che, c’è qualcosa che non comprendiamo, nessuno si sa spiegare i motivi di tanta violenza, e, perchè si vuole inculcare il terrore nelle nostre vite. Spunta fuori un motivo angosciante: VENDETTA! Di cosa? Ma se i ‘cosiddetti’ terroristi agiscono in modo da non farci comprendere chi sono e da chi. Chi, l’ISIS? L’Islam? Islam no, è solo una religione pacifista. Ma allora perché i terroristi si dicharano mussulmani? E, ammazzano altri mussulmani? Ma allora, chi sono i mussulmani? Hanno due ‘facce’? o forse in molti non sanno cosa sia questa religione nata nei paesi arabi qualche secolo dopo la nascita del Cristianesimo. O, ‘persone’ senza scrupoli armano questi ragazzini, molti dei quali nati in occidente, arruolati con promesse che si realizzeranno nell’aldilà, per andare a morire (kamikaze), o portare la morte ad altri. Tutti ci chiediamo: chi è la mente che ha creato tutto ciò? Ecco, questo lo chiediamo agli intervistati.
Prima di leggere i vari commenti, voglio riportare la e-mail di una carissima amica, scrittrice che conosce bene quei posti, per averci vissuto per tanti anni, ma che per motivi di sicurezza personale, non vuole che io faccio il suo nome, e io, rispetto la sua volontà:
“Mi sono sentita per anni un'inutile Casandra. Poi quando uscì il libro della Fallaci mi era sembrato di aver trovato un'anima gemella. Il fatto di aver vissuto per tanti anni in un paese mediorientale mi ha aperto gli occhi e fatto capire molte cose. L'integrazione tra queste due civiltà è difficile se non impossibile. Avviene quando si tratta di pochissimi individui in un mondo occidentale. In questo caso si adeguano ovvero si camuffano fin quando fa loro comodo. Da notare che ho amici musulmani con i quali ho dialogato e ottenuto aiuto durante la guerra civile; presi individualmente sanno essere gentili, disponibili, colti e simpatici. Il problema avviene sempre quando si fa leva sulle masse non sempre ignoranti, spesso si tratta di gente laureata e super colta che diventa sorda e cieca quando si tratta di una religione sulla quale non esiste discussione alcuna. Sono sempre stata contro questa migrazione selvaggia vista da me come una conquista. Mandare avanti donne, che per loro non hanno peso, e bambini è stato un modo per intenerire l'occidente. Ma nessuno si è mai chiesto quanti di loro fossero veri profughi, soprattutto chi veniva da paesi non in guerra…non è mancanza di carità la mia ma lucidità per una situazione già vissuta.
Vorrei che questo mio commento, se utilizzato, rimanga anonimo. Spero di non chiedere troppo. Un caro saluto”
FOAD AODI
A nome della comunità del mondo arabo in Italia il presidente Prof. Foad Aodi esprime la solidarietà al popolo francese ed alla francia per il gravissimo attacco ed attentato a Parigi e condanna ogni forma di violenza e terrorismo e razzismo.
Bisogno continuare ad impegnarsi nel dialogo inter-religioso e a favore della Pace.
DARIO DIMITRI BUFFA
L'islam moderato in pratica non esiste. Esistono brave persone, tantissime, di fede mussulmana. E se è vero che non tutti gli islamici sono terroristi e' altrettanto vero che tutti i terroristi sono islamici. E questa parola va pronunziata senza remore boldriniane. Punto. A la guerre comme a la guerre.
VITO BRUSCHINI
L’IS A PARIGI L’efferata strage di stampo terroristico, condotta da una cellula yemenita di Al Qaeda contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, nel gennaio di quest’anno, dopo una prima reazione di indignazione da parte della comunità internazionale, non mi risulta che abbia portato a nessuna concreta controffensiva. Oggi è l’IS, secondo la stessa dichiarazione dei responsabili del Califfato, ad assumersi la responsabilità degli attentati parigini. A parte qualche svolazzo di droni che hanno fatto fuori alcune postazioni dello Stato Islamico e soprattutto aver spedito nel mondo delle huri quel boia di Jihadi John, niente di decisivo è stato organizzato da parte delle nazioni occidentali. Speriamo che questa volta il peso delle stragi sia sufficientemente indigesto così da far decidere gli stati occidentali, compresa la Russia di Putin, a mettere fine all’avventura del Califfato. Ma esiste questa unitarietà d’intenti da parte delle nazioni? Oppure gli interessi in campo sono troppo divergenti, tra americani, francesi, israeliani e russi? Scommettiamo che anche questa volta non accadrà niente di risolutivo? (Naturalmente spero ardentemente di perdere la scommessa).
ANTONIO CARACCIOLO
Sui fatti di Parigi sappiamo solo ciò che ci viene detto.
Esiste ormai una lunga tradizione di false flag ed è perciò prudente non lasciarsi andare in giudizi affrettati, fatta sempre e comunque salva la pietà per le vittime innocenti ed espressa a chiare lettere tutta la solidarietà possibile.
Intanto, guarda caso, l’attentato si svolge il giorno prima della visita del presidente iraniano in Italia e poi in Francia. Guarda caso, un analogo sanguinoso attentato in Libano contro Hizbollah passa in completo silenzio sui media nostrani. Le scene di sangue e di morti ammazzati che giungono dalla Francia ci terrorizzano e lasciano sgomenti, ma noi li percepiamo solo ora come un fatto straordinario, che ci tocca direttamente, mentre scene ancora più terribili costituiscono da decenni l’ordinarietà della vita quotidiana della gente in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Siria… Tutti Paesi che noi – o meglio i nostri governi – siamo andati a devastare… Non so come dirlo senza scatenare prevedibili reazioni e speculazioni: non possiamo accorgerci del dolore e della sofferenza solo quando tocca a noi; dobbiamo sentire l’Umanità come una sola, quando chiunque nel mondo subisce ciò che anche noi oggi proviamo.
Detto questo, ed espressa la più assoluta condanna per gli attentatori omicidi, chiunque essi siano, resta il problema politico di un Nemico che è stato da Tutti chiaramente individuato, cioè l’ISIS, ma che anziché essere da Tutti unitariamente combattuto, viene invece usato strumentalmente da Usa e Israele, soprattutto, ma con il supporto determinante di Arabia Saudita e Turchia, per ottenere un cambio di regime in Siria, dove il legittimo presidente Assad ha il grave torto di non voler accettare il trattamento clisterico inflitto a Geddafi…
Ci sono già segnali di gravi restringimenti delle nostre libertà costituzionali: sembrerebbe che questo sia il vero obiettivo dei governi di Francia, Italia e altri a venire. Occorre che i cittadini europei stiano all’erta non contro l’ISIS – faccenda tutta militare da concludere in Siria/Iraq -, ma contro le tentazioni illiberali del propri governi nel proprio Paese. Occorre che i cittadini imparino a scendere in piazza come popolo sovrano e non come marionette convocate dai media di regime.
DELIA CIPULLO
Ciò che accade a Parigi in queste ore è il segno che l'Europa, senza scendere a patti, non ha difese contro la barbarie di queste cellule impazzite che hanno come disegno quello di prevalere sull'occidente col sangue. Oggi più che mai, è scontato ma occorre fissarlo come obiettivo da non abbandonare, servirebbe la pace in Medio Oriente, chiaramente. E poi la collaborazione piena dei paesi arabi moderati, che facciano terra bruciata intorno ai terroristi. Difficile. Ammetterlo ma questa attività veniva egregiamente svolta dalle dittature esistenti prima della primavera araba. In queste ore viene però a tutti noi – che mai come in questi casi abbiamo bisogno di esprimerci, di dar sfogo alle nostre paure per elaborarle – come si possa accettare che due kamikaze si lascino esplodere nei pressi di uno stadio in una delle Capitali europee più esposte, vittima meno di un anno fa di un'altra aggressione terroristica gravissima, senza che la rete di intelligence si accorga di alcunché. A pochi giorni dall'inizio del Giubileo dovrebbero essere intensificare le attività di intelligence interna ed esterna. Diversamente, la sensazione è che non ci si possa difendere da una guerra attraverso il controllo delle frontiere o le leggi speciali. Quelle di ieri a Parigi sono state operazioni militari organizzate che richiedono una risposta intelligente prima e forte dopo. Siamo tutti francesi oggi ma una nuova passeggiata sui Boulevard di un milione di persone e decine di capi di Stato non ci farà avere la meglio su questo nemico spregiudicato e sanguinario e le povere vittime del nostro 11 settembre si moltiplicheranno inevitabilmente nei mesi a venire, cadute per mano di un nemico ormai non più invisibile che intende offendere, prima che degli uomini, la loro cultura.
MARIANGELA CIRRINCIONE – STEFANO ZECCHINELLI
Sicuramente è ancora molto presto per dare delle chiavi di lettura credibili riguardo la nuova strage di Parigi, qualcosa però sentiamo di poterla anticipare in attesa di conoscere di più. Intanto ancora una volta sono esplicative le reazioni dei governanti europei, determinanti al fine di comprendere dove vada o voglia andare l'Occidente. Queste reazioni tuttavia sembrano essere le battute di un copione già scritto, le parti “per stare al mondo”, politicamente correttissime, condite di lacrima e vidimate dal “potere”.
Sui giornali italiani e dalla televisione di Stato, come del resto nel resto dell'Europa, non abbiamo letto o udito, per ora, nulla di importante, nessuna posizione politica forte ed indipendentista, ma solo e soltanto lisciate di pelo di quel certo “potere” di cui ci accingiamo a dire. Non vi è infatti alcuno sforzo, non vi è alcuna tensione verso la verità, alcun tentativo di fuggire la menzogna da parte dei professionisti della notizia e degli stessi politici, eletti in quanto interpreti migliori delle dinamiche sociali e politiche e quindi potenzialmente scelti perché in grado di costruire un mondo altrettanto “migliore”.
Non una parola sulla responsabilità dell’Occidente nell’armare i terroristi di Daesh ed Al Nusra contro la Libia popolare di Gheddafi e la Siria baathista. Non una parola sulle responsabilità dell'Occidente per i morti in Medio Oriente, i morti in Crimea, a Beslan, e per questi morti. Non una parola sulla verità della responsabilità, ma solo coretti confermanti menzogne, come nel più crudele pirandelliano “gioco delle parti”.
Hollande, ad esempio, è forse disposto a fare il mea culpa per aver subordinato la politica francese a quella del “regime cliente” di Casa Saud? Hollande, o chi per lui grida colpevolmente ad un terrorismo di matrice prettamente confessionale, ci sta forse dicendo che c'è terrorismo e terrorismo? Non è forse il “regime cliente” della monarchia saudita ad appoggiare quello di Stato contro gli sciiti nello Yemen? Non è forse terrorismo questo? Perché la Francia ha armato ed arma questi criminali?
L’attentato di oggi crediamo sia figlio proprio della sconsiderata politica estera – usiamo un termine chiaro: imperialista! – francese. Questo è il nostro punto di partenza.
Le ipotesi sui fatti di Parigi, complessivamente, possono essere due:
(1) si tratta di una operazione di “falsa bandiera”, alla stregua dell'11 settembre nel senso di come bene stamane ha scritto Maurizio Blondet, e se così fosse presto ci saranno messaggi minacciosi verso Siria ed Iran.
(2) è un vero attentato jihadista figlio di quel capitalismo islamista made in Casa Saud e bellamente foraggiato dall’Occidente. In questo caso avrebbe pienamente ragione il presidente siriano Bashar Al Assad nel dire: «ora voi europei sapete cosa proviamo noi siriani da cinque anni». La guerra apparentemente senza senso, ma con uno scopo preciso, il caos organizzato per delegittimare i governi democraticamente eletti ed “espropriare” i popoli della loro sovranità, oltre che della loro “dignità”..
Mentre tutti oggi sono indignati e le bandiere sono a mezz'asta e l'Europa a lutto – giustamente! – nessuno spende una parola sull’orrendo attentato fatto dall’ISIS nella periferia di Beirut, contro un quartiere popolato da sciiti. Perché in Occidente ci sono morti più morti degli altri. Tutto ciò è esplicativo della profonda ideologia – a volere usare un termine da truffa linguistica delle etichette – “razzista” delle élites europee dell'antiterrorismo a gettoni, della pace alle dollaro-condizioni che è pace ma non troppo.
Cosa accade intanto nell'Occidente per eccellenza campione di democrazia? Si prepara il ritorno dei neoconservatori: Obama zimbello della lobby guerrafondaia ha già fallito e il clan dei Bush è già sul piede di guerra. Domani ci sarà di nuovo il G-20 in Turchia ed Erdogan, uomo allineatissimo ai neocon Usa, è padrone di casa. Che cosa diranno? Cosa pianificheranno? Il responso è ancora molto incerto. Nelle prossime ore capiremo qualcosa di più, ma intanto non possiamo che ribadire che prima di decidere dove andare, ciò che l'Occidente debba rivedere è certamente il suo rapporto con la verità.
ALESSANDRA COLLA
Il terrore che ha devastato Parigi la notte scorsa dimostra l’incapacità di leggere correttamente i fatti dell’11 settembre 2001: si preferisce continuare a guardare il dito dell’attentato invece di esaminare la luna immensa che vi sta dietro — la luna degli attacchi subito scatenati dagli Stati Uniti prima contro l’Afghanistan (2001) e poi contro l’Iraq (2003), con la destabilizzazione di quelle aree e la compromissione degli equilibri geopolitici di tutto il pianeta. Volenti o nolenti, è necessario rendersi conto che il terrore targato Isis non è un fungo velenoso spuntato dalla sera alla mattina per gettare nello sconcerto le anime belle: l’Isis ha radici profonde che originano dal rifiuto di dialogare con la galassia islamica, insieme all’accettazione supina di una vulgata ideologica propagandata dagli unici che hanno tutto l’interesse a impiantarsi nel cuore del Medio Oriente per controllarlo; e sono radici nate in quel 2001, quando il crollo delle Twin Towers piantò l’ultimo chiodo sulla bara del mondo libero.
L’Isis non è l’islam. L’Isis è quello che gli islamofobi credono che sia l’islam: e poiché non c’è miglior strumento di dominio che la paura, ecco pronta la Paura Perfetta per l’Occidente, ben confezionata nel suo packaging concettuale e messa a punto là dove da lustri si lavora per costruire il nuovo secolo americano.
FEDERICO DAL CORTIVO
Le notizie che stanno circolando sui principali media indicano la solita pista dell'Isis, dopo la strage di Parigi, se fosse confermata allora credo che bisognerebbe andare oltre e fare i nomi dei mandanti. Un operazione come quella condotta nella capitale francese, è stata preparata e organizzata non da dilettanti fanatici, che poi alla fine sono la bassa manovalanza, ma a mio avviso da centrali d’intelligence, che da tempo tirano i fili dei burattini dell’Isis. Dietro a questa sigla che oramai nell’immaginario collettivo ha preso il posto dil Al-Qaida, ci sono i servizi statunitensi, sauditi, turchi, israeliani.
Se fosse acclarato che si tratta di cellule dell’Isis, il governo francese dovrebbe chiedere conto ai governi di quelle nazioni, i servizi segreti francesi certamente sanno, bisogna vedere se Hollande avrà il coraggio di indicare i mandanti, perchè lo ripeto, Isis, Al-Qaida, sono figli degli stessi padri, creati per rovesciare governi legittimi, come quello del Presidente siriano o destabilizzare intere aree o stati. Resta da capire perchè si sia voluto punire la Francia, perchè di punizione si tratta, nonostante faccia parte dello schieramento occidentale, che forse comincia a scricchiolare dopo l’intervento russo in Siria e le sanzioni imposte da Washington alla Russia, che stanno danneggiando solo l’Europa. Il terrore e le emergenze sono elementi fondamentali quando si vuole ricompattare le file contro un nemico, e varare leggi liberticide con la scusa della sicurezza interna, imbavagliando così ogni possibile opposizione, il Patriot Act negli Stati Uniti dopo l’auto attentato dell’11 settembre è emblematico.
ALEXANDR DUGIN
Gli Stati Uniti manipolano i terroristi islamici, la guerra in Europa è cominciata.
STEFANO FABEI
La Francia e l'Occidente raccolgono quello che hanno seminato!
ENRICO GALOPPINI
Quello che sta accadendo in Europa è un film già visto in Italia con la “strategia della tensione”.
Siccome nella stessa Europa esistono forze contrastanti – e cioè non è vero che tutta la classe dirigente vuole lo scontro con la Russia e l'Iran – ecco che i nostri “alleati” ci riservano questo trattamento, per “consigliarci” la scelta giusta.
E nel frattempo, ne approfittano, con la scusa dello “stato d'emergenza”, per far digerire di tutto e di più.
Tanto, c'è “il terrorismo”!
TOUHAMI GARNAOUI
Attacco alla democrazia, ai nostri valori, all’umanità! L’emozione est portata alle stelle. Come dopo l’attentato dell’undici settembre.
Bandiere a mezz’asta sui palazzi dei governi occidentali, si parla dell’apertura di un nuovo Guantanamo. Come dopo l’attentato dell’undici settembre.
Si è parlato immediatamente di ritrovamento di alcuni passaporti come prova intangibile della matrice dell’attentato. Come dopo l’attentato dell’undici settembre.
Si è puntato immediatamente il dito contro la matrice jihadista di Daech, a tutt’oggi finanziato dalle monarchie arabe, addestrato, armato, e assistito da Turchia, Israele, Occidente. Come dopo l’attentato dell’undici settembre, si era puntato immediatamente il dito contro la matrice jihadista di Al-Qaeda, creazione dell’Occidente per combattere l’esercito rosso in Afghanistan.
Subito si è trovato il capro espiatore. Non è più il mullah Omar di Qabul, è la volta del dittatore Bachar Assad di Damasco.
Oggi come allora, come dopo ogni attentato, ci si chiede cosa sapevano i potentissimi servizi segreti occidentali, ormai capaci di vedere un ago in un pagliaio a mezzanotte.
Concludo osservando l’estrema pericolosità della prima dichiarazione di Hollande quando dice: “Quello che è successo è un atto di guerra e di fronte alla guerra, il paese deve prendere le decisioni appropriate. (La Francia) agirà con tutti i mezzi nell’ambito del diritto, tutti i mezzi che convengono, e su tutti i terreni, interni come quelli esterni, in concertazione con i propri alleati, che sono, essi stessi oggetto di mira di questa minaccia terroristica”.
Sembrano le parole di G.W. Bush dopo l’attento dell’undici settembre annunciando all’umanità una guerra lunga, chiedendo sacrifici e promettendo la vittoria, con tono magari più freddo. Non si è capito a cosa servono ancora le Nazioni Unite e, soprattutto, la vittoria di chi contro chi.
CARLO GAMBESCIA
A brigante, brigante e mezzo…
I tragici fatti di venerdì sera, ultimi di una catena di attentati anche in Medio Oriente, impongono una riposta forte, come quella degli Stati Uniti dopo l’11 Settembre. Con una variante: contro le basi nemiche vanno usate armi non convenzionali, in particolare, pensiamo al pendant tattico.
Il nemico si può sconfiggere solo usando una forza militare superiore, che abbia due finalità in ordine scalare: 1) la deterrenza, che necessita però di una minaccia, fondata sull’esempio di un precedente durissimo, meglio se terrificante; 2) la soppressione del nemico stesso, quando proprio non vuole capire, mediante l’annichilimento militare.
Tradotto: a brigante, brigante e mezzo. Occorre però una grande alleanza politico-militare, come contro Hitler, che dovrebbe scattare subito. Anche perché, forse, siamo già oltre il riarmo della Renania (1936)… Ne sarà capace la Francia, che pure dispone della triade? E la belante Europa? Che già, dopo poche ore, stando alle varie dichiarazioni, rispolvera il solito prudente approccio diplomatico, pedagogico e poliziesco: ambasciatori di buoni affari, maestri e galera… Sugli Stati Uniti di Obama – che pure potrebbero – sospendiamo il giudizio. Inoltre Cameron non è Churchill ma neppure Margaret Thatcher. Putin, invece, avrà sicuramente già preso in considerazione l' ipotesi. Ma è isolato. Quanto alla Francia siamo pessimisti. De Gaulle, avrebbe agito già da tempo, altro che Hollande… Anche per evitare – non stiamo ironizzando – derive OAS. L’inevitabile, fai da te… La guerra civile… Ovviamente sul suolo francese. Ma sarebbe solo l'inizio. Hobbes docet.
DORIANA GORACCI
Hollande decreta lo stato d'emergenza e chiude le frontiere e io che faccio chiudo Facebook e me ne vado a letto?
E' un incubo e magari se lo condivido non cambia niente ma mi sento più sollevata o carico di affanno e ansia altra gente? Sembra sempre più vicino l' attentato, quelle notizie mostruose a cui siamo assuefatte anche noi donne, che leggiamo di tante donne saltate in aria al mercato magari in Afghanistan o da altre parti del mondo che in alcuni paesi del viterbese dove vivo, neanche ne sanno l' esistenza. Ma perchè io sono così ferrata in geografia, in politica in economia …? E' uno sfogo da nulla il mio, non devo dare notizie, non sono una giornalista, non devo dare opinioni non sono una opinionista non mi paga nessuno eppure non mi sento libera, eppure non mi sento in pace eppure siamo in guerra. Mia figlia stasera mi ha telefonato dalla Francia e mi ha detto “mamma hai saputo?” E come li rincuoro io i miei figlie e nipoti che hanno trovato lavoro emigrando fuori, come possono rassicurarmi loro? Eppure dobbiamo ritrovare un senso a questa nostra esistenza ed è atroce chiudere la giornata e la pagina sapendo che neanche sappiamo quante persone sono morte in una serata di novembre, a Parigi, che a per stare a casa c'è sempre tempo… Era a maggio del 2014 che in Francia simulavano un attacco terroristico.
MARCO IACONA
Siamo sotto attacco. Dev'essere chiaro a tutti. Chi viene attaccato deve difendersi. E deve fare in modo che chi offende non sia messo nelle condizioni di reiterare le proprie azioni. Ciò che papa Francesco va ripetendo lo penso già da tempo. La prima guerra mondiale fu di trincea, la seconda una guerra che coinvolse civili e popolazioni. Una guerra totale. La terza, quella che (non) stiamo combattendo, è una guerra terroristica. Prima al Qaeda, adesso lo Stato islamico, gli obiettivi non sono militari, anzi tutt'altro. Ai terroristi, in questa fase, interessa scatenare il panico, seminare insicurezza, reclutare aderenti. Si attaccano i simboli dell'Occidente, quelli che hanno reso questa parte di mondo ciò che in realtà è. Una porzione di umanità libera e con un notevole grado di benessere. Inutile nasconderlo siamo anche rosi dai “sensi di colpa”. Da decenni alcuni occidentali hanno talento nell'arte di battersi il petto per recitare il “mea culpa”. D'accoro. tutte le responsabilità che vogliamo, compresa quella di fidarci troppo dell'attuale amministrazione Usa e di esserci appiattiti sulla politica di Israele. Inclusa quella di sentirci finiti, secondo certe filosofie ultranichiliste. Ma la prima cosa da fare è pensare seriamente a difenderci. Prima dai nemici e poi se è il caso da noi stessi.
ANGELA LANO
Dal 2011, gruppi qaedisti (di cui l'ISIS fa parte), sono stati pesantemente armati, addestrati, finanziati da Europa-Usa (e alleati turco-arabi) per abbattere regimi e dittature non funzionali all'Impero (perché quelli funzionali, come l'Arabia Saudita, sono tenuti in gran conto).
Questi gruppi hanno contribuito a devastare Libia, Siria, Iraq e altri Stati.
Gruppi qaedisti, armati e addestrati da Europa-USA-Turchia-Qatar-Arabia Saudita e alleati della Nato, sono passati dalla Libia alla Siria. Ci sono testimonianze, documenti, foto e sono stati pure chiamati “eroi”.
Solo ora media e leader politici scoprono che esistono?
Hanno armi e “know-how” a sufficienza per fare ciò che vogliono fare. E sempre pro domo dell'Impero trasversale occidento-arabo.
Sono stati appoggiati fino a ieri; gli Usa fanno finta di combatterli; hanno sostenuto in tutti i modi il traffico (tratta) di immigrati e profughi verso l'Europa, tra i quali con molte probabilità combattenti dell'ISIS; fanno distinzione, ridicola, tra qaedisti moderati e qaedisti cattivi in Siria; se la prendono con la Russia che li bombarda; insomma, li trattano da “alleati”, cioè asset. E ora gridano al terrorismo?
Attentati come quelli di Parigi, eseguiti da un gruppetto di terroristi e con relativamente poche armi, rappresentano una nuova frontiera del terrorismo, esportato dal Medio Oriente in fiamme da decenni. Chiunque, tecnicamente, può realizzarli.
Non si tratta più di grandi organizzazioni che agiscono, ma di “cellule” che, giunte dall'esterno o risvegliate dall'interno, dopo l'ordine ricevuto o l'auto-decisione e il “patto di alleanza” con il gruppo qaedista, si attivano.
E sono, a mio avviso, incontrollabili.
Chi compie questi attentati ha una base dottrinale wahhabita neo-salafita esportata dall'Arabia Saudita e molto diffusa anche in Europa (in Italia è molto trendy). Il problema è che le nostre istituzioni, che sanno, tacciono e lasciano fare. E perché? Perché il neo-salafismo jihadista è funzionale ai piani imperiali.
MARIA GABRIELLA LAVORGNA
Quando accadono eventi terribili in ogni parte del mondo di violenza inaudita, davanti ai quali ci sentiamo impotenti, molti restano nel silenzio attoniti. Si susseguono reazioni di paura, rabbia, odio, vendetta, minacce e disperazione. Poi arriva il momento delle riflessioni di cosa possiamo fare da soli e comunque ipotizzare possibili soluzioni per attuare strategie di Pace. Ed ecco che, per quanto sia difficile, dobbiamo avere la consapevolezza che proprio nei momenti più tragici restare con la mente ferma e il cuore aperto, fa una gran differenza. “Paura”, emozione compulsiva del genere umano come riflesso difensivo in situazioni di pericolo, può provocare effetti devastanti. Il terrorismo scommette sempre sulla paura. Non solo la paura che diffonde nella società, ma la politica della paura con cui lo stato reagisce. Affermava Gandhi che la non-paura produce prima o poi non-violenza (“ahimsa”= innocenza, nel senso letterale di non nuocere). È nei momenti di paura che diventa ancora più importante restare vigili e critici, per non lasciare che atteggiamenti di qualunquismo e manipolazione prendano il sopravvento. Perchè è in questi momenti che siamo chiamati a risplendere in tutta la nostra luce e a dare il meglio di chi siamo, in ogni pensiero e singolo gesto per noi stessi e per il mondo. Cambiando se stessi, cambierà il mondo che ci circonda e la sua vibrazione.
RICCARDO LUCARELLI
MA CHE COLPA ABBIAMO NOI, SE NON SIAMO COME VOI!
Il massacro di Parigi, mi rimanda direttamente all’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” di San Giovanni Paolo II in cui invitava i cattolici d´Europa a «svegliarsi e rinvigorire ciò che sta per morire» e dà le istruzioni perché «promuovano un nuovo annuncio del Vangelo». “Non si tagliano le radici dalle quali si è nati”: lo dice in polacco, alla fine della preghiera domenicale, improvvisando dalla finestra di piazza san Pietro.
La nuova Costituzione europea ha rinunciato alla sua identità culturale, gli elementi che definiscono l'Europa come tale: le radici cristiane e l'eredità greco-romane. Si è preferito dar credito ad un'Europa giacobina dei valori cari all'Illuminismo alla rivoluzione francese. Tutto quello che dopo è venuto ha avuto il battesimo simbolico con questo tragico presupposto !
Questo è il momento del raccoglimento e della partecipazione al dolore dei francesi, ma subito dopo prendere le distanze da tutti quelli che soffiano sul fuoco contro Israele e lo vorrebero isolato; da tutti quelli ossessionati dal complottismo GChiesa style; da tutti i laicisti di Laicolandia e i finti progressisti con il doggiornali e tv per propinarci inverosimili distinguo pur di non ammettere di aver avuto torto! ma del multiculturalismo; dalla bella Europa socialista impegnata oggi a marchiare i prodotti israeliani. Su tutto, una pietra sopra chi intervista Imam sui giornali e tv per propinarci inverosimili distinguo pur di non ammettere di avere avuto torto!
GIOVANNI LUIGI MANCO
L'Europa del Rinascimento, di Bruno, dell'Illuminismo, di Voltaire è ormai lontana anni luce da noi. Oggi è terra di vigliacchieria e violenza camuffata da buonismo.
Come non ricordare la risposta all'assassinio di Theo Van Gogh, regista del cortometraggio “Submission” sull'oppressione delle donne nei paesi islamici? Tutti i festival cinematografici si sono rifiutati di proiettare la sua opera.
La risposta al massacro dei giornalisti di “Charlie Hedbo”: le vignette (intelligenti e ironiche) avrebbero offeso la religione islamica.
La decisione del Governo britannico di occultare nei musei i quadri che raffigurano Maometto, sia pure in modo non offensivo.
Il silenzio sulla decapitazione di un dirigente industriale davanti ad uno stabilimento di Lione.
La scuola italiana che interdisce la visita della mostra di Chagall per due crocifissi che disturberebbero la sensibilità di alcuni allievi islamici.
Tutto in fumo il sangue dei martiri per la liberazione dell'Europa dall'oppressione religiosa? Si ricomincia da zero?
Le religioni rivelate sono tutte intrensecamente violente, non possono non esserlo veicolando la “verità assoluta”, la legge inviolabile di Dio. Violenza inevitabilmente esercitata potendo contare sulla “credula pazzia” degli adepti. Come si può ignorarlo? La storia non insegna niente?
Ma, diciamo la verità, il fondamentalismo è solo un aspetto, o meglio il braccio armato, della rabbia del mondo islamico massacrato, affamato, derubato dall'Occidente. Veramente pensavamo di non dover pagare il conto delle false “primavere” arabe, dei pilotati conflitti etnici, delle aggressioni militari, delle conseguenti migrazioni forzate?
Questa non è la nostra Europa e non vogliamo essere suoi complici.
Il buonismo lasciamolo agli stolti e agli sciacalli della plutocrazia.
Noi diciamo NO!
CARLO MARCONI
La convinzione intima dell’islamico “moderato” e il progetto escatologico dell’islamismo radicale convergono: il confine dell’Islam coincide con il confine del mondo.
Se non si comprende, per non avere studiato il Corano come fonte di ispirazione e di comportamento per i “credenti”, che tutto il mondo è considerato terra islamica, in parte abitata dai musulmani ed in parte ancora abitata dagli infedeli che devono essere “aiutati” a riconoscere questa verità, non si potrà mai riuscire a comprendere quanto succede e succederà nei prossimi anni.
L’Islam è nemico totale della nostra civiltà, cristiana giudaica o laica che sia, ed il progetto già disegnato nel VII secolo della nostra era è quello di ri-portare tutta la terra sotto il dominio degli eredi di Maometto, profeta di Allah.
Con la nascita del sedicente Islamic State of Iraq and Syria, ISIS, si è compiuto un enorme salto di qualità tattico nell’ambito della strategia islamista di conquista del mondo.
Salto aiutato dalla cecità avida di vaste componenti occidentali, Usa Francia e Gran Bretagna, e dalla cecità irenista di vaste componenti di opinione, cattolici adulti e sinistre eleganti.
La guerriglia di Parigi non è operazione terroristica ma un atto di guerra inserito in una strategia di attacco globale.
Purtroppo è solo l’inizio.
MARIO MICHELE MERLINO
Semplice diretto feroce atteso. la notte di Parigi ha visto compiersi la vendetta dell'ISIS per i bombardamenti o per qualsiasi altra motivazione. Ce n'è sempre una o più a portata di mano o tastiera. Però anche pianificare più obiettivi sparare nel mucchio mai diretto contro uomini eccellenti o istituzioni. L'odio religioso verso l'Europa laica e desacralizzata; farsi saltare in aria in nome di Allah e del suo profeta quando, da noi, se uno si difende in casa dai rapinatori viene condannato e si suicida, delirio di onnipotenza verso una Europa che di potenza conosce solo l'invasiva e occhialuta presenza delle banche… il quadro appare semplice lineare, tragicamente definito. O noi o loro e, se occorre una ulteriore stretta alle libertà comunitarie identitarie antagoniste. eppure quando il quadro è troppo perfetto si ha il diritto e il dovere di temere sia un falso… e qui gli ingredienti ci sono tutti…
ENRICO MOLINARO
Nel condannare nettamente gli esecutori e soprattutto i mandanti vigliaccamente nascosti degli orribili attentati di venerdì scorso a Parigi, va rifiutato con pacata fermezza il tentativo di terrorizzare e condizionare l'opinione pubblica francese ed europea.
Esprimendo la più profonda solidarietà ai cittadini ed al governo francese, in particolare alle vittime dei vili attentati ed i loro familiari, ribadisco con convinzione il rispetto, la conoscenza e la valorizzazione delle identità collettive come strumento di comprensione e conoscenza reciproca in uno dei momenti più oscuri e difficili. Suggerisco l'idea di convocare una conferenza internazionale al fine di approfondire ed evidenziare le motivazioni politiche, ideologiche ed identitar