CONSIGLIO GENERALE CONFINDUSTRIA
TARANTO, 24/09/2015
INTERVENTO DOMENICO FAVUZZI,
PRESIDENTE CONFINDSUTRIA PUGLIA
La presenza dei vertici della Confindustria oggi a Taranto assume un rilievo nazionale che merita di essere sottolineato per molteplici ragioni.
La prima: tutta la nostra associazione con i suoi gruppi dirigenti nazionali e locali intende riaffermare la centralità dello stabilimento dell’Ilva sullo scacchiere dell’industria italiana che – come ha sottolineato più volte il Presidente Squinzi – sarebbe un Paese di serie B senza una grande siderurgia che trova proprio nell’impianto ionico la sua struttura portante.
Ma questa centralità la Confindustria intende riaffermarla anche e soprattutto proseguendo il processo di ambientalizzazione della grande fabbrica la cui gestione commissariale è impegnata a realizzare pur fra tante difficoltà le nuove prescrizioni dell’Aia, con uno sforzo finanziario massiccio, e al quale bisognerà assicurare con un intervento del Governo le ulteriori risorse necessarie per poterlo proseguire, naturalmente nel rispetto delle norme comunitarie.
La difesa e il rilancio dell’Ilva, dunque, nell’interesse dell’industria meccanica nazionale è la prima fondamentale ragione che ci vede riuniti oggi a Taranto.
Ma la Siderurgia non può e non deve esaurire il panorama manifatturiero del territorio e della regione, in cui siamo tutti impegnati a rafforzare un tessuto industriale ampio, diversificato, dinamico che, pur duramente provato dalla lunga fase recessiva del periodo 2008-2014 – ha mostrato una significativa capacità di resistenza, contenendo le perdite di capacità produttiva ed anzi in molti casi migliorandola e innovandola, grazie anche al sistema di incentivi gestiti dalla Regione Puglia.
Già oggi Taranto e la sua provincia registrano la presenza di altri comparti industriali – dalla navalmeccanica all’aerospazio, dall’agroalimentare all’abbigliamento, dall’ict al legno-mobilio, dall’edilizia all’industria cementiera – alcuni dei quali sono impegnati da tempo in uno sforzo per il pieno recupero di competitività che merita grande attenzione e sostegni che ci auguriamo facciano parte del Master plan annunciato dal Governo per il Sud. Ma su questo punto ritornerò fra un attimo.
In questo scenario – che continua ad assegnare all’area ionica anche per la rilevante dotazione di infrastrutture portuali e aeroportuali un ruolo strategico per il Paese anche alla luce del recente raddoppio del Canale di Suez – si rivela necessario il pieno rilancio dello scalo container dell’area tarantina, in cui peraltro si accinge ad entrare in esercizio anche una vasta ed attrezzata piattaforma logistica che si aggiunge alle altre infrastrutture esistenti come risorsa fondamentale per il suo sviluppo.
I completamenti infrastrutturali necessari alla Puglia e al Mezzogiorno – ma sempre al servizio come sottolinea il Ministro Delrio di una crescita che sta tornando ad essere diffusa e percepibile sul territorio – dovranno consentire a quegli stessi territori e alla nostra area l’assolvimento di una sempre più avanzata funzione al servizio dell’intero Paese. Il rilancio del Porto di Taranto, insomma, è una necessità nazionale, non solo un’esigenza di questo territorio.
Dicevo in precedenza che già oggi l’area ionica e la Puglia presentano un apparato di produzione manifatturiera diversificato che sta recuperando posizioni sui mercati esteri, ma potrà e dovrà continuare a farlo rafforzando in ogni modo le aggregazioni fra le imprese con una gamma di agevolazioni – nazionali e locali – che dovranno consentire un rafforzamento delle filiere esistenti, perché solo con reti di imprese sempre più estese si riuscirà a competere in un orizzonte di respiro mondiale.
In tale direzione un ruolo significativo potrebbero svolgere la Regione e Invitalia impegnandosi in logiche sinergiche a costruire con le imprese quegli strumenti aggregativi che sono oggi assolutamente necessari per affrontare competizioni a livello internazionale, anche sul mercato interno che, com’è noto, a livello comunitario è ormai parte di un mercato di dimensioni europee.
In questo senso, al fine di incentivare lo sviluppo del territorio attraverso la crescita del tessuto imprenditoriale, si può e si deve pensare a strumenti e modalità nuove, da affiancare alle misure di cui si sta discutendo in questi giorni. In effetti, nessuno nega la necessità e la validità di strumenti quali credito di imposta per nuovi investimenti, decontribuzione ed incentivi alla R &S. Va però fatto un passo ulteriore per sostenere in maniera decisa la competitività del sistema imprenditoriale meridionale. E’ possibile pensare, in questo senso, alla creazione di “agenti dello sviluppo”. A soggetti che svolgano attività di scouting e coaching per favorire la crescita dimensionale attraverso il ricorso a strumenti di finanza innovativa, per stimolare operazioni di M&A, per creare aggregazioni (filiere/reti) in grado di agganciare catene di valore presenti a livello internazionale.
Naturalmente anche l’imprenditoria locale dovrà impegnarsi con maggior forza su questo terreno, perché bisogna superare comportamenti, resistenze e reticenze che non giovano ad una crescita che potrà essere tanto più sostenuta quanto più potrà mettere in campo sinergie, raggruppamenti e logiche di sistema fra Istituzioni, centri di ricerca, imprese e sindacati, pur nel pieno rispetto delle rispettive competenze e dei rispettivi ruoli.