L’Aquila 23 settembre 2015 – Sorprese e nuove ricostruzioni di un periodo fondamentale per la nascita e sviluppo della città dell’Aquila e del suo territorio: quello in particolare tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XVI. Sono tante le novità contenute nel volume I “cantici” del Perdono Laude e soni nella devozione aquilana a san Pietro Celestino di Francesco Zimei, edito dalla Libreria Musicale Italiana, e presentato ieri pomeriggio in affollato Auditorium del Parco all’Aquila dalla Fondazione Carispaq.
Il volume, frutto di una ventennale ricerca condotta su fonti spesso inedite conservate in varie parti d’Italia (ma anche d’Europa e degli Stati Uniti), muovendo da un episodio di grande risonanza storica come il Perdono, l’indulgenza plenaria concessa da Celestino V in occasione della sua incoronazione (1294), analizza per i successivi cinque secoli la sua cospicua ricaduta sulle attività musicali aquilane in forza della prescrizione, da parte del Pontefice, a celebrare tale ricorrenza con «inni e cantici». Oltre a influire direttamente sul canto delle laude, come denota il congruo numero di testi aquilani superstiti, tale disposizione portò nel 1434 la municipalità a istituzionalizzare «pro salute animarum» il concomitante ballo purificatorio che si teneva nei quattro giorni antecedenti la festa, disponendo la nomina di tre maestri di danza per ogni quartiere affinché guidassero il popolo nella preparazione del rito. Questa consuetudine, ancora in vita nei primi decenni del secolo XVI e poi gradualmente simbolizzata nell’esecuzione della sola parte strumentale (i cosiddetti soni), si ripeteva il 19 maggio in occasione della memoria liturgica di Celestino, ma fu estesa al giorno successivo con la canonizzazione di Bernardino da Siena, morto il 20 maggio 1444 all’Aquila e subito elettone compatrono a suggellare il suo ruolo-guida all’interno di quel francescanesimo osservante che ebbe nella città uno dei centri propulsori. “L’ingente documentazione raccolta, comprensiva di tutte le concordanze musicali, di un ampio numero di intonazioni e dell’intera contabilità amministrativa superstite (oltre mille musicisti censiti tra Quattro e Settecento tutti all’epoca regolarmente pagati) – spiega l’autore Francesco Zimei – costituisce un imprescindibile punto di partenza per l’auspicato recupero storico della Perdonanza Celestiniana nelle sue prerogative più autentiche. Tra le novità che questo saggio contiene la prima riguarda il coinvolgimento di tutta la popolazione nella preparazione delle celebrazioni celestiniane – continua Zimei – il cittadino era parte attiva di tutte le manifestazioni legate a queste feste mentre oggi si trova relegato a mero spettatore; tra le scoperte più significative, invece, c’è l’identificazione di un nuovo grande protagonista della produzione letteraria aquilana del tardo medioevo l’Abate di San Silvestro Buccio di Pietruccio di Petracca da Collebrincioni autore fra l’altro della Leggenda de Sancto Tomascio”.
Per il Presidente della Fondazione Carispaq, Marco Fanfani, questa opera costituisce una pietra miliare per ricostruire un momento ricco e fecondo per il territorio aquilano “ e introduce – continua Fanfani – ad un periodo che interesserà anche il nostro territorio: l’anno giubilare indetto da Papa Francesco che ha dato come indicazione quella di vivere l'evento nelle rispettive Diocesi, prima ancora che recarsi a Roma in Vaticano. Per questo la Fondazione in collaborazione con la curia e il comitato Perdonanza Celestiniana ha promosso la costituzione di un comitato che promuova e sostenga le iniziative legate al Giubileo che coinvolgeranno tutto il territorio della provincia aquilana ”.
Il volume è stato presentato dal noto musicologo e Presidente dell’International Musicological Society Dinko Fabris, mentre a chiusura della manifestazione l’Ensemble Micrologus, uno dei complessi più rinomati in campo internazionale nell’interpretazione con metodi e strumenti storici della musica medievale italiana, ha eseguito il concerto “Devote passioni, canti e danze nelle feste religiose aquilane tra Medioevo e Rinascimento” con musiche tra gli altri di Giovanni da Capestrano, Marcantonio del Pifaro e Bianco da Siena.