Sono passati dieci anni da quando il Tribunale di Roma ha registrato la testata giornalistica “L’ideale”.
Dal 2005 hanno collaborato un paio di centinaia di persone: firme note, giornalisti, artisti, professori, appassionati, pensionati, impiegati, dirigenti, politici, ecc. .
Alcuni hanno trovato ne L’ideale la vetrina per esporre le loro idee, le loro poesie o le grandi delusioni; altri hanno raccontato la vita, i viaggi, le emozioni, i ringraziamenti. Tutti, proprio tutti, hanno trovato un portavoce di libertà senza censura, perché non è mai stato trasgredito l’unico divieto scritto fra le regole del giornale, apparse nel primo articolo pubblicato: “ognuno potrà trasmettere il proprio scibile purché non miri ad offendere la persona”.
L’ideale è sopravvissuto ad ogni crisi storico-economica o socio-culturale. L’ideale è scampato all’età del tempo, invecchiando e ringiovanendo di continuo. Ha cambiato look un paio di volte e mi preme ringraziare Federico Enni che cura costantemente i dolori informatici che la rete tenta di provocare. Vi è stato persino un attacco lanciato – pare – da uno o più furbastri hacker mediorientali.
Non possiamo passare un compleanno importante come questo, distraendoci totalmente dalle news che ormai giungono quasi prima di essere avvenute. Dobbiamo ricordarci di continuo che vi è una guerra scatenata da parte della società del terzo millennio. Una battaglia non solo fisica: fra le teste che i NazIsis fanno saltare, vi sono infatti quelle legate alla cultura. Tentano di annientare ogni sorta di libertà e testimonianza, distruggendo musei e città antiche, ma anche tentando di sconvolgere la comunicazione planetaria, infiltrando virus-spia atti a distruggere i nuovi sistemi legati all’informazione. Questi vili assassini senza pietà, legati a criminali letture pseudo religiose ancorate all’epoca di un bieco medioevo, non riusciranno a far capitolare coloro che come noi (scriventi e lettori), proseguono nella diffusione del proprio patrimonio di conoscenza.
I libri che i nazisti bruciarono nel 1933 nei Bücherverbrennungen, sono stati ristampati, sebbene alcuni con ovvie difficoltà. Diffondere oggi nuovamente copie dello stesso testo è diventato estremamente facile e bastano pochi attimi: per questo la nostra civiltà non soccomberà all’Isis o ai loro fiancheggiatori.
Ma torniamo ai 10 anni de L’ideale.
La testata giornalistica non ha mai ricevuto sovvenzioni e nulla è mai stato riscosso da uno scrivente. Il tempo l’ha fatta da maestro, da padrone e da usufruttuario, ma è stato anche dedicato, concesso, strappato alla quotidianità. Ogni collaboratore ha inserito il proprio tempo in una girandola in movimento, che ha condotto il giornale sino ad oggi e che ci auguriamo non avrà breve termine. Non nascondiamo però che una sponsorizzazione costituirebbe una nuova spinta, aggiungendo un ingrediente sempre più necessario a calibrare quell’impegno del tempo descritto nel paragrafo precedente.
L’ “Informazione oltre le consuetudini” va avanti, progredisce, racconta. A volte decifra, apre gli occhi. Forse insegna, spesso impara. Come nelle definizioni scritte nel 2005, L’ideale intende a tutt’oggi essere “il trait d’union tra i pensieri ed il loro approfondimento; affinché uno studio minuzioso riesca a definirli, a spiegarli, e perché no a risolverli”.
Auguri a tutti i lettori
Alan D. Baumann