ROCCA IMPERIALE. LA CONFRATERNITA TEMPLARE FEDERICIANA E LA CASA DI PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA CORTOBAROCCO HANNO ASSEGNATO IL “PREMIO FEDERICO II ALLA CARRIERA” A PUPI AVATI PER LA SUA OPERA DI REGISTA, DI MAESTRO E DI UOMO

CONFRATERNITA CATTOLICA CRISTIANA DEI CAVALIERI TEMPLARI FEDERICIANI

ROCCA IMPERIALE. LA CONFRATERNITA TEMPLARE FEDERICIANA E LA CASA DI PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA CORTOBAROCCO HANNO ASSEGNATO IL “PREMIO FEDERICO II ALLA CARRIERA” A PUPI AVATI PER LA SUA OPERA DI REGISTA, DI MAESTRO E DI UOMO.

Al Regista, per la sua opera capace di resistere al logorio del tempo, come la verità che essa racchiude;
al Maestro, per i suoi insegnamenti che vivranno in eterno, come eterna è la coscienza che essi hanno dato al cinema;
all’Uomo, per i suoi lineamenti di ingegno, di premura sociale e di fede, che non invecchieranno mai, in quanto luce per il volto.
Queste le motivazioni con le quali la Confraternita Internazionale Cristiana di Volontariato del Sovrano Ordine Monastico Militare dei Cavalieri Templari Federiciani, guidata dal Gran Maestro S.E. Corrado Maria Armeri, e la Casa di Produzione Cinematografica CortoBarocco del Priore e Regista Tommaso Latina, in collaborazione per la produzione di film sul sociale, hanno assegnato il premio Federico II alla Carriera a Pupi Avati nell’ambito del Festival “Il Federiciano”, svoltosi nell’antico scenario del Castello Svevo di Rocca Imperiale.
E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’Ufficio Stampa della Rettoria di Cosenza dei Templari Federiciani.
Ha proceduto alla consegna del premio il Rettore dei Cavalieri Templari Federiciani della provincia di Cosenza l’Avvocato Filomena Falsetta.
A Pupi Avati va il merito di aver ideato um cinema che non solo fa brillare gli occhi – continua la nota -, ma fa risorgere l’anima, comunicandole bellezza, stupore, mistero, fede, cristianità.
E’ questo il miracolo di fronte al dramma che sta vivendo la nostra società, e, se qualcuno pensava che questo miracolo potesse giungere da tutto fuorchè dal mondo cinematografico, oppure che il cinema non avesse bisogno di alleanze con la rivelazione cristiana o di profonde affinità con la fede, si sbagliava di grosso.
Papa Francesco, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, ha dichiarato che dobbiamo parlare anche del cinema.
Il nostro Papa ama toccare anche il tema cinema perché rappresenta, come Egli stesso ha affermato, uno degli strumenti attraverso il quale può descrivere il proprio percorso culturale e formativo; non solo, ma quando il Vescovo di Roma parla del cinema, ama riferirlo al proprio contesto familiare, confidando alla stampa che i suoi genitori desideravano portarlo spesso al cinema.
Questo fa comprendere come cinema voglia dire, oltre che manifestazione dei versanti dell’io, anche rafforzamento del calore familiare, tessitura dell’energia sociale.
E, i film di Pupi Avati, per mano di un Regista innamorato della verità, di un eterno Maestro e di un Uomo dai marcati tratti valoriali, non sono illusione ottica, ma abbozzi di strutture edificanti come la famiglia, l’ecumenismo cristiano, il miracolo della fede, che diventano una via d’accesso all’intima realtà dell’Uomo e alla sua coscienza.
Pertanto, la Calabria, come ogni altro ambito territoriale, ha bisogno di produzioni cinematografiche come quelle del Maestro Avati, che sappiano trasferire in formule sociali ciò che è apparentemente ineffabile, che racchiudano quel fremito in grado di far rialzare l’uomo dopo ogni smarrimento, e che siano capaci di divenire espressione della cultura dell’Essere e dell’Esistere in mezzo agli uomini.
E, tra le missioni di noi Templari Federiciani – conclude la nota -, rientra dunque, come la scuola del Gran Maestro insegna -, quella di riunire in un rinnovato dialogo il mondo cinematografico, istituzionale e religioso, stringendoli attorno a quelle produzioni che, come Le Nozze di Laura, rappresentano per il nostro tempo e per il tempo che verrà un’epifania di cristiana bellezza.

L’Ufficio Stampa

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