La notte aveva appena calato il suo manto e la notte dei Procida punta diritta all'estasi con la scenografia del maestoso Vesuvio, l'incanto di Capri soave donna addormentata, il golfo di Sorrento ed il cielo trapuntato di stelle, come curato da una sapiente regia che narra attraverso i colori e gli angoli più significanti dell'Isola di Arturo.
L'introduzione al pianoforte di Alessandro Massa ha fatto venire i brividi al folto pubblico – che aveva assiepato la terrazza di Santa Margherita sin dal tardo pomeriggio – perchè ha giocato sulle melodie ed i ritmi di quaggiù, come una sorta di rumba che tocca corde che non ti aspetti.
E l'ingresso di Nunzia Durante è scandito da un applauso che sembra quasi un bisogno, un tributo, un gesto liberatorio, perchè il pubblico conosce bene il soprano calabrese che è stata a lungo nell'Isola per girare il Videoclip del singolo “Pullecenella”.
Ed è proprio con questo brano che la voce di Nunzia Durante squarcia la notte procidana e apre il suo spettacolo.
È una notte aperta, sana, densa, particolare, quella che si annuncia sin dalle prime note ed è una notte che non ti aspetti perchè il soprano calabrese canta con voce imperiosa, calda, toccante – e questo è abbastanza normale per lei – ma fa di più: racconta, descrive, sussurra, anticipa i suoi brani con monologhi di rarissima intensità e carica emotiva.
Lo spettacolo scorre veloce e il pubblico partecipa, canta, si emoziona, segue le peripezie dei personaggi come quel tale Luis Montoya, interprete del mito della morte, oppure la giovane fiammiferaia, protagonista del fuoco dell'amore, o, ancora, il piccolo arciere, mito e alfiere per raccontare l'importanza della storia e dei grandi personaggi del passato.
Sono i personaggi attraverso cui Nunzia Durante ha raggiunto i cuori e le menti del suo pubblico e attraverso cui ha condotto gli spettatori per mano portandoli proprio al centro della sua musica, dei suoi brani, di “Pullecenella” e di quegli altri – come “Torna a Surriento”, come “Marechiare”, come “Tu ca nun chiagne”, solo per citarne alcuni di quelli – che l'artista calabrese ha scelto per raccontare se stessa e gli altri, anzi, per fare in modo che il pubblico sentisse raccontato se stesso attraverso il percorso artistico di una cantante che, come detto, non è stata solo cantante ma è stata anche sapiente interlocutrice di una serata di mezza estate.
In questo contesto le canzoni e la voce di Nunzia Durante hanno trovato strada facile come quando – con il brano “Caruso”, interpretato in una sublime proiezione intimistica – ha sollecitato i più profondi ricordi del cuore di tutti gli astanti.
Finale ad effetto con il videoclip di “Pullecenella” proiettato sulla facciata della Chiesa che domina la terrazza, incantata location, con il pubblico in piedi per la lunga standing ovation per Nunzia Durante e per il bravissimo Alessandro Massa.
Finalmente una cantante, un soprano che canta, che emoziona e che parla, che parla per trascinare, che ti prende per mano per cantare meglio, per incantare con un incedere che ti sorprende, che ti sorprende perchè ti ritrovi a pensare mentre ascolti e che ascolti con la sensazione che c'è ancora tempo, che si può migliorare, che le trappole sono fatte per essere aperte, per essere vinte, per essere risolte, perchè “si può aspirare alla felicità e forse ci siamo quasi” ed è questo il testuale messaggio nella bottiglia che Nunzia Durante, soave voce di Calabria, ha lasciato in questa meravigliosa notte procidana.
Jolanda De Luca