Mauro Leonardi, prete e scrittore (Huffington Post) sul suo blog “Come Gesù”, ha segnalato la breve intervista rilasciata dalla monaca di clausura suor Sara Donata, durante la trasmissione “A sua immagine” (Rai 1). Trascrivo un passo interessante: ”Perché dedicare una vita alla preghiera, c’è molto da fare fuori di qui… è una domanda che ci fanno spesso. Noi preghiamo a nome della chiesa e per la chiesa”. Ovviamente la giornalista che l’intervistava non ha osato e non ha saputo replicare. Ma c’era di rispondere: “E allora? C’è bisogno di chiudersi per tutta la vita fra quattro mura per pregare a nome della chiesa e per la chiesa? E’ cosa che fa piacere a Dio, oppure alla Chiesa e alle monache? Non è ragionevole ritenere che dare sollievo all’affamato, all’assetato, all’infermo, al carcerato (Mt 25) sia più importante della preghiera per la chiesa? E mentre si reca sollievo all’affamato, all’assetato, all’infermo, al carcerato, non si può anche pregare a nome della chiesa e per la chiesa? Si legga attentamente il Vangelo e ci si renderà conto che Gesù non chiede a nessuno di separarsi dal mondo per tutta la vita allo scopo di pregare a nome della chiesa e per la chiesa. La clausura non è in perfetta sintonia col Vangelo. Ciò detto, è ovvio che ognuno è padrone di vivere come vuole, purché non rechi danno al prossimo, ma non si può sostenere che la clausura risponda pienamente ai precetti di Gesù.
Veronica Tussi