Milano. Dopo il successo di “Dannato vivere”, premiato con il disco di platino, e del progetto acustico “Déjà vu”, “9” è il nuovo album di inediti dei Negrita che è già al primo posto della classifica degli album più venduti su iTunes.
Il disco, registrato al Grouse Lodge a Rosemount in Irlanda e masterizzato da Ted Jensen allo Sterling Sound di New York in Usa, contiene tredici brani che recuperano le radici più rock della band.
“I nostri dischi precedenti nascono all'insegna di viaggi importanti – ha detto Drigo – Questi viaggi ci hanno sempre portato in paesi e territori alternativi rispetto alla scena rock: Brasile, Argentina, Spagna. Al Grouse Lodge in Irlanda si respirava l'aria e l'atmosfera che permeava i dischi che abbiamo ascoltato nell'adolescenza. Qui siamo effettivamente nel cuore del rock”.
Dal 10 aprile parte dal Mandela Forum Firenze il tour dei Negrita che, oltre ai loro grandi successi, presenteranno i brani del nuovo disco in altri palasport italiani come l’11 aprile all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno a Bologna, il 14 aprile al Palafabris di Padova, il 17 aprile al Pala Alpitour di Torino, il 18 aprile al Mediolanum Forum di Assago a Milano, il 21 aprile al Palalottomatica di Roma, il 23 aprile al Pala Giovanni Paolo II di Pescara e il 25 aprile al Palasport di Pordenone di Pordenone.
“Avevamo voglia di tornare alle radici del rock – ha aggiunto Pau – Da qui la scelta di andare in Irlanda, non certo per abbeverarci musica folk, di cui nel disco non c’è traccia, ma per impregnare ogni senso del sound anglosassone con cui ci siamo formati. E credo che l’atmosfera abbia influenzato positivamente il sound che abbiamo generato: è un album più maturo, forse anche un po’ più ‘scuro’, con tinte più fosche rispetto ai precedenti”.
In questo storico studio vi soggiornò per sei mesi Michael Jackson, ma vi hanno inciso anche i Muse, i R.E.M., gli Snow Patrol, gli Stereophonics e al centro dell’Irlanda distrazioni ne offre davvero poche.
“Attorno c’erano soltanto mucche, pecore e galline – ha incalzato Mac – In questo ambiente abbiamo ritrovato l’attitudine della band, suonando spesso in presa diretta e arrangiando i vari brani con un approccio antico”.
A fianco dei tre componenti storici della band ci sono Cristiano alla batteria che ormai fa parte del gruppo da dieci anni, il polistrumentista Ghando e Giacomo al basso.
“Ci sentiamo un po’ come dei Peter Pan della musica – ammette Pau – Non ci interessa fossilizzarci in un genere, abbiamo sempre voglia di scoprire qualcosa di nuovo. E gli ultimi arrivati hanno un ruolo importante in questo senso, ci hanno regalato nuovi entusiasmi. Del resto più passa il tempo, meno abbiamo voglia di integrarci in quelli che sono i cliché imposti dal mercato. Rifiutiamo la logica del talent, vogliamo sentirci liberi, distinguerci dalla massa. Per farlo nel 2015 ci vuole una certa dose di incoscienza. Ma la nostra filosofia è sempre stata quella dei piccoli passi. Da quando è nato, il nostro progetto è in crescita costante. Non abbiamo mai avuto grandi boom, ma nemmeno cali sensibili. Per noi la cosa più importante è suonare. Quel che conta davvero è l’emozione, non il numero degli spettatori. Ovviamente esibirsi in un grande spazio come un palasport ti carica, però con la vista arrivi fino a un certo punto, diciamo che riesci a vedere le prime mille persone. Da quel punto in poi è la gente che deve farsi sentire trasmettendoti il suo entusiasmo”.
Il primo singolo “Il gioco” si basa su un testo molto sfaccettato scritto a quattro mani da Pau con Il Cile; una riflessione sulla vita, con strofe che vogliono esorcizzare i problemi della quotidianità con immagini cinematografiche.
Franco Gigante