Palermo, 10 mar. “Colgo con sofferenza e amarezza il fatto che le
organizzazioni sindacali abbiano deciso di rompere la trattativa sulla nuova
finanziaria. Il governo si è mostrato dall'inizioo completamente disponibile ad
accettare suggerimenti e proposte. Inspiegabilmente dopo che erano stati aperti
alcuni varchi importanti per possibili mediazioni, oggi è prevalsa l'idea di
respingere in toto le misure che riguardano i lavoratori, ritenendo che tutto
questo vada rinviato a un disegno precedente. Sono già due anni che ci sentiamo
dire a ogni finanziaria che dobbiamo sempre rinviare a un ddl organico tutte le
riforme. Il risultato è che poi tali riforme non vengono fatte, salvo alcune
cose importanti già approvate e la Corte dei Conti ogni anno ci parla di
eccesso della spesa corrente e di assenza di interventi. Abbiamo una partita
estremamente importante difronte a noi, quella di salvare la Sicilia. E questa
partita si gioca tutti insieme, governo, parlamento e sindacati. Nessuno si può
tirare indietro perchè non è in gioco il destino di una categoria, ma della
Sicilia, il futuro dell'economia, delle imprese e dei giovani siciliani.
Nessuno si può chiudere in posizioni corporative, ma occorre farsi carico dei
bisogni generali del popolo siciliano e degli interessi della Regione. Negli
oltre due anni di governo ci siamo caratterizzati per aver portato avanti
politiche di riforme e austerità, senza fare massacro sociale. Nella nuova
finanziaria stiamo proponendo lo stesso schema: tagli agli sprechi e ai
privilegi, semplificazione amministrativa, sburocratizzazione, rilancio delle
attività produttive, riforma della burocrazia. Tutto questo per risparmiare,
senza togliere nulla ai lavoratori. Non si può pensare di fare uno scontro sui
prepensionamenti per il semplice motivo che tali prepensionamenti, sia nel
pubblico, sia negli enti collegati, sia nelle partecipate, sia tra i forestali,
non sono obbligatori ma volontari. Perchè i sindacati dovrebbero opporsi a
misure volontarie di fuoriuscita? Sia pure se esse introducono il principio che
in modo progressivo, si debba applicare il sistema di pensionamento
contributivo? Sinceramente non lo comprendiamo. In tanti sono interessati al
prepensionamento, altri non lo sono. Si dia possibilità a quei lavoratori di
poter fuoriuscire. Nel frattempo, solo tra dipendenti diretti risparmieremmo 40
milioni in tre anni senza considerare le decine di milioni di risparmio che
avremmo negli altri settori. Non possiamo avere un approccio ideologico per i
problemi dei dipendenti. Per quanto riguarda gli altri temi, mi sembra che
siano contenuti elementi di razionalizzazione della spesa pubblica, garantendo
fortemente lo stato sociale in un momento di difficile quadratura dei conti.
Non possiamo presentarci al tavolo romano con una generico impegno che forse
faremo riforme. Abbiamo in corso una trattativa molto delicata, che per la
prima volta pone il rispetto dello Statuto, cioè della Costituzione
repubblicana, il riconoscimento delle prerogative della Regione in materia di
entrate, che risolverebbe definitivamente i problemi finanziari della Regione.
Per aver riconosciuti tali diritti, occorre mostrare il segno e la volontà che
i soldi non continueranno a essere sprecati come in passato, che la Sicilia ha
cambiato logica. Se non lo facciamo, saremo poco credibili. Non è in gioco un
qualsiasi accordo contrattuale, per gli accordi c'è sempre tempo. Sono in gioco
il futuro e stessa salvezza della Sicilia. Non credo sinceramente che ci siano
gli estremi per uno sciopero generale e spero che questa decisione venga
rivista. Occorre che tutti quanti prendano atto del grande lavoro che si sta
facendo e che dobbiamo continuare a fare insieme, imprese, lavoratori,
parlamento, governo. Occorre che tutti vedano che, grazie alla politica di
austerità degli ultimi due anni, per la prima volta dopo 7 anni di perita Pil
(circa il 2% l'anno), non abbiamo avuto nessun calo di Pil nel 2014,
registrando un incremento dello 0,5% e, nel 2015, secondo gli analisti si
profila un incremento dell'1,5%. Ciò può determinare una situazione di
crescita, rilancio dell'occupazione, ripresa del lavoro. Tutto ciò grazie anche
al rilancio della spesa comunitaria che abbiamo portato dal 17,5% di spesa
certificata al 60% e dal 25% di spesa impegnata all'85%. L'attuale fase della
storia non è quella dello scontro, sarebbe nocivo per tutti e negativo per la
Sicilia. Invito i sindacati a riprendere il dialogo e il confronto interrotti,
per salvare la Sicilia e scrivere una nuova pagina della sua storia”.