“Croce è questo, croce è quest’altro… “. No. La croce è la croce

“Croce è questo, croce è quest’altro… “. No. La croce è la croce

Trascrivo tale e quale dal blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Le parole accorate sono di Renato Pierri, nome che ho già incontrato su Politicamente corretto

Saluti cordiali

Francesca Ribeiro

«Sono contento che qualcuno cominci a capire che amore e croce non sono termini intercambiabili, che don Mauro fa un errore quando afferma che la parola croce (prodotto della crudeltà umana) può essere sostituita dalla parola amore che è il suo contrario. Tu, Betulla, affermi: “L’errore infatti nasce da non aver chiaro che la croce non la cerchi ma ti arriva”.

Non è proprio così. Alcuni santi, forse sbagliando, la croce l’hanno cercata. San Francesco, scegliendo di vivere in estrema povertà, andò incontro a sofferenze e malattie (occhi, forti mali di testa, ecc.), e voleva soffrire, e ringraziava Dio, persuaso che fosse lui a mandarglieli. Santa Caterina da Siena, in qualche modo si “crocifisse” da sola. Lo stesso si può dire di Gemma Galgani e altre sante. Poi scrivi: “Se la vivo come una disgrazia come una ma punizione come un giro di Karma, allora mi devasterà interiormente ed esteriormente. E comunque anche se si sceglie di abbracciarla resta comunque una prova dura che si rinnova di giorno in giorno in un nuovo e generoso abbraccio”.

E’ vero. Ma come chiameremo il martirio di una ragazza innocente, picchiata, torturata, violentata, costretta a prostituirsi, magari uccisa, che ha sofferto più del Cristo in croce e che non ha scelto di abbracciare la sua sofferenza (e quindi ha psicologicamente sofferto di più di chi l’abbraccia), che non ha offerto a Gesù la sua sofferenza, che ha sempre maledetto la sua sorte? Perché, considerato che è stata una sofferenza atroce, non dovremmo chiamare croce anche la sua? Anzi, croce ancora più triste, giacché senza consolazione, senza speranza? Come cavolo, scusate il termine, vogliamo chiamarla? Come chiameremo la sofferenza di un bambino malato terminale che non offre la sua sofferenza al Cristo? Non si tratta sempre di croci, croci tremende senza speranza? Come vogliamo chiamarle, se sono ancora più atroci delle croci di chi la sofferenza l’offre (?) al Signore?».

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