In quelle fenditure carsiche a strapiombo è scomparsa parte della nostra innocenza, con una ferocia tanto dolorosa che abbiamo cercato, poi, per molti anni, di dimenticare tutto.
Il 10 febbraio, il giorno del ricordo, tutti, per 70 anni, siamo sembrati distratti, avvolti nel silenzio e nel buio, come le tante vittime, inghiottite in quelle cavità carsiche, i n nome di una pulizia etnica che doveva annientare la presenza italiana in Istria e Dalmazia, fra il 1943 e il 1947, con oltre 10 mila persone gettate vive o morte in quelle gole, senza distinzione di età, sesso e religione,.
Solo nel 2004 il genocidio voluto da Tito è che preso sul cuore di tutti e non solo della sinistra è stato riconosciuto ufficialmente, con la legge numero 94 che istituì la “Giornata del ricordo”, e solo ieri un presidente della Repubblica, ha ricordato quelle vittime in Parlamento.
“Per troppo tempo – ha detto il capo dello Stato – le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”; sottolineando Mattarella che “oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche.
Una responsabilità, quella del silenzio e della mistificazione, tanto pesante da provocare persino l'intervento del presidente della Camera Laura Boldrini, che ha ricordato come “con il giorno del Ricordo si colmi il debito verso la memoria degli italiani rimasti vittime della violenza jugoslava”, per poi richiamare le parole di Napolitano del 2007, quando l'ex Presidente della Repubblica fece mea culpa, parlando della responsabilità della sinistra per “aver negato, o teso ad ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali”. Concetti accolti a parole con un plauso unanime, ma nei fatti ben poco recepite.
Ed è insopportabile che il consigliere comunale di Sel ad Orvieto Tiziano Rosati, come scrive la Nazione, abbia pubblicato su Facebook un lungo post in cui definisce le foibe “mitologia di una popolazione italiana cacciata dalla sua terra, quando in realtà i territori dell’Istria e della Dalmazia, che con la Prima Guerra Mondiale l’Italia aveva occupato militarmente, non erano mai stati abitati da popolazioni italiane, se non in minima parte”.
Non minore vergogna però provo, come italiano, di fronte alla ennesima morte, stavolta per frreddo, di 29 migranti come conseguenza della interruzione di “Mare Nostrum”, un orrore che si ripete in una tragedia che non trova fine.