Il discorso dell'avvocato nel processo: linguaggio e testo
Il processo come sede linguistica
Alarico Mariani Marini
Si sta ormai diffondendo anche nell'avvocatura la consapevolezza che la conoscenza della teoria e delle tecniche del linguaggio giuridico, e in particolare del linguaggio forense, rappresenta una condizione essenziale per un corretto esercizio della funzione dell'avvocato nel processo.
Ci si è chiesti spesso perché questo insegnamento non sia previsto nei corsi di giurisprudenza; nelle facoltà giuridiche è cambiato il nome, ora sono Scuole di Giurisprudenza o Dipartimenti, ma lo studio del linguaggio giuridico è ancora considerato materia estranea alla educazione del giurista.
Si studiano il processo, gli atti dell'avvocato e del giudice, le formule rituali tramandate dalla consuetudine e ingessate dal formalismo, ci si affanna sull'incessante divenire delle regole processuali, ma non si studia il processo come sede linguistica per eccellenza, nella quale si intrecciano livelli diversi di lingua per comprendere e per comunicare, e per procedere dalla disposizione alla norma attraverso l'interpretazione che è fenomeno essenzialmente linguistico.
Quando alla fine degli anni Novanta, per la prima volta nella storia della nostra avvocatura ci accingemmo a dare inizio ad una formazione post laurea per i giovani che aspirano ad accedere alla professione, la nostra scelta fu quella di impostare un progetto multidisciplinare, esteso a quelle discipline e a quelle tecniche ancora escluse dalla didattica universitaria ma necessarie per praticare il diritto.
Uno dei primi convegni nel 2000 a Roma fu dedicato al linguaggio con una relazione di Tullio De Mauro, e altre relazioni vennero dedicate all'argomentazione giuridica e alla sociologia del diritto, con notevole interesse per la novità di temi sconosciuti agli avvocati.
Da allora il tema del linguaggio giuridico ha avuto sviluppo nella Scuola Superiore dell'Avvocatura in collaborazione con i linguisti dell'Accademia della Crusca, del Laboratorio di linguistica giudiziaria dell’Università di Firenze, con le riviste e con numerosi libri pubblicati sull'argomento.
Questo impegno ha finalmente prodotto un risultato concreto anche nella legge, perché la riforma della professione del dicembre 2012 ha introdotto come materia obbligatoria dei corsi di formazione per i laureati in giurisprudenza il linguaggio giuridico con le tecniche della scrittura e le tecniche dell'argomentazione.
Perché linguaggio e argomentazione?