Quarto Appuntamento della Rassegna “San Teodoro a Teatro 2014”

Giovedì 04 Dicembre 2014 alle ore 21:00, presso il Teatro Comunale “Il Cupolone” di San Teodoro,
Quarto Appuntamento della Rassegna “San Teodoro a Teatro 2014”
con la Direzione Artistica di Giovanni Carroni, a cura dell’ Associazione Culturale Bocheteatro di Nuoro, e
con il Contributo del Comune di San Teodoro

In scena il debutto dello spettacolo teatrale dal titolo
“Su Muru Prinzu – Il Muro Incinto”
Liberamente tratto da “Memorie di Orani” di Costantino Nivola
di e con Giovanni Carroni – Musiche di Battista Giordano –

luci e fonica Gianluca Usala

Costantino Nivola, ritorna per un’ora a raccontare la sua storia, sospesa tra gli umori dell’anticamera dell’Ade.

Un viaggio della memoria che l’attore prova a far passare attraverso il suo corpo, le sue carni.

Poiché la memoria non viene dalla mente, ma viene dalle mani, dai piedi, dal naso, dagli occhi.

Il luogo/città dell'utopia, ideale antico in cui arte e architettura, ma anche pittura, scultura, decorazione, collage, grafica,

si fondono in un fermento vitale, è ripreso da Antine Nivola come narrazione letteraria nell’opera autobiografica “Memorie di Orani”

dalla quale è tratto l’adattamento drammaturgico di Carroni, con alcune traduzioni in nuorese.

La poesia di Nivola è pari a una grande energia e, nonostante la “leggerezza” insita nel ritorno dall’Ade di Costantino,

il testo è carico di movimento, densità pittorica e figurativa, di luce, di emozione.

La sua vita e quella del paese di Orani acquistano un valore mitologico, e con loro tutta la Sardegna dei primi del secolo, povera e sofferta, in parte sconosciuta ai sardi stessi.

Il suo infatti non è il materiale della “favola” ma materia del mito. Perché mito è il luogo della sua nascita, il grembo materno, è la pancia de “su muru prinzu”;

opera emblematica, nella poetica di Costantino Nivola, “Figura femminile“ ricavata dalla superficie di marmo dolcemente concava:

“il muro panciuto della casa nascondeva sempre un tesoro, il pane piatto e sottile che si gonfiava al calore del forno, promessa che la nostra fame sarebbe stata appagata per sempre.

Allo stesso modo la donna incinta nasconde nel suo grembo il segreto d’un figlio meraviglioso”.

La mancanza del pane crea ansietà e disperazione, poi con l’arrivo del grano la calma dopo la paura, il momento di bellezza nella tragedia.

Il dramma della fame è bandito in uno stato di pace. Nivola racconta dunque la tragedia e la bellezza, la disperazione e la pace,

così come nelle sue creazioni tra antico e moderno: forme nuragiche e mediterranee, la densità dentro le intricate linee di New York o di Orani.

L'attore: Nivola si racconta attraverso il ciclo vitale delle stagioni, e dei materiali della sua arte e del suo lavoro: l’acqua, la sabbia, il cemento, il gesso, il fuoco.

Per un’ora ci regala una lezione di vita, di arte e di moralità, la stessa di cui è permeato il suo libro autobiografico.

Lo spettacolo tocca una forma ontologica della memoria. La memoria della vita e dell’incontrare la morte, perché il corpo deve sapere cos’è la morte.

La consapevolezza della morte, come per Nivola, ci consente di rinnovare noi stessi e i nostri sentimenti.

Il momento di narrazione dunque è sospeso come in un limbo tra il regno dei vivi e il regno dei morti.

Poiché la nostra vita in realtà è il percorso verso l’Ade, e questo “rito” teatrale vuole essere anche l’ampliamento di questo percorso.

L’attore tenta di superare i limiti del suo corpo, dell’umano, per entrare nel metafisico della scena, per assecondare e svelare il significato profondo della parole di Antine Nivola.

Lo spettacolo è un adattamento drammaturgico curato da Paolo Puppa, tratto dall’opera autobiografica “Memorie di Orani” di Costantino Nivola, con musiche di Battista Giordano.

Il copione intende ripercorrere simbolicamente l’esistenza straordinaria di questo grande inventore di forme antiche e moderne, vissuto ai bordi di varie culture.

Muratore bambino in tempo di fascismo, partito con la sua valigia di cartone dalla nativa Orani per una scuola monzese di arti applicate, allievo qui di

maestri come Terragni e Marini, eletto dal patron Ariano Olivetti designer e direttore delle arti grafiche della ditta, poi sposato a Guggenheim, quindi emigrato a

Parigi e poi a New York durante il periodo delle leggi razziali, patria poi dei suoi trionfi professionali dove ha affrescato inoltre spazi con forme monumentali, sobrie e imponenti.

Amico e collaboratore di Le Corbusier, di Saarinen e di altri celebri inventori di forme nuove, Antine Nivola ha saputo creare una singolare amalgama

tra antico e moderno, tra nostalgia antropologica del villaggio, di cui pare custodire con gelosia ossessiva gesti e odori,

sapori e scorci prospettici, e il confronto spregiudicato e dialettico con le tecniche più moderne e sperimentali.

Nivola torna, con la voce di Giovanni Carroni e le musiche di Battista Giordano, nei suoi luoghi della memoria, tra le statue che

ha scolpito un tempo, mescolando forme antiche, nuragiche e mediterranee, coll’astratto che preme dalle avanguardie.

Racconta la propria storia, il ciclo vitale tramato di acqua, di terra di aria di fuoco. Per un’ora ci turba colla lezione di arte e di moralità che vibra nel suo libro autobiografico Memorie di Orani.

Info: Associazione Culturale Bocheteatro / Telefono: 0784-203060 / e-mail: info.bocheteatro@gmail.com / sito: www.bocheteatro.it

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