SITUAZIONE OPERA
Il settore della Lirica in Italia soffre una profonda crisi, a causa delle politiche miopi dell'ultimo ventennio che hanno generato continui TAGLI in mancanza di reali riforme e cattive gestioni (l'investimento statale per TUTTI i 14 Teatri lirici è oggi sceso a 193 ML di euro, mentre la sola Parigi ne riceve 101).
L'abbandono dei grandi nomi internazionali alla guida dei Teatri nei recenti giorni (Muti a Roma, ma anche Luisotti a Napoli, Noseda a Torino) non ne è che la conseguenza.
TEATRO OPERA ROMA
Il livello di eccellenza internazionale raggiunto sotto la guida del M° Muti è indiscutibile (basti vedere le sue dichiarazioni, o gli articoli della stampa internazionale).
I problemi che affliggono il Teatro sono di natura economica-gestionale (tagli e politiche che hanno prodotto deficit strutturali), anche se la campagna stampa diffamatoria piena di accuse e dati non veritieri perpetrata nelle ultime settimane ha completamente scaricato ogni responsabilità sulle MASSE ARTISTICHE, che non hanno neanche potere consultivo su gestioni e programmazioni.
Oggi si è arrivati ad una SOLUZIONE DRASTICA (completamente folle e senza precedenti): LICENZIAMENTO COLLETTIVO di Coro e Orchestra (180 persone),
Si tratta di una minoranza l'UNICA entrata esclusivamente per CONCORSO PUBBLICO INTERNAZIONALE (180 elementi su 460 dipendenti- gli altri 280 sono tecnici e amministrativi).
Tutto ciò si compie in nome di una presunta “meritocrazia”, dove di fatto si colpisce proprio la parte “eccellente” dei dipendenti (per Muti e per la stampa internazionale “migliori orchestra e coro verdiani al mondo”), che ha portato alla ribalta internazionale il Teatro della Capitale, , invece di trovare una SOLUZIONE ALTERNATIVA per il ripianamento economico, magari con sacrifici distribuiti sui 460 dipendenti. Persino l'ex Ministro dei Beni Culturali Bray, cui si deve la legge di salvataggio dei teatri, dichiara “I 30 milioni di debiti li ha fatti chi ha gestito l'Opera. Perchè non promuovere un'azione di responsabilità contro di loro invece di licenziare i lavoratori?” .
Si indica il modello di Teatro-contenitore vuoto con artisti esternalizzati (che peraltro ha già avuto esiti fallimentari laddove applicato: a Bari, dove nonostante il personale precario si è registrato un deficit di 2 milioni di euro) come modello europeo moderno. Questo non è corrisponde a realtà:. il Sovrintende della Staatsoper di Vienna, Meyer, grande amico di Muti, (Repubblica, 4 ottobre) dichiara che “un teatro lirico importante deve avere un'orchestra in casa altrimenti non è possibile mantenere il livello qualitativo necessario” e che “nella maggior parte dei Teatri d'Opera in Europa le orchestre sono stabili: Londra, Parigi, Vienna, Berlino e Monaco”. Lo stesso M° Muti ha sempre ribadito il valore della stabilità quale mezzo per raggiungere l'eccellenza, attraverso anni di lavoro insieme, assegnando negli ultimi anni posti stabili nell'organico attraverso circa 20 concorsi internazionali da lui presieduti in prima persona, mentre i contratti triennali si addicono tutt'al più a realtà orchestrali giovanili nell'ambito di un percorso didattico-formativo pro tempore.
Questa non può che essere una formula punitiva, una ritorsione, nonostante le recenti dichiarazioni del sovrintendente Fuortes (19 settembre) di aver raggiunto il risanamento di bilancio, di aver comunque visto approvato da referendum il piano di risanamento previsto dalla legge Bray e l'assenza di qualsiasi minaccia di sciopero sindacale da parte di tutte le sigle.
Si auspica (anche incoraggiati dalle sempre maggiori adesioni trasversali del mondo politico, nonché di quello musicale e culturale internazionale) il ritiro del licenziamento in quanto non conforme al processo di risanamento indicato dalla Legge Bray e la discussione all'imminente tavolo delle trattative di tutte le soluzioni possibili contemplate dalla Legge stessa.
CONTESTAZIONI A CAMPAGNA GIORNALISTICA DIFFAMATORIA
1) Si accusano le masse artistiche di produrre poco, quando queste non hanno alcuna voce in capitolo (nemmeno a livello consultivo) su programmazione e produzione, di cui gli unici responsabili sono i dirigenti. Sotto il Sovrintendente Francesco Ernani per esempio (nominato dal Sindaco Veltroni), il Teatro era arrivato a fare 240 spettacoli l'anno (il doppio degli attuali), senza MAI ricorrere a straordinari, ma all'interno dell'orario di lavoro previsto dal contratto.
2) Si accusano sindacati di aver scioperato senza spiegare che la protesta era per la difesa di un organico già di gran lunga inferiore a quello delle più importanti orchestre d'opera europee (dati visibili nei siti web delle istituzioni citate):
Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera: 134 Professori d'Orchestra
Deutsche Oper Berlin : 115
Teatro Nazionale dell'Opera di Parigi: 166
Teatro Alla Scala di Milano: 117
Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma: 92
3) Le tante vituperate “INDENNITA'”, citate come fossero chissà quali VOCI EXTRA, aggiuntive allo stipendio, altro non sono che voci INTERNE ad uno stipendio modesto, imparagonabile agli stipendi di orchestrali europei (gli stessi Professori di S. Cecilia e Scala guadagnano molto di più): un violino di fila al Teatro dell'Opera di Roma guadagna appena entrato con concorso 1.700 euro netti mensili, mentre una Prima Parte a fine carriera con il massimo degli scatti prende 2.300 euro TUTTO COMPRESO. Le famose vituperate “indennità” sono solo 3: “mensa e vestiario” (non fornito da Fondazione), “strumento” (cifra assolutamente inadeguata a compensare la dotazione di strumenti che i Professori d'Orchestra hanno comprato a proprie spese per decine di migliaia di euro- fagotto 50.000 euro, flauto 40.000 e ci sono violini da oltre 100.000 euro su cui i Professori magari hanno dovuto stipulare un mutuo!!!!); “spettacoli all'aperto” (meno di 300 euro netti nel mese estivo di spettacoli a Caracalla), apostrofata “indennità umido”, con i quali non ci si paga nemmeno la revisione a fine estate dello strumento danneggiato dall'umidità presa, senza tener conto che molti musicisti hanno addirittura provveduto ad acquistare a proprie spese uno strumento aggiuntivo allo scopo.