VARIANTE PUA CATANIA SUD: PROVE DI UN ENNESIMO SCEMPIO DEL PAESAGGIO COSTIERO ALLA FACCIA DELLA RIVOLUZIONE CULTURALE

Ma chi vuole prendere in giro il neo Assessore regionale al Territorio e Ambiente? Forse vuole coprire, anche lui, con lo sbandieramento della rimozione di alcune edifici pubblici, peraltro da anni inutilizzati e abbandonati, costruiti anche queste abusivamente come le decine di stabilimenti balneari privati sull’arenile da decenni, quella che potrà essere se non fermata in tempo la devastante cementificazione della zona sud di Catania, grazie alla variante urbanistica PUA (piano urbano attuativo variante Catania Sud erede del fallimentare Patto Catania Sud finanziato dall’Unione Europea) in un’area di circa 1,5 milioni di metri quadri, con un progetto privato ‘Stella Polare’ approvato prima dal Consiglio comunale su proposta di una società privata composta di proprietari di zone agricole e naturalistiche, e poi dallo stesso Assessorato regionale Territorio e Ambiente?

Piano che non è stato sottoposto ad oggi al VAS, Valutazione Ambientale Strategica, imposto dalla normativa vigente per opere progettate su aree demaniali, agricole, naturalistiche, zone umide, dune, e limitrofe all’area aree aeroportuale , in quanto lo stesso Assessorato regionale al Territorio non ha voluto deliberatamente ascoltare attraverso il CRU , Consiglio regionale urbanistico, le opposizioni già peraltro espresse anche formalmente prima di essere approvato da varie Associazioni ambientaliste e dal Comitato NO PUA oltre a tanti altri aspetti tra i quali quelli legati alla legittimità di tale progetto cementificatorio e inutile visto che molte delle strutture previste già esistono, come il Centro fieristico e congressuale le Ciminiere, e l’altro che si vuole realizzare nell’ex sede delle Poste, e sono utilizzate solo in minima parte così come gli alberghi esistenti che lavorano solo per pochi mesi l’anno rischiando di chiudere così come alcuni centri commerciali che peraltro hanno condannato centinaia di negozi a chiudere.

Per non parlare del piano regolatore vigente e delle Direttive generali sul futuro piano regolatore approvate dal Consiglio Comunale nel lontano giugno 1994, durante l’Amministrazione Bianco,

che prevedono il divieto di espansione del sistema urbano al di fuori del perimetro dell’area edificata e in particolare la destinazione agricola di tutte le aree facenti parte del Parco territoriale urbano (già compreso nella zona B della riserva naturale Oasi del Simeto).

Eppure il candidato a Sindaco, Enzo Bianco, in un intervento a promozione della sua candidatura a Cittainsieme, 15 maggio 2013, ad una domanda di un rappresentante del Comitato Pua rispose, in sintesi, ‘Noi del PD non abbiamo approvato la variante al PUA (votata il 17 aprile 2013) in quanto stravolta rispetto al nostro progetto iniziale…. mentre l’opera deve essere rispettosa del territorio e dell’ambiente vista anche la vicinanza dell’Oasi del Simeto’ ed inoltre ‘il mio PRG punterà non sull’aumento di cubatura di cui Catania non ha bisogno ma sulla riqualificazione dell’esistente…’. Estremamente critico fu anche dopo l’approvazione da parte del Consiglio comunale, Orazio Licandro per conto dei Comunisti italiani, oggi Assessore nella giunta Bianco, per il quale si trattava di una «genuflessione dei governanti all’imprenditoria». Anche, ovviamente, l’allora Capo Gruppo comunale del PD Rosario D’Agata, oggi Assessore all’Ambiente, non votò favorevolmente la delibera di variante PUA, proposta dalla Giunta Stancanelli.

Aspetti che non possiamo che continuare a condividere a difesa della playa, dell ‘Oasi del Simeto, delle zone agricole e di tutto il paesaggio costiero ma che ci lasciano sbigottiti e attoniti vista la reazione da parte di questa Giunta al parere dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente e del CRU. Restiamo però speranzosi considerando tali inacettabili incongruenze politiche delle amnesie istituzionali provvisorie. Per dirla come Legambiente, il problema è «il bagaglio culturale degli amministratori che vedono nella cementificazione l’unica ipotesi di sviluppo». Altro che rivoluzione culturale siamo ancora fermi agli antipodi!

Alfio Lisi

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