A poche ore dalla scadenza del termine di presentazione delle liste per il rinnovo dei COMITES e a poco più di un mese dal termine per l’iscrizione negli elenchi degli elettori, la cosa più chiara e seria da fare è uno sforzo straordinario e univoco per favorire la partecipazione al voto dei cittadini.
Desideriamo ribadire ancora una volta, sperando che sia l’ultima, i termini della questione: c’è una legge vigente che, dopo tre rinvii, dice che il voto deve avvenire entro il 2014; si è sviluppata una richiesta univoca da comunità, COMITES e CGIE, oltre che da tutti gli eletti all’estero, affinché si evitasse un altro deleterio rinvio, che avrebbe messo definitivamente in ginocchio questi organismi; il Governo è riuscito a trovare 7 milioni aggiuntivi per votare entro l’anno portando le risorse a 9 milioni; per evitare il penalizzante voto nei seggi si è tornati al voto per corrispondenza; per contenere i costi nei limiti del budget disponibile e rendere più sicuro il voto è stata introdotta la preiscrizione nell’elenco degli elettori, una soluzione che non è caduta dal cielo ma che è un elemento condiviso da tutti i gruppi parlamentari per la riforma del voto per corrispondenza; siamo stati tutti concordi nel rilevare che i tempi previsti per le diverse operazioni erano strettissimi e per questo abbiamo chiesto al Governo di indire entro il 2014 le elezioni e di poterle svolgere entro i primi mesi del 2015; ci è stato risposto che i soldi non spesi sarebbero ritornati nel calderone generale e che non vi sarebbe stata alcuna certezza di poterli recuperare nel 2015, favorendo di fatto un rinvio sine die del rinnovo; abbiamo condizionato la nostra disponibilità ad uno sforzo serio sul piano della comunicazione e ci è stato assicurato che, oltre all’attivazione dei canali istituzionali, sarebbero stati inviati 2,8 milioni di lettere ai capifamiglia per informare dell’obbligo di preiscrizione.
Il Governo ha ribadito in queste ore che dopo che i decreti di indizione sono stati emanati e dopo che è stata avviata la complessa macchina organizzativa è tecnicamente, giuridicamente e politicamente impensabile di potere bloccare lo svolgimento delle operazioni elettorali.
Rispettiamo le opinioni di tutti, ma con i tempi che ci sono continuare a frenare, contraddire e spargere sfiducia rappresenta una responsabilità che non solo non intendiamo assumerci, ma che riteniamo di dovere contrastare a tutela dei diritti di cittadinanza degli italiani all’estero e in difesa dei loro istituti di rappresentanza. Continuare a invadere gli organi d’informazione di inquietudini e incertezze oscurando l’obbiettivo primario di questa tornata elettorale, quello di superare uno stato di democrazia sospesa, è il miglior regalo che si possa fare ai detrattori e agli eversori dei diritti politici dei cittadini residenti all’estero.
Dopo dieci anni di durata di un abnorme legislatura qualcuno ancora dice, non sappiamo con quanta buona fede, prima la riforma dei COMITES e poi il voto. La prima riforma dei COMITES è farli vivere, rispettarne le prerogative loro assegnate dalla legge, rinnovarne la rappresentanza impegnandosi per un ricambio generazionale e per una loro apertura ai fenomeni nuovi, come la nuova emigrazione. Il dibattito elettorale, semmai, si raccolga intorno ad una fondamentale domanda – “qual è il COMITES che vogliamo” -, in modo che dopo il ripristino della democrazia tra le comunità si possa procedere ad un loro potenziamento anche alla luce delle riforma generale sull’assetto della rappresentanza.
Ora c’è una sola cosa da dire: “Iscrivetevi per votare. Scegliete liberamente i vostri rappresentanti”. E una sola cosa da fare: informare il maggior numero possibile di elettori perché si iscrivano e partecipino al voto. Sappiamo già che i livelli di partecipazione non saranno elevati, e questo non solo per questioni di tempi e di procedure, ma per un malessere profondo che pesa sul rapporto tra i cittadini e le istituzioni, in Italia e fuori d’Italia. Non è stato certamente per i tempi ristretti che la partecipazione al voto nelle ultime politiche all’estero è calata del 10%. Ma proprio per questo ogni energia deve essere spesa per curare il malessere della democrazia nell’unico modo possibile: la democrazia.
I DEPUTATI PD ESTERO: FARINA, FEDI, GARAVINI, LA MARCA, PORTA