Disattese le condizioni ottimali per una moneta unica, le disuguaglianze strutturali delle varie economie nazionali hanno finito per aggravarsi. E continueranno ancora ad aggravarsi, finché la politica europea non la farà finita con il principio per cui ogni Stato nazionale deve decidere sovranamente da solo, senza guardare agli altri Stati associati. Sono concetti condivisibili espressi dal filosofo Jürgen Habermas nel libro “Nella spirale tecnocratica. Un’arringa per la solidarietà europea”.
Le riforme fin qui decise dall’Europa non hanno mai intaccato la sovranità degli Stati. Anzi l’hanno rafforzata (v. Trattato di Lisbona). Si è, quindi, perseverato nell’errore di aver costruito un’unione monetaria senza abbandonare l’idea di Stati sovrani.
Per abbandonare questa visione dell’Europa appaiono necessarie tre riforme: a) bisogna anzitutto decidere di portare avanti il processo di trasformazione della comunità monetaria in una vera unione politica; b) decidersi per un forte nucleo europeo è qualcosa di più che un semplice passo verso il trasferimento di singoli pezzi di sovranità; c) infine, sul piano procedurale, la detronizzazione di un Consiglio Europeo ancor oggi sovrastante il processo legislativo significherebbe finalmente passare dalla intergovernabilità a un metodo sostanzialmente comunitario.
Il metodo comunitario non è preferibile solo per motivi normativi: esso incrementa anche l’efficienza nella misura in cui aiuta a superare il particolarismo degli Stati nazionali. Sia nel Consiglio sia nei Comitati interparlamentari, i rappresentanti sono obbligati anzitutto a difendere gli interessi delle loro rispettive nazioni.
Maurizio de Tilla
(Presidente A.N.A.I.)