di Massimo Filippini
Il recente saggio 'Nè eroi, nè martiri , soltanto soldati' – La divisione 'Acqui' e Cefalonia e Corfù Settembre 1943' (IL MULINO.ed.)- contiene alcune monografie sulla vicenda da cui esce un quadro dei fatti di Cefalonia costellato da martellanti ripetizioni delle solite falsità come la 'SCELTA' DI COMBATTERE DELL' INTERA DIVISIONE' e le 'CIFRE DA CAPOGIRO DEI POVERI MORTI', tutte invenzioni di cui la Sinistra è da sempre maestra al punto che nell'occasione l'opera – malgrado le asserite serie intenzioni degli autori- si risolve in un'impareggiabile FARSA.
In tale gara a chi le 'spara' più grosse la palma del migliore spetta -soprattutto per il ruolo istituzionale rivestito- all' Amm. L Binelli Mantelli attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa il quale, a proposito della vicenda ha scritto (pag. 13) che essa “NON FU LA CONSEGUENZA DI UN'IMPOSIZIONE GIUNTA DALL'ALTO, BENSI' DI UNA DECISIONE LIBERAMENTE ASSUNTA E CORALMENTE CONDIVISA” per concludere infine che tanti militari italiani di varie armi “con uniformi diverse ma con gli stessi ideali, affrontarono -insieme- una lotta impari, dagli esiti già scontati e, proprio per questo, tanto valorosa e fulgida da dover essere ricordata da tutti, per sempre”.
Quanto sopra -se scritto da uno dei soliti pennivendoli- non mi avrebbe meravigliato più di tanto stante l' ormai consolidata abitudine da me acquisita di fronte alle 'balle' ultradecennali raccontate sui fatti da chi ne parla -senza sapere niente o quasi- con toni addirittura cattedratici, ma stavolta -di fronte allo scritto di un così 'autorevole' personaggio- mi vedo costretto a replicare anche se il mio innato rispetto per l' Istituzione Militare in cui io stesso ho militato quale Uff. in SPE dell'AM -quando egli era nato da poco- e SOPRATTUTTO la circostanza che nelle fila della div. 'Acqui' mio Padre -ADDIRITTURA A CEFALONIA !- morì ammazzato, mi spingono ad 'INFORMARE' il DISINFORMATISSIMO Amm. Binelli Mantelli in modo rispettoso -soprattutto per la carica rivestita- scrivendogli quanto segue:
“Egregio Ammiraglio Binelli Mantelli,
la div. Acqui non stava a Cefalonia ‘sua sponte’ o per diporto ma era una delle sette Divisioni dipendenti dal Comando dell’11^ Armata italiana di stanza ad Atene il cui Com. te gen. Carlo Vecchiarelli -dopo l’armistizio concluso da Badoglio- ordino’ alle dipendenti divisioni -compresa la ‘Acqui’- di cedere le armi pesanti ai tedeschi non per un ottuso filogermanesimo ma unicamente perchè l’esame della situazione dopo l’8 settembre non consentiva alternative meno che mai guerresche contro gli stessi. Tutte le divisioni (meno la ‘Pinerolo’ che non obbedì e fini massacrata dai partigiani comunisti greci) obbedirono immediatamente a tale ordine e cedettero le armi ai tedeschi che ne internarono gli uomini -i cd IMI- i quali ebbero la fortuna, in tanta disgrazia, di tornare a casa quasi tutti.
Per buona memoria si riporta di seguito il testo dell'Ordine dell'XI^ Armata inviato a TUTTE LE DIPENDENTI DIVISIONI e ciò sia detto per quanti si compiacciono -perfino nelle FFAA !- di considerare la 'Acqui' come un organismo a sè stante ed autonomo dalle decisioni prese e ordinate dall'alto.
Questo dunque fu il testo dell' Ordine giunto la sera dell’8 settembre 1943 A N C H E al comando della 'Acqui' dal Comando dell’XIma Armata di Atene: “Seguito conclusione armistizio truppe italiane XIma armata seguiranno questa linea di condotta. Se tedeschi non faranno atto di violenza truppe italiane non rivolgeranno armi contro di loro. Truppe italiane non faranno causa comune con ribelli né con truppe anglo-americane che sbarcassero. Reagiranno con la forza a ogni violenza armata. Ognuno rimanga suo posto con compiti attuali. Sia mantenuta con ogni mezzo disciplina esemplare. Comando tedesco informato quanto precede. Siano immediatamente impartiti ordini cui sopra a reparti dipendenti. Assicurare. Firmato generale Vecchiarelli”.
Alle 21 del successivo giorno 9 giunse un secondo radiogramma dal comando dell’armata di questo tenore: “Seguito mio ordine 0225006 dell'otto corrente. Presidi costieri devono rimanere attuali posizioni fino al cambio con reparti tedeschi non oltre le ore 10 del giorno 10 Settembre. In aderenza clausole armistiziali truppe italiane non oppongano da questa ora resistenza ad eventuali azioni forza anglo americane. Reagiscano invece ad eventuali azioni forze ribelli. Truppe italiane rientreranno al più presto in Italia, una volta sostituite grandi unità si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente modalità trasferimento. Siano portate al seguito armi individuali ufficiali e truppa con relativo munizionamento in misura adeguata a eventuali esigenze belliche contro ribelli. Siano lasciate a reparti tedeschi subentranti armi collettive tutte artiglierie con relativo munizionamento. Consegneranno parimenti armi collettive tutti altri reparti delle forze armate italiane in Grecia, consegna avrà inizio a richiesta comandi tedeschi a partire da ore 12 di oggi – firmato Generale Vecchiarelli”.
A Cefalonia, a seguito di tali Ordini, il gen. Gandin consultò gli Uff. li Comandanti di Corpo e il parere di TUTTI compreso quello del com. te dell'Artiglieria col. Romagnoli -a torto inserito tra quelli negativi- fu di ESEGUIRE L’ORDINE DI CEDERE LE ARMI pervenuto da Atene mentre l'UNICO contrario fu il Com. te del Distaccamento Marina che però – è da sottolineare- non faceva parte della 'Acqui' ma obbediva agli Ordini di SUPERMARINA ed infatti in esecuzione di essi provvide a far tornare in Italia il pochissimo naviglio esistente nel porto di Argostòli.
Purtroppo ci furono alcuni uff.li inferiori, quasi tutti di complemento tra cui si distinsero il cap. Pampaloni e il ten. Apollonio che -fuori da qualsiasi norma disciplinare- incitarono una parte dei loro soldati dipendenti -tutti dell’Artiglieria- a ribellarsi al prevedibile ordine del Comandante additato come 'traditore' mentre il povero gen. Gandin ad altro non mirava che all’osservanza dell’Ordine a sua volta ricevuto dal Comando di Armata.
Avvennero così episodi di insubordinazione gravissimi compiuti da alcuni militari dell'Artiglieria e della Marina tra i quali i più gravi furono il lancio di una bomba contro l’auto del gen Gandin e SOPRATTUTTO l’uccisione di un Capitano del Comando della Divisione ad opera di un M.llo di Marina (v. )
che unitamente ad alcuni episodi simili provocarono continui rinvii dell’esecuzione dell’ordine del gen. Vecchiarelli facendo sì che il fuggiasco governo Badoglio -una volta giunto a Brindisi- inviasse da lì il successivo 13 settembre al malcapitato gen. Gandin l' ORDINE DI RESISTERE ai tedeschi i quali -lo ripeto ancora una volta- chiedevano l’osservanza del precedente Ordine di Vecchiarelli già eseguito in tutta la Grecia e diramato ANCHE ALLA 'ACQUI'.
Tale Ordine ( v. http://www.lancora.com/monografie/cefalonia/cefalonia_resistete.html ) fu dunque la CAUSA SCATENANTE DELLA TRAGEDIA poichè -INCREDIBILE A DIRSI !- venne inviato SENZA CHE IL GOVERNO BADOGLIO AVESSE PREVENTIVAMENTE DICHIARATO GUERRA ALLA GERMANIA con la conseguenza che i nostri Militari non poterono godere della TUTELA riservata ai 'PRIGIONIERI DI GUERRA' dalla Convenzione di Ginevra e assunsero la qualifica di 'franchi tiratori' o 'partigiani' come tali fucilabili appena catturati.
Il risultato di questa ulteriore infamia fu quello di rendere possibile la fucilazione come 'partigiani' o 'franchi tiratori' dei nostri Militari catturati di cui i tedeschi -LO RIPETIO PER L'ENNESIMA VOLTA- fucilarono SOLO 129 UFFICIALI Ufficiali alla famosa 'Casetta Rossa' il 24 settembre e 7 TRA CUI MIO PADRE MAGG. FEDERICO FILIPPINI il giorno successivo 25. In altri termini si ebbe una rappresaglia -addirittura consentita dalle convenzioni internazionali !- contro gli Ufficiali in quanto 'responsabili' della esecuzione dell'ordine badogliano e NON ANCHE contro i Soldati come in un primo tempo ordinato da Berlino.
Su tale aspetto mi limito in questa sede a confermare che i Morti A CEFALONIA DURANTE I COMBATTIMENTI furono in totale meno di 1700 e che i poveri Ufficiali -NON ESISTENDO UNO STATO DI GUERRA DICHIARATO TRA ITALIA E GERMANIA- vennero fucilati perchè considerati 'capi di franchi tiratori' e 'franchi tiratori' essi stessi. La truppa NON venne fucilata NELLE PROPORZIONI APOCALITTICHE SOSTENUTE DA TANTI CIALTRONI IN VESTE DI 'STORICI' e ciò risulta chiaramente dall'UFFICIO ALBO D'ORO DEL MINISTERO DIFESA DOVE ESSI SONO QUANTIFICATI IN 1.639 (Milleseicentotrentanove). Altri sfortunati perirono nel naufragio di tre navi che li portavano in continente (circa 1300) e pochissimi altri NON tornarono dalla prigionia
( v. ).
A definitiva conferma che quanto avvenne -A DIFFERENZA DI QUANTO AFFERMATO DALL'AMM. BINELLI MANTELLI- fu una diretta CONSEGUENZA dell'ORDINE DEL GOVERNO 'BADOGLIANO'- si ebbe il 29 settembre '43 -A TRAGEDIA AVVENUTA- un drammatico colloquio a bordo della corazzata 'Nelson' nelle acque di Malta in occasione della firma del cd 'armistizio lungo' tra il governo Badoglio ed il Com. te Alleato Eisemhower che rimproverò aspramente i membri del governo italiano per non aver dichiarato GUERRA alla Germania CHE LO FU solo IL 13 ottobre SUCCESSIVO.
Questo il testo del colloquio nello stralcio da un mio precedente articolo https://archivio.politicamentecorretto.com/index.php?news=59191 la cui lettura a distanza di tanti anni suscita ancora brividi di orrore e di infinita amarezza per il comportamento dei vigliacchi del nostro Comando Supremo (!!) scappati a Brindisi per salvare la pelle mandando a morire altri al loro posto:
“… al successivo incontro di Malta (il 29 sett. ndA) con i membri del governo Badoglio, con un piuttosto turbato Eisenhower, ci fu il seguente agghiacciante e cinico colloquio:
EISENHOWER: “Desidero sapere se il governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai tedeschi ai prigionieri italiani in questo intervallo di tempo in cui l'Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra”.
AMBROSIO: Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani”.
EISENHOWER: Quindi passibili di fucilazione ??
BADOGLIO: “Senza dubbio”.
EISENHOWER: “Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare com'è attualmente, ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più conveniente per l'Italia dichiarare la guerra”.
A quanto sopra aggiungo che il Commissariato Generale Onoranze ai Caduti (ONORCADUTI) ha confermato di recente nell'allegata Comunicazione diretta allo scrivente i Dati da me riscontrati ed è ad esso che invito il Capo di Stato Maggiore della Difesa a rivolgersi per scioglere i suoi dubbi ANCHE su tale controverso aspetto della vicenda.
Dal canto mio RIPETO PER L'ENNESIMA VOLTA che è una vergogna SENZA PARI continuare a raccontare menzogne soprattutto da parte dei RESPONSABILI DELLE FFAA SENZA CURARSI DI APPROFONDIRE I FATTI SOTTO IL PROFILO 'STORICO' attraverso la relativa DOCUMENTAZIONE di cui essi addirittura…DISPONGONO.
Ciò costituisce un OLTRAGGIO non solo verso la Storia ma soprattutto per chi là venne fatto morire davvero.
COME PAPA' MIO.
Massimo Filippini
Orfano del com. te il Genio della div. 'Acqui' magg. Federico Filippini fucilato a Cefalonia il 25/9/1943