Il discorso di Maryam Rajavi Presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana al grande raduno degli iraniani

Villepinte – Parigi – 27 Giugno 2014
Nel nome di Dio
Nel nome dell'Iran e del popolo iraniano
Nel nome della libertà, nel nome della Resistenza e dell'esercito di liberazione
Nel nome dei martiri e dei detenuti politici, prigionieri di coscienza e di perseveranza
Saluto tutti voi che siete giunti qui dai cinque continenti
E saluto voi, personalità, portavoce e rappresentanti di 69 paesi giunti qui per esprimere la vostra solidarietà al popolo iraniano e alla sua Resistenza.
Vorrei anche rendere onore alla memoria di un grande difensore della giustizia e dei diritti umani: Maurice Boscavert, sindaco di Taverny, da poco scomparso.
E onore ai Mojahedin, da Ashraf Rajavi a Moussa Khiabani, a Sedigheh e Neda e a Gholamreza Khosravi, pionieri ed eroi di 33 anni di lotta contro il fondamentalismo religioso.
Salute al popolo insorto della Siria e dell'Iraq e alla loro campagna per la libertà e la democrazia, contro il terrorismo e il fondamentalismo.
Cari Compatrioti,
Ci troviamo in un frangente molto delicato della storia dell'Iran e del Medio Oriente. Questo punto di svolta è caratterizzato dal fatto più importante di questo periodo: la fase finale del regime del velayat-e faqih è arrivata.
L'esplosione della rabbia popolare nella società irachena ha profondamente disturbato l'andamento dell'occupazione dell'Iraq da parte del regime del velayat-e faqih.
Gli 11 anni di investimenti del regime dei mullah in Iraq si sono volatilizzati. I mullah, che vogliono evitare di bere l'amaro calice dell'accordo sul nucleare, stanno affrontando le conseguenze del veleno della loro sconfitta in Iraq.
A causa del suo status geo-politico unico, l'Iraq è stato considerato la preda più importante per la dittatura religiosa al potere in Iran sin dal primo giorno, per potere esportare il suo fondamentalismo e il terrorismo. Gli otto anni di guerra di Khomeini, segnati dal motto “Liberare Quds attraverso Karbala”, sono stati affrontati con l'idea di occupare l'Iraq e i suoi santuari.
A quel tempo, l'Esercito di Liberazione Nazionale Iraniano, portò a termine 100 operazioni militari, liberando alla fine la città di Mehran e pronto a marciare verso Tehran, obbligando Khomeini a bere, come egli stesso disse, l'amaro calice del cessate il fuoco.
Così questa guerra devastante finì. Tuttavia, 15 anni dopo, a seguito dell'invasione americana dell'Iraq, la dittatura religiosa al potere in Iran ha visto il suo vecchio sogno realizzato. La forza terroristica Quds e i suoi agenti prezzolati, 32.000 dei quali scoperti da noi, hanno preso il controllo del destino del popolo iracheno.
Per inciso, cosa stanno facendo oggi in Iraq Qassem Soleimani, il comandante della forza Quds e altri 200 comandanti dell'IRGC?
Più di un decennio fa, milioni di iracheni avevano firmato una dichiarazione sottolineando il fatto che prima si erano trovati di fronte ad una “guerra segreta e ad una occupazione non dichiarata” da parte del regime iraniano, e che poi questa si era evoluta in una occupazione manifesta che aveva portato persino al bombardamento del santuario di Samarra.
A quel tempo, 5,2 milioni di iracheni chiesero la cacciata del regime iraniano dal loro paese.
A Dicembre 2006, Ahmadinejad disse che “l'Iran era il beneficiario degli inaspettati guadagni derivanti dall'occupazione di due nazioni vicine, Iraq e Afghanistan”. E ad Agosto 2008, Ali Larijani dichiarò che tutti coloro che governano l'Iraq “ascoltano ciò che diciamo” e “sono nostri amici”.
E questo è un documento dell'Aprile 2004 che dimostra che il partito al-Dawa, al potere in Iraq, ha chiesto armi alla forza terroristica Quds.
Le personalità americane, europee e arabe presenti qui hanno ripetutamente detto negli ultimi anni, che l'Iraq è stato consegnato ai mullah su un piatto d'argento. Per questo oggi l'Iraq è un paese con:

– un governo succube del leader supremo del regime iraniano;
– intellettuali e liberi pensatori oppressi;
– una comunità cristiana distrutta;
– una popolazione sunnita massacrata;
– bombardamenti, omicidi ed attentati quotidiani;
– ventisei attacchi ad Ashraf e Liberty sommati ad un assedio mortale;
– molti martiri, feriti ed ostaggi, nonché una montagna di detenzioni illegali.
Ad Agosto 2007, il Generale Odierno disse che il 73% delle vittime statunitensi in Iraq erano state causate da attacchi della milizia filo-iraniana.
Davvero gli Stati Uniti hanno preso un abbaglio storico nel considerare questa dittatura religiosa parte della soluzione e ad acconsentire al suo dominio congiunto sull'Iraq.
Di contro i combattenti per la libertà dell'Iran, che non presero parte al conflitto in Iraq, sono stati pesantemente bombardati e le loro armi confiscate in cambio di una promessa di protezione poi tradita.
In questi ultimi anni, in particolare dal Febbraio 2010, il popolo iracheno ha inscenato centinaia di manifestazioni chiedendo l'espulsione del regime iraniano dall'Iraq. Sit-in e dimostrazioni pacifiche sono andate avanti per più di un anno in sei province irachene. L'opposizione al predominio del regime iraniano sull'Iraq è divenuta il primo motivo di contesa in quel paese.
Le proteste a Mosul e nelle altre città irachene hanno preso tutti, ma soprattutto Khamenei, alla sprovvista, scuotendo le Guardie Rivoluzionarie. Il regime iraniano ha fatto dei vani tentativi per contrastare le proteste del popolo iracheno, definendo la ribellione di milioni di iracheni “terrorismo” e “azioni di gruppi estremisti”. E ciò nonostante i leaders tribali e il popolo iracheno abbiano per settimane ripetutamente condannato qualunque forma di estremismo e di terrorismo, nonché qualunque attacco o aggressione contro i civili.
Hanno invece sottolineato che essi stessi avevano già combattuto contro il terrorismo e al-Qaeda in Iraq e che sono pronti a farlo di nuovo. Ma non si può ignorare il terrorismo di Maliki e del regime iraniano che sta alla radice di questa situazione.
Indipendentemente dalle analisi e le opinioni prevalenti sulla situazione presente, c'è un vasto consenso internazionale sul fatto che l'attuale stato di cose in Iraq sia stato generato dalle politiche autoritarie e repressive di Maliki.
Perciò c'è solo una soluzione: cacciare Maliki, cacciare il regime iraniano dall'Iraq e creare al loro posto un governo democratico ed omnicomprensivo.
Devo qui ribadire che l'unico risultato di negoziati o di richieste di assistenza a questa dittatura religiosa, sarà che il popolo iracheno sprofonderà ancora di più nella carneficina e nella guerra civile.
Undici anni fà dissi che il pericolo dei mullah che dominano l'Iraq è centinaia di volte peggiore della minaccia nucleare rappresentata da Tehran. Il tempo ha dimostrato che era vero. Ora, le conseguenze negative dei mullah che perdono l'Iraq sono centinaia di volte più letali della loro ritirata in ambito nucleare.
In tutti questi anni, insieme alle rivelazioni sul nucleare, la Resistenza Iraniana ha aperto la strada alla denuncia dell'ingerenza del regime iraniano e delle atrocità che commette in Iraq. Nonostante l'alto prezzo pagato, la Resistenza Iraniana ha combattuto il mostro del fondamentalismo, insistendo sul fatto che il regime iraniano è il principale nemico del popolo iraniano e dell'intera regione e che deve essere rovesciato.
Viva gli eroi di tale perseveranza, in particolare i 52 martiri di Campo Ashraf guidati da donne illustri come Zohreh Ghaemi, Ghiti Ghivechian, Mitra Bagherzadeh, Jila Tolou, Maryam Hosseini e Fatemeh Kamyab, ai quali è dedicato questo raduno.
Consentitemi di sottolineare qui la resposabilità degli Stati Uniti e del Segretario Generale dell'ONU riguardo alla sicurezza, alla protezione e all'incolumità dei Mojahedin tenuti prigionieri a Camp Liberty.
Abbiamo ripetutamente chiesto agli Stati Uniti di trasferire i residenti di Liberty negli Stati Uniti o in un paese europeo, anche temporaneamente. Siamo pronti a pagare tutte le spese di un tale trasferimento. Questa è una soluzione pratica e gli Stati Uniti l'hanno già adottata in passato nel Kurdistan iracheno e nei Balcani.
Non c'è alcun dubbio che gli attacchi contro Liberty non possono essere sferrati senza l'intervento e il pre-coordinamento del governo iracheno.
Gli Stati Uniti dovranno perciò quantomeno impedire al regime iracheno di lanciare attacchi o aggressioni contro Liberty o di imporre restrizioni ai suoi residenti.
Devono garantire la sicurezza di Camp Liberty, lavorare per porre fine a questo assedio disumano e costringere il governo iracheno a rilasciare i sette ostaggi di Ashraf.
Inoltre, i diritti legati allo status di rifugiati dei residenti di Liberty dovranno essere confermati fino all'ultima persona.
L'ONU dovrà, vista l'attuale situazione in Iraq, piazzare una unità di Caschi Blu a Liberty.
Cari Compatrioti, amici,
ho detto che la fase finale della dittatura religiosa è arrivata e ciò è dimostrato da cinque fatti importanti:
la disponibilità del popolo iraniano a sollevarsi per ottenere la libertà, l'allargamento della spaccatura ai vertici del regime iraniano, la ritirata dei mullah dal loro progetto sulla bomba atomica e la caduta del regime in due guerre devastanti in Iraq e Siria.
E, ancor più importante, la volontà del movimento di Resistenza che può dirigere il corso degli eventi verso il rovesciamento della dittatura religiosa, la liberazione del popolo iraniano e della sua nazione.
L'anno scorso Khamenei non è riuscito ad imporre il suo candidato alle elezioni presidenziali-farsa. Temendo una sollevazione popolare, ha lasciato la presidenza al candidato della fazione rivale. Il lato occulto della paranoia di Khamenei era la sua paura della Resistenza che era riuscita, nove mesi prima, ad ottenere la revoca del marchio di organizzazione terroristica dagli Stati Uniti.
Rouhani ha assunto la carica con lo slogan della moderazione e i difensori del regime hanno affermato gongolanti che Tehran aveva trovato una soluzione per superare la crisi che stava affrontando. Noi diciamo, al contrario, che la teocrazia al potere è diventata persino più debole di prima.
Ciononostante, la palla è ancora nel campo del regime. Vediamo cosa farà realmente riguardo alla libertà e ai diritti umani, al programma sulle armi nucleari e alle politiche intransigenti che persegue in Iraq e Siria. In poco più di otto mesi, Rouhani ha fatto quello che a Khatami richiese otto anni:
Al popolo iraniano non ha portato né prosperità economica, né diritti umani; né stabilità, né un rafforzamento del regime. Al contrario, il grado di repressione e il numero delle esecuzioni sono drammaticamente aumentati.
Circa la metà del budget del governo viene speso per la repressione interna e per finanziare la guerra perché il regime teme le proteste e le rivolte popolari.
Oggi il 67% degli impianti industriali sono chiusi. La moneta ufficiale si è svalutata dell'80%. Il settore bancario è alla bancarotta. L'agricoltura è distrutta. Metà delle città soffrono di carenza idrica. L'ambiente è in rovina e la povertà è così diffusa che la maggior parte dei cittadini sono costretti a ricorrere ai sussidi che equivalgono a soli 42 centesimi al giorno.
I mullah al potere hanno speso tutto per la repressione, la guerra e il terrorismo. Questa è la causa principale dell'inflazione, della povertà e della fame che affliggono la società. In questi giorni Rouhani sta cercando invano di preservare questo regime decrepito e disumano mediante sussidi simbolici e cestini di cibo.
Ecco perché noi diciamo che la crisi economica non ha altra soluzione che il rovesciamento del regime del velayat-e faqih.
Cari Compatrioti,
tutti voi sapete che la teocrazia al potere ha sempre visto il suo progetto nucleare come una garanzia di sopravvivenza. E' stata la Resistenza Iraniana che ha denunciato questo programma più di un decennio fa.
Noi abbiamo detto ripetutamente che non vogliamo un Iran nuclearizzato.
Abbiamo costantemente voluto il ritiro dei mullah da un programma nucleare non patriottico che, secondo “The Economist”, è costato finora 300 milioni di dollari. Uno dei ministri di Ahmadinejad recentemente ha rivelato che il programma nucleare causa una perdita annuale di 160 milioni di dollari all'economia iraniana.
E' chiaro che il regime non si sarebbe ritirato dalla corsa al nucleare come ha fatto finora, senza le rivelazioni della Resistenza Iraniana, la campagna mondiale e senza le pressioni e le sanzioni internazionali. E questo perché i mullah comprendono solo il linguaggio del potere e della fermezza.
Ora che sono caduti nella trappola del nucleare, se continueranno con i loro inganni e guadagneranno tempo, la situazione diventerà persino peggiore.
L'interruzione del programma nucleare sconvolgerà l'equilibrio interno del regime, aprendo così la via alle sollevazioni popolari in agguato. Con qualunque scenario, il regime è ad un impasse. Perciò rivolgendoci ai mullah al potere noi diciamo:
“Anche se tutte le sanzioni venissero abolite oggi, non potreste salvare la vostra economia disintegrata e moribonda”.
Qui, in nome del popolo iraniano e della Resistenza, io avverto i P5+1 che non dovranno fare accordi a Vienna e a Ginevra a spese dei diritti umani del popolo iraniano, né fare concessioni ai mullah.
Obbligare i mullah a interrompere tutto l'intero programma per la costruzione della bomba atomica, l'arricchimento dell'uranio e la produzione di acqua pesante.
Obbligarli ad implementare tute le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e le istruzioni del Consiglio Direttivo dell'AIEA.
Questo regime deve accettare il trattato di non-proliferazione (NPT) e consentire ispezioni interne, senza ostacoli né condizioni, in tutti i siti nucleari e militari sospetti.
Cari Compatrioti,
Noi parliamo degli impasse fatali del regime, ma l'altra crisi di Khamenei è il coinvolgimento del regime nella guerra al popolo della Siria, che ha fatto 200.000 morti e 11 milioni di profughi. Khamenei ha speso il sangue e il denaro iraniano in questa guerra per impedire la caduta del dittatore siriano.
Secondo quanto egli stesso ha detto, il leader supremo del regime usa l'Iraq, la Siria e il Libano come la “profondità strategica” di Tehran. Ciò vuol dire che Siria e Iraq sono gli schermi protettivi del regime. Se dovessero essere abbattuti, allora i mullah dovrebbero difendersi a Tehran, dove imploderebbero immediatamente.
Noi chiediamo ancora una volta alla comunità internazionale di appoggiare la rivoluzione siriana, l'Esercito Libero Siriano e la Coalizione Nazionale delle Forze Rivoluzionarie e di Opposizione in Siria.
Viva il popolo della Siria, i suoi martiri ed eroi.
Proprio ora da Tehran a Baghdad a Damasco, dall'impasse sul nucleare alla crisi dei diritti umani e alla distruzione economica, sviluppi velenosi e mortali per il regime stanno venendo alla ribalta uno dopo l'altro.
Ora, se qualcuno dubita che la dittatura religiosa stia giungendo alla sua fase finale e stia andando giù per la scivolosa china della sua caduta, dovrà ricordare cinque anni fa, quando avvenne la rivolta del Giugno 2009. Il regime fu sul punto di venire rovesciato in quel momento. Ma noi e il nostro popolo fummo traditi.
Certamente, noi diciamo che il potere dei mullah sta per giungere alla fine. Il nostro paese, l'Iran, non è proprietà dei reazionari anti-iraniani e del regime del velayat-e faqih. Khatami, Ahmadinejad e Rouhani non rappresentano la nostra nazione, l'Iran.
Il regime iraniano detiene il record del numero di esecuzioni ed è la banca centrale del terrorismo. Deve essere rovesciato.
Questo è il verdetto della storia. Questo è quello che chiedono 120.000 martiri. Questo è il messaggio del nostro raduno di oggi: il fascismo religioso deve essere rovesciato.
Cari Compatrioti,
la verità è che il motore e la forza primaria che guida gli avvenimenti non è, né il braccio di ferro tra il regime e gli Stati Uniti sulla questione del nucleare, né la rivalità tra le due fazioni al potere.
La battaglia principale è sempre stata, e viene ancora combattuta tra il popolo iraniano e la sua Resistenza da una parte, e la teocrazia al potere dall'altra.
Questo movimento di resistenza organizza rivolte e proteste persino nelle profondità delle prigioni politiche del regime. Chiede alle forze democratiche e progressiste di combattere il fondamentalismo e il regime del velayat-e faqih. Questo movimento è l'antitesi del terrorismo e dell'esportazione del fondamentalismo.
Questa è una Resistenza i cui membri hanno sacrificato sé stessi e che negli ultimi 12 anni hanno dimostrato una perseveranza storica e senza precedenti, in prima linea e nelle situazioni più difficili. Hanno condotto importanti campagne, compreso uno sciopero della fame di 108 giorni, in diversi paesi del mondo. Hanno inscenato il più lungo sit-in a Ginevra, che è durato per più di tre anni. Hanno organizzato numerose manifestazioni quotidiane ai quattro angoli del mondo alle quali hanno partecipato comunità iraniane e sostenitori di Ashraf.
Questi esempi sono la più chiara dimostrazione delle possibilità e delle capacità del popolo iraniano e della sua resistenza organizzata di apportare un cambio di regime.
Come il leader della Resistenza Iraniana ha detto: “Noi offriamo pace, sicurezza, democrazia, diritti umani, stabilità, ricostruzione ed un Iran non-nuclearizzato alla regione”.
Davvero, una Resistenza che ha superato con successo e a pieni voti un gran numero di prove negli ultimi 33 anni, può senza dubbio ottenere la libertà e la sovranità popolare. Possiamo e dobbiamo.
Cari Compatrioti,
sia dentro che fuori dall'Iran, il regime teocratico si è impegnato in enormi complotti ed attività contro i Mojahedin e la Resistenza Iraniana, come la diffusione di migliaia di articoli, centinaia di libri, decine di film e serie televisive e centinaia di mostre. Perché sta facendo tutto questo?
Perché teme la popolarità e l'impatto del movimento di Resistenza.
Nonostante questa paranoia, i mullah affermano che la Resistenza manca del sostegno popolare in Iran.
La nostra risposta al regime è: “Garantisci la libertà e la sicurezza ai membri e ai simpatizzanti del movimento di Resistenza di poter tenere una marcia nelle strade di Tehran e vedrai come il popolo sradicherà il tuo regime”.
I mullah si vantano di aver mantenuto il potere per 35 anni e dicono che questo è un segno della loro forza.
La nostra risposta è: “Smettete con le esecuzioni e le torture e tutti vedranno che questo regime decadente non può sopravvivere neanche 35 giorni”.
Davvero, la nostra roadmap verso la libertà prevede di essere pronti a tutti i sacrifici, a sopportare la repressione, la prigionia, la tortura e l'esecuzione.
Noi siamo pronti ad affrontare qualunque accusa, demonizzazione e tradimento che si possa presentare.
Noi siamo pronti a qualunque prova e difficoltà.
Certo, nella battaglia per la libertà noi siamo pronti per centinaia di altri ostacoli e sfide.
Cari Compatrioti,
Oggi ho parlato dei fallimenti della dittatura religiosa e delle conquiste della Resistenza Iraniana.
Ma la sconfitta più grande per il regime nel 2013 è stata il suo tentativo di sferrare un colpo al leader della Resistenza Iraniana. L'anno scorso a questo raduno, vi ho parlato dei complotti di Khamenei e Martin Kobler e dei loro tentativi di ottenere informazioni su Massoud Rajavi.
Contemporaneamente, la campagna di demonizzazione aveva raggiunto nuove altezze, preparando il terreno al massacro di Campo Ashraf del 1° Settembre 2013.
I leaders del regime dissero che per quanto li riguardava, l'attacco ad Ashraf del 1° Settembre era stato più importante del tentativo di sventare l'operazione militare della Resistenza “Eternal Light” di 26 anni fa. Avevano mandato un traditore perché si unisse alle forze di sicurezza di Maliki e le guidasse velocemente al quartier generale di comando a Campo Ashraf. Ma non sono riusciti a raggiungere il loro obbiettivo primario. Ovviamente, dopo l'attacco ad Ashraf, gli esponenti del regime hanno intensificato la loro velenosa propaganda contro il leader della Resistenza.
Ciò che Massoud Rajavi ha fondato, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, l'Esercito di Liberazione Nazionale dell'Iran, combattendo contro l'esportazione del terrorismo e del fondamentalismo del regime ed evidenziando il tallone di Achille geo-politico del regime, ha bloccato l'avanzata dei religiosi al potere ovunque.
Davvero, ciò che ha fondato è una tradizione a non arrendersi alle avversità. E' una tradizione al sacrificio e all'onestà. E' un insegnamento a mantenere le promesse.
Ed è a causa di questo ideale e di questa generazione che i mullah hanno l'ossessione di essere rovesciati. Essi vedono con i loro occhi che la generazione che Massoud Rajavi ha cresciuto è determinata a ridare al popolo iraniano la sua libertà, a qualunque prezzo.
Cari Compatrioti,
da questo enorme raduno oggi noi mandiamo il nostro saluto ai prigionieri politici e alle loro coraggiose famiglie, a coloro che attraverso la loro resistenza, hanno portato in prima linea la questione della violazione dei diritti umani da parte di questo regime disumano.
Il barbaro raid nella sezione 350 della prigione di Evin, il luogo della rivolta ribattezzato “Ashraf 350”, è stato un tentativo di intimidire i prigionieri politici e la più vasta società iraniana.
Onore al martire Gholamreza Khosravi, che ha superato ogni limite per il regime presentandosi come Mojahed, mirando coraggiosamente al cuore del regime, pagando il prezzo più alto e divenendo eterno.
Gholamreza aveva detto: “Io sono un fiero simpatizzante dei Mojahedin del Popolo Iraniano”. Il popolo dell'Iran si è sentito fiero del suo eroismo e i giovani hanno imparato una lezione di perseveranza da lui.
Davvero, tutti i prigionieri coraggiosi, Gholamreza, gli altri Mojahed e attivisti prigionieri, i detenuti curdi, arabi, baluci e sunniti che sono prossimi all'esecuzione in questi giorni, hanno dimostrato che la loro resistenza, con le loro mani legate e imprigionati nella profondità delle carceri, è parte integrante della lotta per rovesciare il regime dei mullah. Questa è una lotta nella quale gli aguzzini cadono in ginocchio di fronte alla risoluzione e alla determinazione dei prigionieri. La storia ha testimoniato che fintantoché ci sarà questa lotta, non ci sarà salvezza per i dittatori.
Onore ai martiri e a tutti coloro che perseverano nella resistenza.
Cari Amici,
mi congratulo con tutti i musulmani per l'inizio del mese sacro del Ramadan, in particolare con il popolo dell'Iran, della Siria, dell'Iraq, dell'Afghanistan e con i Mojahedin che si trovano nella prigione di Liberty.
Speriamo che la libertà dell'Iran e delle nazioni del Medio Oriente arrivi il più presto possibile.
Rendo onore ai martiri della protesta del popolo iraniano e chiedo a tutti i miei compatrioti di resistere e di ribellarsi alla tirannia religiosa al potere in Iran.
Questo è un appello per la liberazione dell'Iran in catene e la costruzione di un Iran libero, una repubblica basata sulla separazione tra religione e Stato, sull'uguaglianza tra i sessi, dove la pena di morte sia abolita e che sia non -nuclearizzato.
Sì,
Noi costruiremo una nazione
In cui nessuna legge sconfigga la volontà del popolo
Noi costruiremo una nazione
In cui la forca sarà un ricordo amaro e distante
In cui le gru verranno di nuovo usate per costruire città
Noi costruiremo una nazione
In cui la pratica immorale delle impiccagioni verrà abolità
In cui ogni città e ogni strada del futuro
Avrà impresso sui muri a grandi lettere le parole:
No alla fustigazione e alla tortura
No al massacro di fiori gioiosi
No alla repressione del popolo
No alle distruttive politiche nucleari e alla bomba atomica
Perché nel cuore di questa nazione
Risiede solo il fiorire della gioia
Ed un popolo che garantisce l'inalienabile diritto alla libertà in ogni angolo della sua terra
Noi costruiremo una nazione
“Nella quale la grandezza del Sole, verrà catturata negli occhi della sua alba”
Il nome di questa terra liberata è Iran.
Il nome di questa terra liberata
E' Iran

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