Negli anni passati le coppie, le famiglie riuscivano tendenzialmente a costruirsi un futuro, a realizzare alcuni sogni importanti tra i quali la casa. Ora, invece, dopo diversi anni di crisi profonda, i nuclei familiari devono assorbire i colpi di un radicamento progressivo della povertà nelle loro vite e incanalare le energie per la propria sopravvivenza. Le famiglie sono costrette a contrastare il riproporsi di forme dimenticate d’indebitamento.
Se da diversi anni è noto il fenomeno che individua nei genitori, spesso pensionati, le figure di aiuto delle famiglie dei figli e, sempre più spesso, delle famiglie dei nipoti, in termini di assistenza economica e familiare, emerge con sempre più forza lo sgretolarsi di questa forma di sostegno dovuto al ripensamento strategico, da parte dei nostri governi, dell’utilità della pensione, all’aumento irrazionale della tassazione ed all’innalzamento del costo della vita.
Fuori da poche sacche di benessere, l’Italia soffre davvero.
L’Italia è un Paese fortemente sostenuto, nei consumi, dagli anziani, dai nonni, dalle pensioni. Con 3,5 milioni di disoccupati, la pensione è l’ultimo argine della coesione sociale, l’ultimo ammortizzatore sociale che stiamo progressivamente annullando. Aumenta, difatti, il numero degli anziani che vendono la propria casa per far fronte all’indebitamento oppure all’impossibilità di poter far fronte a tutte le spese familiari. Sono stati 95-mila, nel 2013, i pensionati che hanno preferito vendere casa per sopravvivere, in cambio solo di un usufrutto.
Fenomeno diffuso soprattutto nel nord e nelle grandi città del Paese, la vendita d’immobili in nuda proprietà si estende dall’Emilia Romagna (+37%) al Lazio (+16), dal Piemonte (+15%) alla Lombardia (+15), dalla Toscana (+8%) alla Liguria (+7%). Nelle grandi città il fenomeno dilaga, iniziando da Bologna (+35%) a Roma (+32,5%), da Torino (+31%) a Milano (+30,8%), da Firenze (+29,5%) a Genova (+27,5%), da Padova (+26%) a Venezia (+25,6%), da Napoli (+23,4%) a Catania (+22,8%), da Palermo (+22%) a Cagliari (+21,5%)*.
Il rapporto ISTAT 2010 sui redditi degli anziani evidenzia alcuni dati importanti, ad iniziare dal fatto che le famiglie italiane composte di soli anziani sono il 28% del totale, in aumento rispetto al tre anni prima. I pensionati poveri sono all’incirca 2,3 milioni, e le pensioni fino a 915 euro rappresentano in media il 27,3% del reddito totale delle famiglie con pensionati. Quasi un terzo del reddito familiare. Il rapporto INPS, d’altro canto, rileva che circa il 52% delle pensioni di vecchiaia ha un importo inferiore ai 500 euro mensili e ben il 78% non supera i 750 euro. Troppo pochi, e chi la pensione la riceve mensilmente, spesso, deve far fronte alle spese di più nuclei familiari.
Inoltre, il rapporto Eurispes 2012 indica come più dell’80% degli anziani manifesti un deterioramento della propria condizione economica rispetto all’anno precedente, con un taglio rilevante nell’alimentazione certificato da una mancanza di 400 calorie giornaliere ed un aumento consequenziale del rischio di ricovero. Quasi il 70% degli anziani lotta per arrivare alla fine del mese seppur nella condizione di dover sacrificare alimenti tipo carne e pesce.
Quindi, in questo Paese ed in questo momento storico l’anziano, il pensionato è trino. E’ se stesso e, di conseguenza, ha necessità di cibo e di cure, di medicine che consumano parte della sua pensione. E’ l’ultimo ammortizzatore sociale, l’ultimo argine alla disperazione collettiva e con parte della sua pensione contribuisce, avvolte notevolmente, alla sopravvivenza del nucleo familiare dei figli e, avvolte, dei nipoti. E’, in ultimo, il soggetto preferito delle politiche riformiste dei governi degli ultimi anni, il più tartassato.
*Dati Confabitare
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