Sen. Antonio Razzi (FI). Presentata interrogazione a seguito della constatata violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo
Roma, 30 maggio 2014. La situazione generale delle carceri italiane, ha raggiunto un tale degrado da esigere immediatamente delle soluzioni che siano in linea con la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. L’8 gennaio 2013 infatti, la Corte aveva emesso una sentenza di condanna allo Stato italiano per trattamento inumano e degradante inflitto agli ospiti delle strutture carcerarie a seguito di denunzia di sette detenuti del carcere di Busto Arsizio. Il ricorso di difesa che è seguito è stato rigettato dalla Corte. Il senatore Antonio razzi (FI) ha inteso presentare una interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri – Al Ministro di Giustizia -Al Ministro dell’Interno per porre la questione e chiedere quali determinazioni intende porre in essere il governo italiano per ottemperare ai moniti della Corte Europea dei Diritti dell’uomo.
INTERROGAZIONE
RAZZI- Al Presidente del Consiglio dei Ministri – Al Ministro di Giustizia -Al Ministro dell’Interno.
– il 28 maggio 2014 scadrà il termine annuale concesso allo Stato Italiano dalla Sentenza di condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per procedere all’adozione delle misure necessarie a porre rimedio alla constatata violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo;
– la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha rigettato, infatti, il ricorso dell'Italia avverso la Sentenza dell'8 gennaio 2013 con cui il sistema penitenziario nazionale era stato condannato per trattamento inumano e degradante inflitto agli ospiti delle strutture carcerarie.
– il procedimento giudiziario nasceva dalla denuncia di 7 detenuti nel carcere di Busto Arsizio ed in quello di Piacenza;
– oltre a prescrivere urgenti modifiche alle strutture detentive, i Giudici della Corte hanno imposto all'Italia un'ammenda di 100 mila euro per i danni morali arrecati ai denuncianti;
– restano, comunque, circa 4 mila i ricorsi di detenuti in istituti carcerari italiani pendenti presso la CEDU per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea sui diritti umani e le libertà fondamentali che proibisce la tortura e ogni forma di trattamento inumano e degradante;
– medio tempore, la Corte ha sospeso la trattazione di tali residui ricorsi in materia, riservandosi di dichiararli irricevibili o cancellarli dal ruolo in conseguenza dell’ottemperanza dello Stato convenuto;
– dato di gravità assoluta, emergente dalla Sentenza CEDU, è l’affermazione che a causa del sovraffollamento carcerario l’Italia attuerebbe in modo sistematico e legalizzato trattamenti inumani e degradanti in costante violazione della Costituzione e della Convenzione Europea;
– del resto, il sovraffollamento degli istituti carcerari italiani, le condizioni di vita degradanti che ne conseguono, i numerosi episodi di violenza e di autolesionismo, la mancata attuazione ad oggi delle regole penitenziarie europee sono quotidianamente agli onori della cronaca e confermano purtroppo la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell'art. 27 della Costituzione Italiana;
– si segnala in particolare che i media hanno parlato lungamente delle precarie situazioni sanitarie del Carcere di Brescia (che ha visto una recente epidemia colpire alcuni detenuti) nonché lo stato di fatiscenza delle strutture Carcerarie di Palermo (Ucciardone), Napoli (Poggio Reale) e Milano (San Vittore Olona);
– la soluzione percorribile non può certo risiedere nell’edilizia carceraria ma nella valutazione ed attuazione di una seria depenalizzazione dei reati minori, di una riduzione del ricorso alla custodia cautelare e l’ampliamento del ricorso alle misure alternative, anche se i tempi rapidi ed immediati di intervento, impongono, oggi, quale unica soluzione immediata un provvedimento d’indulto e di amnistia;
– i provvedimenti di carattere legislativo sinora adottati, sia con legge 9 agosto 2013, n.94 recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena, sia con legge n. 10/2014 recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria sono stati esclusivamente interventi tampone, come sottolineato da più parti dai cultori della materia, finalizzati ad evitare le condanna della Corte Europea e non certo ad una riforma sostanziale del sistema penitenziario;
– tutto quanto sopra rappresentato integra un’elusione degli obblighi imposti dalla Carta Costituzionale e una mancata attuazione delle misure idonee a migliorare le condizioni di detenzione richieste dalla CEDU;
chiede di sapere:
– quali orientamenti intendano esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative vogliano intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per la tutela dell’ambiente e della salute sia pubblica sia degli operatori che vivono nelle strutture carcerarie (detenuti, guardie carcerarie, assistenti sociali, medici e altri ausiliari);
– se i vari Ministri, ognuno per la propria competenza, intendano intraprendere azioni – e di che tipo – nei confronti degli Enti che erano tenuti al controllo dell’attività in argomento;
– se segnalazioni analoghe siano arrivate ai Ministri da parte della Magistratura
– se risultino agli atti del Ministero competente dati aggiornati relativi alle condizioni di detenzione e tassi di sovraffollamento; se gli interventi legislativi ad oggi adottati hanno prodotto una riduzione del problema del sovraffollamento carcerario ed in che misura;
– se i vari Ministri intendano adottare provvedimenti urgenti al fine dell’ottemperanza alla sentenza CEDU ed in particolare se intendono adottare un serio provvedimento di indulto e di amnistia, invocato dal Papa Giovanni Paolo Secondo prima e da Papa Francesco adesso nonché dal Presidente della Repubblica;
– se i vari Ministri intendano e con quali tempistiche attuare una riforma organica e seria del sistema penitenziario, con un testo di legge unico e in osmosi con le altre norme penali, che preveda anche la sistematica depenalizzazione dei reati minori.
Sen. Antonio Razzi
Segretario Commissione Esteri
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