In politica, cimentarsi nel fare delle previsioni non ha senso; ma subire senza reagire non è nelle nostre corde ed anche in quelle di molti altri. Così, in un’atmosfera ricca di tensioni e ripensamenti, gli italiani vivono alla giornata. L’anno prossimo, con buona pace di tutti, ci dovrebbero essere le attese novità. Indipendentemente da ogni giustificato pessimismo, non ci sentiamo di condividere la solidità di un sistema che non garantirà, in ogni caso procedano le cose, un futuro più tranquillo ed in linea col ruolo che l’Italia dovrebbe avere in seno all’UE. Sono anni che abbiamo preferito andare oltre. Il nostro Paese è profondamente mutato. Non ci domandiamo se in meglio o in peggio. L’evidenza della realtà è sotto gli occhi di tutti. Del resto, anche le retrospettive degli ultimi decenni di vita politica del Bel Paese non sono state scevre da problemi, poi, risolti anche in modo traumatico. Ora, la realtà è differente. Renzi non s’è proposto. L’hanno proposto. La diversità è enorme ed è utile tenerla presente. Le intenzioni dell’ex Sindaco di Firenze sono, e restano, buone. E’ la gestione dei tempi d’intervento che ci appare sfasata rispetto alle esigenze del Paese. Riconosciamo che i “politici” di prima hanno fallito il loro mandato. Ma non vorremmo trovarci nelle condizioni d’esprimere la stessa percezione per il futuro prossimo. Nel primo decennio del Nuovo Millennio, la penisola ha subito una profonda metamorfosi dei valori nei quali abbiamo creduto. Anche perché erano gli unici possibili in una Penisola che usciva sconvolta da una guerra anche fratricida. Finiti gli anni del terrorismo, dei fondi neri, delle avventure senza ritorno e della politica “on the road”, ci siamo incamminati verso un futuro che avrebbe dovuto essere più conforme a quella concretezza nazionale che ancora ci manca. Le conseguenti incertezze non sono, perciò, una nostra personale sensazione, ma uno dei reali frammenti di questo momento nazionale che continua a presentarsi ancora lontano dalle assicurazioni di ripresa più volte fatte intravedere col “nuovo” corso di un Esecutivo tutto da assimilare. Proprio per questi motivi, verificabili giorno per giorno, non ci sentiamo di formulare un qualsiasi pronostico sul futuro di questo Esecutivo. Tra tante incertezze, resta la realtà di un Paese che non è ancora nelle condizioni di superare il “fosso”. Diavolo ed Acqua Santa si sono alleati per tentare di fornire al Paese una parvenza d’assenso politico. I risultati sono tuttora deludenti. Anche le Maggioranze “In Pectore” ci preoccupano. Abbiamo una “croce” da portare. Pesante. Il percorso resta tutto in salita. Una salita difficile e senza possibilità d’”appoggio”. C’è solo da appurare se il nostro sacrificio consenta alle nuove generazioni di ritrovare, nei prossimi anni, tutto ciò che noi abbiamo perduto strada facendo. Non è per pessimismo che lo scriviamo, ma per rimanere coerenti ad una nostra visione globale della realtà nazionale. Sarà ancora casuale: quando la politica irrompe nel campo dell’economia, gli investimenti languono con effetti incontrollabili; almeno nella generalità dei casi. L’unica alternativa sarebbe un’economia meno privatizzata. Però, gli investitori non ci stanno. Ogni Popolo ha la sua Croce. Quella italiana si chiama incoerenza economica.
Giorgio Brignola