In politica, almeno da noi, ogni previsione può essere stravolta senza grossi problemi. Intanto, nessuno ha salvato l’Italia e scriverlo non avrebbe, di conseguenza, alcun senso. Intanto l’estate s’avvicina con un PIL già stimato intorno al -1%. Come a scrivere che l’indice di ricchezza del Paese continua ad essere in fase negativa. Sino al prossimo anno, nulla cambierà; pur se la manovra Renzi andrà avanti; pur se l’appoggio, dei politici di Maggioranza, a questo Esecutivo ha iniziato a mostrare delle crepe. Come già avevamo pubblicato il 2014 non sarà un anno facile per nessuno. I mesi passano, ma non abbiamo ancora visto un abbozzo serio sulla legge di riforma elettorale. Se la situazione dovesse non evolversi, i problemi d’Italia andranno ad aumentare. Per ora, i politici restano nelle retrovie del fronte socio/economico nazionale; c’è, però, da chiederci quando renderanno operative le strategie per ridare al Paese quella fiducia che continua ad essere carente. La Seconda Repubblica resta, in ogni caso, una di quelle leggende metropolitane che sarebbe meglio avere il buon gusto di dimenticare. Prima di focalizzare il nostro ruolo in UE, c’è da chiarire le nostre sorti economiche interne. La crisi viene da lontano, ma da noi si è evoluta in modo assai differente che nel resto del Vecchio Continente. Ora, non sapremmo neppure azzardare delle previsioni per i mesi che ci separano da fine d’anno. Gli italiani, fuori e dentro i confini nazionali, sono fortemente demotivati da un sistema che vive solamente perché nessun politico è stato in grado d’offrire una guida diversa al Paese. Ed è proprio per questa posizione, in evidente regresso, che le nostre preoccupazioni aumentano. La disoccupazione è un altro segnale delle difficoltà nazionali. I provvedimenti varati sono un segnale da valutare in prospettiva. Forse, diritti e doveri si compenseranno. Quei diritti che dovrebbero garantirci un futuro meno difficile che resta sulle spalle di chi ancora riesce a rimanere nel mondo produttivo. Può sembrare strano, ma è proprio il “liberismo” modificato a darci i maggiori problemi. Del resto, ci preoccupa la mancata coesione politica sull’abolizione del Senato elettivo. Mentre la campagna elettorale per le Elezioni Europee è iniziata, all’interno vediamo pochi segnali in linea con i tempi che ci stanno ipotecando anche le prospettive per il futuro. Mentre tutti, ma proprio tutti, intendono polemizzare, vivere nel Bel Paese resta un problema da affrontare giorno per giorno. Dopo Renzi, comunque, vivremo in un’Italia più europea e meno fragile di quella che ha caratterizzato gli anni del secolo scorso. Segno, manifesto che, pur con tante insufficienze, la politica italiana è più vicina ad essere comprensibile. Sensazione che corrobora le nostre attese. Per finire, è meglio evitare di far confronti politici interni sui risultati che scaturiranno dalle imminenti Elezioni UE. L’Italia presenta, infatti, degli sviluppi socio/economici che non ci permettono tuttora un’analisi a intero campo. Le sorti dell’Unione Europea, stella italiana compresa, sono a tutt’altro livello.
Giorgio Brignola