Rubrica “EUROPA E NUOVO STATO SOCIALE”
Tempo fa fece scalpore la notizia che in Italia c’èra un pensionato che guadagnava oltre 91 mila euro al mese. Poi v’erano altri due che superavano i 66 mila euro. Un piccolo gruppo si ‘limitava’ a incassare ogni mese più di 40 mila. E poi? E poi non si sa molto di più. Risulta, comunque, che non sono pochi coloro che riscuotono oltre 10 mila euro mensili. Nel frattempo, sull’altra sponda si trova la metà dei pensionati italiani che non guadagna nemmeno mille euro e molti dei quali non arrivano a 500 euro mensili. Non è una situazione abnorme?
Conosciamo già la solita obiezione che a ogni elevata pensione corrispondono sempre, almeno nel sistema contributivo, consistenti contributi versati nel corso dell’intera vita lavorativa. Per quanto riguarda, invece, i beneficiari del vecchio sistema retributivo, è vero che c’è una sproporzione tra quello che è stato dato e quello che oggi si viene a percepire. Ma così lo prevedeva la legge e quindi non è possibile introdurre dei tagli retroattivi.
Facciamo allora un altro ragionamento. Chi oggi beneficia di una pensione d’oro ha guadagnato per tutta la vita stipendi d’oro e quindi c’è da presumere che sia una persona benestante. In ogni caso, chiunque in Italia può vivere con una pensione, ad esempio, di 5 mila euro e basta. Nessuno, invece, può vivere con una pensione di 500 euro, questo è poco ma sicuro. Allora, cosa è socialmente e umanamente è più sensato e giusto? Non alterare certi squilibri macroscopici garantiti da vecchie leggi o introdurre subito per le pensioni un tetto minimo dignitoso (almeno mille euro) e uno massimo (non più di 5 mila)?
Rainero Schembri
Direttore Responsabile
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