Borges elenca tre mali del mondo contemporaneo:
il bisogno di pubblicità e dell'apparire;
la distribuzione radicalmente ingiusta dei beni materiali e spirituali;
la divisione del mondo in nazioni.
(Luigi Zoja, Utopie minimaliste)
Tre propositi da tenere a mente, bisognerà conquistare i voti uno a uno, e per farlo niente vanità da politica salottiera/televisiva, giustizia sociale e valori, e non tradire anche noi “la più massimalista delle utopie minimaliste di oggi: l'Unione europea”, consapevoli che “gli errori dell'Europa non andrebbero risolti rinunciando all'Europa, ma rinunciando agli errori” (cito sempre Zoja).
1. Dopo sessanta mesi
Eccoci al rompete le righe, plenaria finale del Parlamento, ma in giro non c'è il clima eccitato dell'ultimo giorno di scuola. Molti deputati “uscenti” si chiedono: cosa ne sarà di me? Un po' tutti si chiedono: che Europa sortirà dal prossimo voto? Procedo tranquillo, con uno sguardo al passato e uno ai prossimi passi, come sempre quando si è raggiunto un valico.
Ieri. Me ne esco dal Parlamento col buon sapore delle tante cose fatte. Sul mio sito si trova il resoconto di questi cinque anni, iniziative declinate con questo indice: Africa, Ambiente e Rifiuti, Animalismo, Carceri, Cicli tematici (dibattiti sui dieci comandamenti, sui cinque continenti, sul restare/ partire/ tornare/ nomadismo), Commercio internazionale & reciprocità, Cultura, Disabili, Federalismo, Fondi europei (quanti sforzi!), Formazione (per giovani, amministratori, cittadini), Jugendamt, lavoro, Mediterraneo, Memoria collettiva e Antisemitismo, Palestina, Pari opportunità e Discriminazioni, Pluralismo dei media, Ricerca scientifica, Scudo fiscale e Banca d'Italia, Senza fissa dimora, Sistema Italia, Territorio. Per finire forse la cosa più importante: “Trasparenza (finanziaria e altro) e Presenza istituzionale”. Di altro ci siamo occupati, ma questi sono stati i filoni principali, anche troppi, e mai abbastanza.
Candidato. Sull'Huffington Post ho scritto di Scelta Europea e del suo manifesto. Scelta Europea è la prima presenza in Italia non di una coalizione di sigle, ma di una famiglia politica europea. C'è chi si è offerto al migliore offerente (spesso il PD), chi ha chiuso il proprio impegno, chi ha di fatto mollato l'ALDE gingillandosi con i suoi consunti stendardi. Io ho una fissa, molti di voi lo sanno: guardare all'Europa, non al proprio orticello. Questo valeva quando nel 2009 mi candidai nell'Italia dei Valori, allora bastione italiano dell'ALDE sotto la guida di Antonio Di Pietro, e vale ancora di più adesso, poiché voteremo – più importante che il partito nazionale – il candidato alla presidenza della Commissione. E l'ALDE ha presentato una sua lista, invitando tutti a partecipare, legata a chi considero intimamente il candidato migliore, e di gran lunga, Guy Verhofstadt.
2. Sempre sul passato
Preferirei sorvolare ma non posso scansare la domanda di molti, giornalisti in primis: e l'IdV? Anziché l'eletto voltagabbana, questa volta abbiamo il partito voltagabbana. Per almeno tre ragioni:
1: Linea politica: mi pare ormai molto filo PD. Un esempio: che le cose fossero cambiate l'ho capito con l'iniziativa sulla ricapitalizzazione di Banca d'Italia, tema scomodo, interessi grandi. Intrapresa in Europa, mai rilanciata in Italia da IdV, manco un comunicato stampa. Un anno fa sarebbe stato un cavallo di battaglia, ora invece quanta prudenza.
2: Vorrei un partito, non una banca. Girano troppi soldi. Dal luglio 2013 sono stati spesi oltre quattro milioni di euro dell'altrimenti vituperato finanziamento pubblico; una sede che costa da sola circa ventimila euro al mese, dirigenti che hanno avuto un bel contrattino di assistente parlamentare europeo, in barba alle più elementari regole, familiari piazzati negli uffici di Bruxelles. E quando sollevavo la questione, spallucce – “ma che importa, perché te la prendi cosi?”. Insomma, un patrimonio morale disperso.
3: Europa. Non ho capito il rifiuto di aderire alla lista dell'ALDE, giustificata con alcune piccole bugie ben documentate, e nemmeno il mancato sostegno di IdV alla candidatura di Verhofstadt, progressista e federalista. C'era anche chi preferiva il custode del rigore Rehn. Che c'azzeccava? Mistero della fede.
Ma la vita è lunga. Antonio Di Pietro resta un riferimento di coraggio e di determinazione, e con lui tanti amici di IdV, molti restati nella lista dell'ALDE.
In ogni caso, la regola d'oro è: “Never complain, never explain”, un sincero in bocca al lupo a tutti, e sempre disponibile se posso aiutare ogni buona causa.
3. Fino alla fine: commercio internazionale
Gli ultimi due interventi in plenaria sono stati un congedo da temi cari: la marcatura d'origine obbligatoria – il fatidico “Made in”- nuovamente approvato dal Parlamento, segno che si può battere la Germania quando si vuole. Vedremo se il nuovo governo saprà convincere questa volta dei risultati approvati dal Parlamento; e una piccola tigre asiatica come il Vietnam, una dittatura con la quale l'UE sta negoziando un accordo di libero scambio, rispetto al quale ne abbiamo di condizioni da porre. Valorizzare chi non ha delocalizzato, e apertura su un mondo di opportunità ma senza farci passare per fessi – le due corde tese.
4. Sometimes in April 1994: 800.000 vittime
Venti anni fa, in aprile, cominciava il genocidio ruandese. Al Parlamento (presto anche a Firenze) abbiamo presentato “Shoah e Ruanda, due lezioni parallele” (Giuntina), un mio piccolo libro col primo confronto tra gli stermini degli ebrei e dei tutsi. Rispetto all'unicità della Shoah, il genocidio ruandese è una sorta di “figlio maggiore”, con cinquant'anni tra i due olocausti e troppi punti in comune: anche sulle responsabilità europee, sulla “zona grigia”, sull'oscenità del revisionismo. Analogie inquietanti, quello che non doveva ripetersi si è ripetuto.
5. Felicità, questa sconosciuta
Un rapporto sano con la memoria, è indispensabile per avvicinarsi alla felicità: dopo Roma e Firenze, ne abbiamo parlato a Bruxelles, con l'ambasciatore del Bhutan (patria della National Gross Happiness), Vittorio Prodi, lo scenografo della Scala Enrico Bagnoli, la presidente dei Verdi europei Monica Frassoni, Alberto Tamburrini, Leonardo Clerici. Il filosofo Leonidas Donskis ha avvertito: se anche gli italiani smarriscono il senso della felicità, allora depressione assicurata per tutti… Cito ancora Zoja: “La sincerità, la serenità, il superamento dell'ansia, la tenerezza, l'amore stesso, il fare bene le cose quotidiane non accrescono direttamente il Pil di una nazione. E la precedenza data al Pil è una delle caratteristiche che hanno finito coll'accomunare i diversi programmi politici, rendendoli sempre più estranei ai nostri bisogni istintivi”. Cominciamo col nominare la felicità – con la sua misura – e saremo una cultura politica più ambiziosa, oltre le grida e oltre le strette contingenze.
6. La lezione del Grande Raccordo Anulare
Tanti protagonisti anche ai due ultimi corsi per amministratori e rappresentanti della società civile: ognuno ha portato le sue buone pratiche, componendo una ghirlanda di impegni – dagli insegnanti di storia ai fondi europei, dall'inclusione sociale a Roma alla valorizzazione del territorio marchigiano. Ospite d'eccezione, Gianfranco Rosi, regista di Sacro GRA, Leone d'Oro a Venezia. Un film documentario senza un attore, che descrive in modo mirabile il mondo frastagliato, saldo o smarrito del margine, la cintura che in realtà è più reale del centro e della sua “Grande Bellezza”, che tiene tutto insieme, miracolosamente.
7. Tre “D”
La politica che avrà questo sguardo, partendo dalla periferia e non dal centro, dal fare e non dall'annunciare, è la sola possibile per l'Europa. Chissà se ci arriveremo. Ci sono talmente tante iniziative previste per le prossime settimane che rimando al sito e alle comunicazioni specifiche, a cominciare da una dozzina di corsi di europrogettazione su tutta Roma – l'Europa come opportunità è quella che mette di più il buon umore. Del resto, una campagna elettorale si fa per Dovere (credetemi, è un sacrificio), per Dignità (il rispetto che dobbiamo agli altri, e a noi), e a suo modo anche per Divertimento… Un sorriso.
Niccolò Rinaldi
Deputato al Parlamento europeo
Vice Presidente del Gruppo ADLE – Alleanza dei liberali e democratici per l'Europa