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La Banca Popolare dell’Emilia-Romagna è il nono gruppo bancario nazionale.
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Il prezzo di borsa di un’azione è pari a 8,73 euro; quest’importo moltiplicato per il numero delle azioni fornisce un valore di borsa pari a 2.914 milioni d’euro.
Il patrimonio di bilancio è di 3.539 milioni d’euro; di conseguenza il rapporto fra il valore di borsa e quello di bilancio è pari a 0,82; importo inferiore alla media dei multipli di mercato nelle banche italiane.
La banca non vale il suo valore contabile.
Il valore reale della banca è in parte rappresentato dal patrimonio di bilancio che costituisce il valore accumulato negli anni passati. Al patrimonio di bilancio occorre aggiungere l’avviamento che rappresenta il reddito che nel futuro deriverà dal lavoro indotto dall’attuale clientela.
Il mercato non riconosce alla banca alcun avviamento.
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Rispetto a 7 anni fa la banca ha perso il 46%.
Sarebbe urgente che l’amministrazione fosse nelle mani di persone che avessero come unico obiettivo il mantenimento del valore della banca.
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L’azione del Consiglio d’amministrazione è debole e conservatrice: c’è bisogno del cambio di tutti i consiglieri. Ora i consiglieri mantengono la carica a vita: occorre introdurre un sistema democratico.
L’attribuzione di un solo voto a ciascun socio è tipica della piccola cooperativa in cui tutti partecipano con stessa quota di capitale. In una cooperativa di medie dimensioni trattata in borsa, il voto capitario non è democratico.
Col metodo democratico, il potere spetta a chi ha merito, che, in un’azienda, si misura con la quantità di capitale sottoscritto. Chi ha poche azioni ha poco merito. E’ bene che i soci possano esercitare il diritto di voto proporzionalmente al numero d’azioni posseduto.
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I singoli azionisti, nei loro studi, officine, aziende, possiedono il 100% del capitale e su questa base governano le imprese e rischiano tutto il patrimonio personale. Nella banca, invece, tutti i consiglieri, insieme, possiedono un capitale pari al 2%; essi hanno poco merito.
Investendo più capitale, sarebbero interessati a una dignitosa remunerazione degli azionisti.
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L’abolizione del voto capitario renderebbe il governo delle cooperative simile a quello delle spa; l’Italia dovrebbe modificare legge bancaria e codice civile e ciò sarebbe favorevole alle banche popolari e ai loro azionisti.
Prof. Giorgio Trenti Commercialista e Revisore www.trentigiorgio.it
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