Precari in Ateneo pagati meno di tre euro l’ora, il commento della Cinti

La responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna: “Prima di arrivare, come accaduto per i dipendenti di Coopservice presso la Biblioteca di Via Zamboni, ad una accesa protesta che ha rivelato ancora una volta l'esasperazione per una condizione lavorativa divenuta e percepita come insostenibile, sarebbe stato corretto avviare perlomeno un confronto tra le parti, che chiarisse i contenuti dell'accordo e focalizzasse l'attenzione sui dipendenti,al centro di una prospettiva di pagamento che, a prescindere dalle mansioni precise offerte, non è facilmebnnte comprensibile ne tanto meno giustificata nella sua eventuale generalizzazione”

Bologna, 20 marzo 2014 – E' la protesta dei dipendenti precari presso la Biblioteca multimediale dell'Università di Bologna in Via Zamboni 25, quella scatenatasi nuovamente negli ultimi giorni. C'è chi parla da tempo di situazione “drammatica” e “insostenibile”, ed è a partire dalla sollevazione da parte dei lavoratori Cub, e dagli studenti di Hobo e Hera che si è optato per un incontro con il Prorettore Emilio Ferrari. Già lo scorso novembre, il nodo di Palazzo Paleotti era stato sollevato a causa dell'affidamento dell'appalto a Coopservice e del fatto che i dipendenti hanno subito una netta riduzione dello stipendio, tanto che attualmente essi vengono pagati da 2,80 a 3,20 euro l'ora. Intanto per il 27 marzo è già convocato uno sciopero e, a detta del Cub, la questione potrebbe coinvolgere altri dipendenti degli appalti affidati dall'Ateneo alle cooperative. Secondo quanto affermato dal sindacato di base, potrebbero esserci un centinaio di persone nelle stesse condizioni dei colleghi della Biblioteca multimediale. Una trentina di manifestanti sono di recente entrati in Rettorato, ma si son trovati di fronte ad una porta chiusa; nel contempo si è presentato loro Emilio Ferrari, affiancato da Giuseppe Colpani, direttore generale, il quale ha accusato la sindacalista della Cub Antonella Zago di dire “fesserie”. Ferrari, dal canto suo, e accanto ad un manifestante che urlava: “E' cinque mesi che questi lavoratori non possono pagare l'affitto”, ha replicato dicendo: “Me ne rendo perfettamente conto, ma non si può dire che esistano condizioni di sfruttamento determinate volontariamente dall'Università, che ha seguito le procedure di legge”. Nonostante ciò, Ferrari ha assicurato che farà il possibile per migliorare la situazione. Il Rettore Ivano Dionigi ha poi dichiarato in una nota: “Seguo con attenzione e anche con preoccupazione la situazione economicamente anomala in cui versano i dipendenti della Coopservice: per questo mi sto adoperando affinchè al più presto venga trovata una soluzione che riconosca le legittime istanze dei lavoratori” La Coopservice ha invece sottolineato di aver agito “correttamente sin dall'inizio”, ovvero dal momento dell'aggiudicazione dell'appalto, e di essere “disponibile a fare ulteriori proposte salariali migliorative”.
Luana Cinti, responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna, in merito alla vicenda si è così espressa: “Situazione ingarbugliata che merita tanto un deciso quanto un repentino approfondimento, ed una riflessione riguardo al percorso e alle precise modalità seguite nell'attribuzione dell'appalto, con una analisi delle procedure di legge chiamate prontamente in causa per giustificare il tipo di contratto posto in essere per i lavoratori coinvolti. Prima di arrivare, come accaduto per i dipendenti di Coopservice presso la Biblioteca di Via Zamboni, ad una accesa protesta che ha rivelato ancora una volta l'esasperazione per una condizione lavorativa divenuta e percepita come insostenibile, sarebbe stato corretto avviare perlomeno un confronto tra le parti, che chiarisse i contenuti dell'accordo e focalizzasse l'attenzione sui dipendenti,al centro di una prospettiva di pagamento che, a prescindere dalle mansioni precise offerte, non è facilmente comprensibile ne tanto meno giustificata nella sua eventuale generalizzazione. A chi conferire le responsabilità? Chi è in prima istanza chiamato a sopperire le lacune di un sistema di rimpallo in cui ogni organo o istituzione si sente legittimato nel delegare obblighi e competenze particolari ad altri? L'idea è quella di un macchinoso processo tramite il quale i dipendenti che chiedono aiuto non sono in grado di sapere se e quando verranno accolte le proprie istanze. Istanze che andrebbero portate avanti con l'obiettivo di un accordo proficuo e costante, una rete di comunicazione tra tutti gli attori coinvolti, poichè tende a sfuggire e a diradarsi, agli occhi dei più, la percezione di un lavoro sinergico che lungi da frasi di circostanza e progetti di ascolto per il futuro, si predispone a mirare al cuore delle singole questioni e a pensare, a sperimentare con impegno strategie migliorative che mettano al centro il dipendente, con i suoi innegabili diritti ed esigenze, ma innanzitutto la sua persona”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna
italiadeidiritti@yahoo.it
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