àˆ stato presentato ieri, 26 febbraio 2014, in Commissione Diritti umani del Senato il rapporto annuale sulle crisi umanitarie in Sudan

È stato presentato ieri, 26 febbraio 2014, in Commissione Diritti umani del Senato il rapporto annuale sulle crisi umanitarie in Sudan, con particolare riferimento al Darfur e al Sud Kordofan, area in cui si sta concentrando un'azione militare del governo sudanese che coinvolge la popolazione civile nonostante Khartoum continui a negarlo.

Quest'anno il dossier realizzato da “Italians for Darfur”, associazione capofila in Italia della campagna per i diritti umani in Sudan, in collaborazione con Unamid, la missione di peacekeeping 'Onu – Ua' dispiegata nella regione, è stato corredato da prove documentali video sui bombardamenti in varie aree del Sudan, in particolare sui Monti Nuba.

Dall'audizione della presidente dell'associazione, Antonella Napoli, e dal portavoce della comunità dei rifugiati del Darfur in Italia, Abu Mohamed Gasim, è emerso che a dieci anni dal conflitto – 300mila morti e oltre due milioni di sfollati – non si profila alcuna soluzione. Anzi, la situazione si è aggravata perché in Sudan si sono aperti altri fronti.

L’ufficio degli Affari Umanitari di UNAMID, il contingente di peacekeeping dispiegato in Darfur che aggiorna quotidianamente 'Italians for Darfur' sugli sviluppi della crisi e sui progressi della missione, ha evidenziato che almeno 100mila nuovi sfollati hanno dovuto abbandonare le proprie case a seguito degli attacchi registrati da parte delle forze armate sudanesi ma anche a causa degli scontri interetnici.

L'episodio più grave lo scorso novembre nel sud-ovest del Darfur dove la recrudescenza degli scontri tra le tribù Misseriya, Salamat e Taisha ha causato almeno 500 vittime.

Conseguenza della ripresa del flusso dei profughi verso gli affollatissimi campi di accoglienza è stato il peggioramento del trend della qualità della vita. E nel 2014 le sempre più scarne possibilità di assistenza delle decine di migliaia di nuovi profughi, per lo più donne e bambini, mettono a rischio tutto il Darfur.

Risorse idriche e alimentari sempre più ridotte e condizioni sanitarie e standard di sicurezza inesistenti sono le carenze più gravi che favoriscono la perdita di vite umane.

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