«È indicativo di un grave inquinamento delle istituzioni dello Stato». Lo dichiara la deputata M5S Dalila Nesci, riguardo all’arresto dell’ex capo della Mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento e del suo vice Emanuele Rodonò, che attraverso l'avvocato Antonio Galati avevano, secondo la Dda di Catanzaro, rapporti diretti con uomini del casato dei Mancuso. La parlamentare aggiunge: «Per l’accusa Lento e Rodonò avrebbero depistato indagini, omesso comunicazioni ai magistrati e arrestato soltanto membri di famiglie rivali. Credo che un comportamento del genere debba mettere in allarme il ministro dell’Interno e far riflettere il presidente del Consiglio, che ha scelto irresponsabilmente di non nominare il magistrato Nicola Gratteri come ministro della Giustizia».
«La Calabria – conclude Nesci – ha un’emergenza istituzionale permanente, che va riconosciuta senza alcuna sufficienza o leggerezza. Purtroppo, la lotta alla criminalità organizzata diventa impari, se non c’è una presa di coscienza, da parte dello Stato centrale, che qui la situazione è disperata e oltrepassa la fantasia, che le complicità offendono le istituzioni e che non si può più fingere, ignorare, sottovalutare. Mi auguro che questo fatto di cronaca porti il nuovo governo a un’attenzione reale sulla Calabria, anche per evitare che le forze dell’ordine impegnate sul territorio, spesso senza mezzi, subiscano un ingiusto discredito».
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