Iniziato sciopero della fame a staffetta nelle scuole bolognesi, il commento della Cinti

La vice responsabile dell'Italia Dei Diritti per la Scuola e l'Istruzione: “Ciò di cui questi precari di tutte le età chiedono legittimamente con forza, attraverso le più disparate – e come in questo caso disperate iniziative – è che si comprenda una volta per tutte la gravità della situazione vissuta, tanto dalla Scuola come Istituzione, con il suo fondamentale ruolo e le sue criticità, quanto dal suo personale, formatosi con anni e anni di studio, quello stesso studio che ancora una volta risulta sminuito, in barba ai sacrifici che lo hanno sostenuto”

Roma, 26 febbraio 2014 – Gli insegnanti precari delle scuole primarie di Bologna, senza interrompere le lezioni, hanno cominciato uno sciopero della fame a staffetta per chiedere siano rispettati i loro diritti. L'iniziativa è partita su iniziativa Gruppo Precari Scuola Elementare Cobas Bologna, e si è accompagnato allo slogan “fame di diritti”. La richiesta dei manifestanti è stata: “Vogliamo corsi abilitanti gratuiti all'interno delle nostre scuole pubbliche”, e ancora: “Negli ultimi dieci anni la scuola primaria italiana è rimasta in piedi solo grazie al lavoro degli insegnanti precari”. Si è appreso che la maggioranza di questi insegnanti (diplomatisi entro il 2002) si sono visti vanificare il valore abilitante del diploma e ora attendono l'attivazione di corsi universitari a pagamento, chiamati PAS, di fatto avviati solamente in alcune realtà regionali. “Si sta prospettando una situazione di gravissima disuguaglianza tra precari 'fortunati' che potranno conseguire da quest'anno l'abilitazione e avranno così priorità rispetto quelli la cui Regione non ha attivato i PAS, dicono alcuni di loro. E' comunque un dato certo la sentenza del Consiglio di Stato del giugno 2013 che riconosce abilitante il diploma magistrale conseguito entro il 2002. Dunque da lunedì 24 febbraio, si è deciso di intraprendere uno sciopero della fame a staffetta per manifestare a tutela dei diritti dei docenti precari. Tale iniziativa proseguirà fino a sabato 1 marzo, quando tutti gli insegnanti precari delle primari saranno invitati alle 10:30 ad una assemblea a Bologna (Via San Rocco 5/D), dove si prenderanno decisioni sulle modalità con le quali proseguire la battaglia da poco cominciata.
Luana Cinti, vice responsabile dell'Italia Dei Diritti per la Scuola e l'Istruzione, in merito al tema trattato ha dichiarato: “Precariato dei tantissimi e bravi docenti sparsi sul territorio nazionale e precariato nelle politiche scolastiche, nei piani di intervento solidi e condivisi che si attendono da anni, e che invece si susseguono senza incidere in maniera decisa ed efficace sull'organizzazione complessiva. La situazione è certamente delicata e preoccupante, in quanto la percezione diffusa è di una corsa ad ostacoli tra corsi, tirocini e percorsi abilitanti che paiono non portare mai da nessuna parte, o perlomeno non bastare mai rispetto ai requisiti di accesso di volta in volta richiesti nel passaggio tra un Ministero competente e l'altro, nell'ambito di una vera staffetta che non mostra l'arrivo, non promette un traguardo chiaro, portatore di miglioramento. Stiamo parlando di migliaia di preparati professionisti che da anni militano nella scuola italiana statale offrendo un prezioso contributo, con in mano titoli di studio purtroppo sempre in pericolo di essere declassati o resi nulli rispetto alle normative vigenti o recenti, in merito alle quali sfuma la consapevolezza del loro valore abilitante, e persino di fronte a sentenze come quella del Consiglio di Stato dell'anno appena trascorso. Ciò di cui questi precari di tutte le età chiedono legittimamente con forza, attraverso le più disparate – e come in questo caso disperate iniziative – è che si comprenda una volta per tutte la gravità della situazione vissuta, tanto dalla Scuola come Istituzione, con il suo fondamentale ruolo e le sue criticità, quanto dal suo personale, formatosi con anni e anni di studio, quello stesso studio che ancora una volta risulta sminuito, in barba ai sacrifici che lo hanno sostenuto. Le gratificazioni mancano, o sono inadeguate rispetto all'impegno profuso e al lungo percorso di formazione che sta necessariamente alla base della professione di insegnante, mentre le contraddizioni animano e sono una parola chiave della Scuola, come nel caso dei PAS, a pagamento e non presenti in tutte le Regioni. Tutto ciò non può che contribuire a rafforzare l'immagine di una organizzazione non sufficientemente solida, ovvero pensata con criterio e le dovute valutazioni, nell'ambito di un intervento tanto deciso quanto omogeneo, lontano da discrepanze pericolose tra le diverse realtà del nostro territorio e, per tale ragione, potenzialmente discriminatorie. L'idea di fondo è dunque che manchi una visione concreta e d'insieme che rappresenti la base di partenza per un nuovo inizio, per un salto qualitativo che dia una svolta progressiva al concetto di Scuola italiana perennemente carente di risorse, di iniziative compatte e di volontà di cambiare lo stato delle cose. La scommessa è dunque quella di un impegno che ribalti tale percezione e si avvii su una strada nuova, che punti finalmente sulle tante energie presenti incentivandone l'impiego, che promuova e gratifichi sostenendole, le figure che nella Scuola hanno posto il proprio impegno e in tale settore riposto le proprie speranze per il futuro”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Scuola e Istruzione
www.italiadeidiritti.it
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