LA RESA SULL’ITALICUM SAREBBE INSPIEGABILE

Al netto della bella e giovane presenza esibita dal nuovo esecutivo, si possono mettere in fila non poche riserve critiche magari un po' convenzionali: un vistoso deficit di competenza e di esperienza in taluni dicasteri che francamente le presupporrebbero, l'indecifrabile profilo ideologico-programmatico sul decisivo versante delle politiche economiche e del lavoro, la liquidazione di una risorsa per la nostra politica estera quale la Bonino (oltre a Letta), l'improvvisazione e la casualità della soluzione relativa al delicato ministero della giustizia e, su tutto, la conferma in dicasteri chiave dei ministri in quota Ncd quale sigillo della invariata e politicamente disomogenea maggioranza politica che sosteneva il governo Letta. Limiti non da poco che vanno ad aggiungersi al cosiddetto peccato d'origine del governo Renzi, quello di essersi sostituito a Letta con metodi spicci, senza un passaggio elettorale, grazie alla più tradizionale negoziazione di vertice con partiti e partitini, con un pulviscolo di sigle e di correnti, di cui si rinviene traccia nella stessa distribuzione delle caselle ministeriali. Ciò detto, penso si debba fare un'apertura di credito al nuovo esecutivo. Pur senza indulgere ad attese miracolistiche affidate tutte e solo al carisma e alla declamata energia cinetica (?) del leader, noi, uomini della vecchia politica, ancorati a paradigmi convenzionali, dobbiamo vincere i nostri pregiudizi e non sottostimare fattori che segnano la singolarità/straordinarietà di questo tempo politico: la dirompente ancorché un po' generica e talvolta iconoclasta domanda di discontinuità, la esigenza di dare volto e rappresentazione al protagonismo di una nuova generazione giustamente severa con chi l'ha preceduta, la voglia di fare e la carica di entusiasmo (venata da qualche giovanile incoscienza) della nuova classe politica popolata di giovani e di donne. A noi può sembrare poco, ma forse a condizionarci è il nostro datato angolo di visuale.
In breve, dobbiamo dare credito a fattori extra o metapolitici e mettere pure da parte le suddette riserve politiche convenzionali. Tranne una, a mio avviso però decisiva. Alludo alla sorte della nuova legge elettorale, l'Italicum. Ancora non ho capito. Circolano versioni opposte. Se Renzi si fosse arreso davvero al differimento della riforma elettorale, se la sua rivoluzione promessa naufragasse sul lodo Lauricella-Pisicchio (anche i nomi da prima Repubblica hanno una loro eloquenza) che mette l'Italicum in coda al lungo, complesso e incerto varo della riforma costituzionale del Senato, egli si priverebbe così della sola arma efficace, quella delle elezioni eventuali, e il Renzi 1 rischierebbe di configurarsi come il Forlani 2, come la rinuncia alla “smisurata ambizione” di riformare il sistema politico-istituzionale. Un governo ostaggio di partiti, correnti e singoli parlamentari. A che sarebbe valso l'azzardo del patto sottoscritto con Berlusconi? la forzatura della cacciata di Letta? la stessa conquista della leadership PD attraverso la netta vittoria delle primarie? E perché mai FI dovrebbe cooperare alle riforme costituzionali se il PD sconfessasse la priorità dell’Italicum che dunque si dissolverebbe oltre l’orizzonte….?
Si può dissentire dal progetto politico di Renzi, dalla sua scommessa sulla democrazia maggioritaria e di investitura, ma è difficile non riconoscerle un carattere maiuscolo e la sottesa “smisurata ambizione”, quella appunto di una complessiva riforma del sistema politico e di una discontinuità nei suoi attori protagonisti, personali e collettivi (penso a partiti davvero dalla forma nuova). Già egli ha dovuto derogare a quel paradigma – e non è poco – nel modo incoerente ed opaco con il quale ha assunto la premiership. Se dovesse anche differire a un futuro lontano e incerto l'Italicum che è condizione, leva e premessa dell'originario disegno riformatore, sarebbe pressoché impossibile riscattare i compromessi e i prezzi (patto con il Caimano compreso, altrimenti ingiustificabile) cui ha dovuto soggiacere. Come ignorare, del resto, la circostanza che l'accelerazione/forzatura che lo ha condotto a palazzo Chigi, con l'avallo non privo di riserve mentali dei suoi oppositori interni ed esterni al PD, prende le mosse proprio dall'incardinamento alla Camera dell'Italicum? Credo di non sbagliare se osservo che tra le ragioni prossime e decisive della decisione di mirare subito alla premiership figura il calcolo che altrimenti i piccoli partiti e la minoranza PD, complice il voto segreto, avrebbero potuto affossare l'Italicum e con esso l'intero suo disegno. Come potrebbe ora rinunciarvi? Questa sì sarebbe la sua capitolazione. Ecco perché, sul punto, è lecito attendere parole chiare e atti conseguenti. Caro Matteo, io, antiberlusconiano non pentito, ho preso per buona la tua rassicurazione secondo la quale il patto sulle regole con Berlusconi è mirato a non fare mai più governi con lui ma anche con gli Alfano con Formigoni appresso. Ti prego: non farmi pentire.
Franco Monaco

Lascia un commento

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: