CISAL, DALL’EUROPA ALL’ITALIA, COME FERMARE IL FIUME IN PIENA DELLA CRISI? …

Questa crisi, che ha investito e che continua -almeno in parte – ad investire tanti Paesi, sembra proprio avanzare inesorabilmente come un fiume in piena, trascinando via con se tutto lo strato economico e sociale che incontra lungo il percorso.

I Governi che più di recente si sono succeduti, da ultimo l’oramai ex Letta, hanno continuamente sostenuto che la crisi era finita e che “… si vede la luce in fondo al tunnel …”. C’è stato persino chi ha snocciolato le cifre di un supposto miracolo italiano, che avrebbe determinato una costante crescita del PIL pari all'1% nel 2014, 2% nel 2015 e così via.

Eppure, quello che –invece- vediamo intorno a noi, ha tutto un altro tragico sapore.

La crescita esponenziale della disoccupazione, soprattutto giovanile (il 21% dei giovani in Italia compresi tra i 15 e i 24 anni non studia e non lavora); poi i cassaintegrati, gli esodati, i suicidi di tanti piccoli imprenditori, le aziende che chiudono, la produzione che si ferma.

“Bisognava fare della chirurgia, è vero, ma la chirurgia la fanno i chirurghi con il bisturi e non i macellai con l'accetta. E durante l'operazione c'è bisogno di sangue”. Il macellaio è la troika; l'accetta sono le politiche austerità, i tagli e la riforma del mercato del lavoro e dello Stato sociale imposte da Bruxelles; le sacche di sangue che mancano sono il sostegno economico alla popolazione dei quattro Paesi UE sotto programmi di aiuto finanziario internazionale, Portogallo, Irlanda, Grecia e Cipro, (ma la lista può essere ampliata con Spagna e Italia).

La frase è di un eurodeputato spagnolo, A. Cercas, autore di un rapporto sugli effetti sociali dell'attività della troika nei Paesi indicati, approvato il 13 febbraio scorso dalla commissione affari sociali a larghissima maggioranza.

Se questo è il quadro che emerge da Bruxelles, come si concilia con le dichiarazioni dei nostri governanti?

E’ presto, anche se tristemente, detto.

Il mondo dei politici, degli alti dirigenti pubblici e di quelli delle aziende partecipate, non vivono la crisi. Molto più semplicemente, la studiano, la teorizzano, ne sviscerano le cause ricavandone proiezioni (spesso fallaci) sul futuro, ma ‐fondamentalmente ‐ non la conoscono. E questo, in tutti quei Paesi – Italia compresa – dove la crisi “morde” ferocemente, sta scavando un solco sempre più profondo tra cittadini e istituzioni. Nel nostro Paese, troppo grande è ormai il divario tra chi gestisce e amministra la cosa pubblica in modo spesso allegro e spericolato, quando non addirittura truffaldino e illegale, ed i comuni cittadini.

Giorno dopo giorno, emergono le cifre del nostro dissesto; un esempio: 7.340 sono le società pubbliche, delle quali ben 7.065 controllate dagli Enti locali, che negli anni hanno prodotto una perdita complessiva di 2,2 miliardi di euro.

Noi della Cisal – afferma Paola Saraceni, Segretario Generale del Dipartimento Ministeri, Sicurezza e P.CM. – crediamo che si debba agire in due direzioni. Da un lato, sull'azione della politica, che deve ridurre drasticamente i suoi costi e le sue spese quando (molto spesso) sono eccessive, inutili, funzionali solo a garantire status e prestigio ai suoi vertici, per reinvestire questi fiumi di denaro pubblico in servizi per i cittadini, aumentando i livelli minimi delle pensioni, creando lavoro per i giovani e via di seguito. Dall’altro, è indispensabile lavorare anche sul piano dell'etica, al fine di trasformare, in modo profondo, l'intero Paese. Questo perché, se è vero che il pesce puzza dalla testa, è altrettanto vero che esempi negativi vengono anche dalla base, come nei tanti casi rilevati di quei pubblici dipendenti sorpresi a timbrare l'entrata e l'uscita in servizio per i colleghi assenti, truffando in tal modo lo Stato e ‐ quindi ‐ tutti noi.

Spesso gli autori di simili gravi comportamenti, sui quali non transigiamo e non lo faremo mai ‐ prosegue la Saraceni – si giustificano con l'alibi che “in alto fanno molto peggio”; ma ciò non può e non deve mai assurgere a giustificazione, anche quando questo fosse vero. Bisogna spezzare questa catena, questa diffusa subcultura del “tutti colpevoli, allora nessun colpevole” perché “lo fanno tutti”.

Secondo noi della CISAL – conclude la Saraceni – bisogna partire proprio da qui se si vuol tentare di cambiare in meglio, una volta per tutte, questo nostro martoriato Paese.

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con cortese preghiera di pubblicazione e ampia diffusione

Il Responsabile

Ufficio Stampa e P.R.

Antonello Iuliano

Il Segretario Generale

Paola Saraceni

FPC – Funzioni Pubbliche Centrali
DIPARTIMENTO MINISTERI � PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI � SICUREZZA

UFFICIO COMUNICAZIONE E RAPPORTI CON LA STAMPA E I MEDIA

Responsabile
Antonello IULIANO
-Giornalista
– Mediatore
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Fax 0961.726043
Skype: prof.antonello
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