Anche se l’anno è “giovane”, pensiamo che questo 2014 potrebbe essere quello “buono” per impostare la ripresa socio/economica del Paese. Il nostro non è ottimismo di facciata, ma, più oggettivamente, il risultato di una serie di segnali che, dati i tempi, non possono essere valutati come delle concomitanze. Ce ne siamo accorti in molti, anche se non tutti. Il quadro politico italiano è in progressiva evoluzione e la “tradizione” inizia a lasciare più spazio alle “strategie” che annullano, di fatto, il concetto di “destra” e “sinistra”. In pratica, il naturale “confine” della politica italiana; almeno sino alla prima decade del Nuovo Millennio. Poi, le cose, magari impercettibilmente, sono iniziate a cambiare. Ora, il punto oscuro è il “centro” del sistema. Quello che, qualunque sarà la nuova Legge Elettorale, condizionerà la “stabilità” politica che, da noi, è sempre stata fondata su una sorta d’alchimia di discutibile successo. La fisica lo insegna: quando due poli di “segno” opposto s’incontrano, le loro potenzialità s’annulla. Come a scrivere che il primo segnale di convergenza tra la risorta F.I. ed il PD potrebbe essere accompagnato da altri aspetti per un sistema non”adeguato”, ma nuovo. Più nei contenuti, che negli uomini che provano a portarli avanti. Dopo molti tentativi disattesi, il “vecchio” non dipende solo dall’età, ma anche da ciò che si porta dietro. Non a caso, la politica, quella che contava sino agli albori del nuovo secolo, in una dozzina d’anni, ha perso di lucidità e molte posizioni, con gli uomini che le hanno rappresentate, sono state abbandonate; anche da parte dei ” gregari” che, prima, le sostenevano. Così, una sorta d’appoggio, basato sul dare per avere, comincia a tramontare. Proprio tra il chiaro e lo scuro, si stanno collocando i nuovi “illuminati”. Quelli che già c’erano, ma non brillavano di luce propria. Entro la primavera, tanto per dare un limite temporale, tutti i “nodi” della politica verranno al pettine. Il nostro futuro sarà, così, meno condizionato dal passato. Senza, in ogni modo, credere che il peggio sia finito. Tanto per essere più chiari: la politica può avere un’evoluzione “camaleontica”, l’economia, purtroppo, No. Investire in produttività non conviene ancora. Perché manca, per il momento, un preciso confine ideologico tra la gestione del potere politico ed economico. Se la prossima Legislatura ed il derivante esecutivo riusciranno a disgiungere questi due aspetti di un’unica realtà, allora potremo guardare oltre. Per ora, resta il buio.
Giorgio Brignola