IL PUNTO di Marco Zacchera n. 473 del 12.1.2014

SOMMARIO: IL PIEMONTE IN MANO AL TAR – UN PENSIERO DA VERBANIA A BUSSELTON –
AUTOSTRADE – ALITALIA E MALPENSA

GIUSTIZIA E POLITICA
Dopo 4 anni (!) di discussioni, ricorsi e rinvii il TAR del Piemonte ha
finalmente deciso: annullate le elezioni regionali del 2010, tutto da rifare.
Per serietà prima di commentare a fondo una sentenza vanno lette le motivazioni
dei giudici – per ora ancora sconosciute – e speriamo siano frasi chiare e
comprensibili con le quali si riuscirà (forse) a capire perché i giudici
torinesi considerino nulli i 27.000 voti della lista “Pensionati per Cota” e
non – per esempio – quelli della lista “Pensionati ed invalidi per Bresso”
liste che entrambe, si è poi accertato, raccolsero firme e candidature in modo
scorretto, liste che peraltro furono al tempo accolte dalle commissioni
elettorali competenti.
Se è indubbio che chi abbia truffato nella raccolta delle firme deve pagare
duramente ed essere per sempre cacciato dal mondo politico, perché dei giudici
possono però annullare ora il libero voto di quei cittadini che ovviamente non
potevano sapere che la lista “Pensionati” fosse irregolare? Soprattutto non ci
si venga a dire che chi votò “ Pensionati per Cota” (e idem per la Bresso) non
sapesse quale fosse il presidente prescelto con il suo voto. Quindi – se la
volontà espressa dai cittadini-elettori è (o dovrebbe essere) sovrana – perché
cancellare quei voti come se non esistessero?
Se comprate il salame da un salumiere e poi si scoprisse che quell’esercizio
non ha la licenza sanitaria in regola forse si chiuderà il negozio, ma intanto
il salame ve lo siete mangiato!
Al più si poteva e si dovrebbe doverosamente annullare l’elezione del
consigliere eletto con quella lista “taroccata” (recuperando il primo seggio di
un non eletto in un’altra lista collegata) ma non cancellare i voti per la
presidenza anche perché teoricamente il voto era disgiunto e chi ha votato
“Pensionati per Cota” voleva indubbiamente votarlo come presidente.
Non sta in piedi anche il ragionamento (ma, ripeto, leggeremo la sentenza) che
vengano poi cancellati i voti di una lista di centro-destra e non quelli della
lista di sinistra perché i ricorsi contro di questa sarebbero stati presentati
in ritardo. Ma come si poteva sapere “prima” che i giudici avrebbero “poi”
buttato tutto all’aria con la prima lista? Sono obiezioni da cittadino
semplice, sicuramente fior di giudici ed avvocati sosterranno giuridicamente il
contrario, ma sta di fatto che i cittadini piemontesi hanno in maggioranza
votato per Cota e una sentenza della Magistratura adesso ribalta ed annulla il
risultato elettorale.
Questo – come in tanti casi di questi anni, guarda caso tutti politicamente a
senso unico “anti centro-destra”– non funziona perché allora sarebbero
contemporaneamente da incriminare (facendogli pagare i danni) quei Magistrati
che 4 anni fa hanno accettato una lista elettorale “taroccata”! Se c’erano dei
dubbi un controllo a campione sulle firme raccolte si poteva fare in via
telematica, collegandosi con qualsiasi comune piemontese in pochi minuti!
Mi auguro che alla fine non sia allora prevalsa una scelta pilatesca dei
giudici in attesa di un probabile, ulteriore ricorso al Consiglio di Stato e
quindi di fatto nel frattempo la probabile chiusura temporale della legislatura
regionale, altrimenti almeno un pensierino che su queste scelte politico-
giudiziarie incidano spesso anche le opinioni politiche dei singoli giudici mi
sembra una evidente conseguenza dei fatti.
PENSANDO A VERBANIA: UN MOLO, UN’IDEA, UNA CITTA’
Busselton è una cittadina australiana sull’Oceano Indiano duecento chilometri
a sud di Perth e a oltre 4.000 da Sydney. Credo che nessun lettore de Il Punto
(salvo quelli australiani) abbiano mai saputo della sua esistenza. Già dall’
800 Busselton era un approdo di baleniere americane che toccavano terra dopo
settimane di navigazione, ma quando si chiuse la caccia alle balene Busselton
era una cittadina che sembrava destinata a sparire, come tante altre località
ai margini del mondo. Non c’erano più logiche di rilancio, i negozi chiudevano,
non rimaneva nulla del suo passato industriale e commerciale se non un vecchio
molo ormai inutile e in disuso, ma un sindaco intraprendente decise
“Allunghiamolo e facciamolo diventare il più lungo di tutti…”
Forse all’inizio lo presero per matto, fatto sta che piano piano la città si
convinse e crebbe intorno a suo molo ( presto soprannominato “Jetty” )
allungandolo anno dopo anno. Quando si diffuse la voce che era davvero
diventato il più lungo (costruito su bassi fondali, non era cosa impossibile)
qualcuno cominciò a venire per darci un’occhiata. Oggi è lungo 1.860 metri, è
dichiarato dai Guinness il più lungo dell’emisfero sud e ogni anno centinaia di
migliaia di turisti vengono apposta fino a Busselton per percorrerlo. Non
guardano solo un pontile, ma pensano anche alla volontà di una città che non si
volle arrendere al declino.
Quando anni fa un incendio ne ha distrutto venti metri in Australia è stata
una tragedia nazionale con i media a fare chiasso e lo stesso è avvenuto per i
danni recenti di una tromba d’aria, ma gli sponsor si sono superati sgomitando
per annunciare e finanziarne il ripristino. Nel frattempo sul molo e intorno
si erano infatti cominciati a costruire prima negozietti, poi ne è nato un
museo sulla vita e la caccia alle balene in cambio di 2 dollari di ingresso e
visto che arrivava gente si è pensato di installarci sopra un trenino (11
dollari) per trasportare i turisti fino al fondo al molo. Qui prima sono
state installate una serie di vetrate per osservare il fondo del mare (altri 15
dollari per entrare) ed ora un laboratorio sottomarino permanente ed
interattivo con possibilità di brevi tour perfino su un mini-sommergibile.
Molti poeti, pittori ed artisti erano attratti dai tramonti che si coglievano
da Jetty o dalle sue nebbie invernali? Ed ecco che i loro versi o le loro opere
sono stati raccolti o fotografati e poi riportati su tavolette d’ottone affisse
lungo i parapetti del molo, che così è diventato anche una galleria d’arte.
Così come sono stati incisi e ricordati i nomi degli ospiti illustri, ma
soprattutto i ricordi struggenti dei vecchi pescatori locali, spesso affissi
proprio nei punti dove lungo il molo quelle figure hanno pescato per decenni,
con le famiglie che così ogni anno lustrano le loro targhe e ovviamente
contribuiscono e sono compartecipi alla Fondazione comunale che mantiene tutta
la struttura.
Aggiungeteci le regate, gare di nuoto, canoa e canottaggio, la pesca dei
granchi… Jetty, il vecchio molo che rischiava di crollare in disuso è
diventato insomma il simbolo dello spirito cittadino e così Busselton è oggi
una meta turistica dove ogni giorno migliaia di australiani e turisti di mezzo
mondo non mancano mai anche solo per farsi fotografare con Jetty sullo
sfondo.
Eppure la città non era diversa da altre decine di villaggi della costa, le
sue spiagge sono splendide ma come ovunque nel South Western Australia…ma
“Jetty” ha permesso alla sconosciuta Busselton di diventare la capitale
turistica di tutta la zona a nord di Margaret River dove (altro mirabile
esempio di marketing strategico) negli ultimi anni sono state aperte al
pubblico decine di ville, fattorie e cantine – promozionate meglio di quelle
toscane o delle Langhe, non parliamo di quelle nostrane – dove paghi bottiglie
di buon vino ma a prezzi da capogiro, anche se puoi trovare e provare insieme
al vino formaggi, salumi, olio e prodotti della zona proposti sempre con
ricercatezza e qualità con risultati economici eccellenti e lavoro per tutta la
regione.
Esempi di riconversione turistica per zone che per decenni hanno prodotto solo
legname, bestiame e pecore da tosare.
Quando racconti che sei italiano ti guardano con rispetto e cordialità perché
– ti dicono – “voi siete la bella Italia e avete così tanto, noi così poco”
eppure da loro il turismo esplode e da noi soffre.
Facile il confronto con le tante nostre Busselton nostrane che non hanno mai
il coraggio di credere in sé stesse, di investire in qualcosa di diverso, nel
proporre un’ idea nuova da cavalcare (“Verbania capitali dei laghi”: quante
ironie e stroncature,. remember?) sapendo di lanciare una sfida, ma con la
voglia di crederci.
Anzi: quanto è più facile la cultura del lamento, la critica preconcetta del
“tanto non ce la faremo mai”, del “pensiamo piuttosto prima alle strade senza
buche” ? C’è sempre una buona scusa per non combinare niente ed anzi ironizzare
su chi vorrebbe (o voleva) fare qualcosa di diverso: questioni che come sindaco
ho provato sulla mia pelle.
Certo che servono anche strade e servizi a posto e puliti, ma in Australia le
strade sono tutte perfette (e le autostrade gratuite, con la benzina a meno di
un euro al litro) anche perché se ti beccano in giro ubriaco o a buttare
sporcizia per terra fanno 1.000 dollari di multa senza sconti e addirittura –
se lo fai gettando immondizie o cartaccia dal finestrino di una macchina – ti
possono sbattere dentro, così come se per caso sei così stupido da guidare
“over 0,05” (di alcool). Severità, qualità della vita, ma anche sicurezza e
lavoro per tutti, come hanno scoperto tanti italiani che sono emigrati fino a
qua e bene integrati probabilmente non torneranno mai più se non per le
vacanze.
Ma possibile che l’Italia in generale e i verbanesi in particolare siano
invece diventati così pigri, superficiali, quasi rassegnati al peggio? Dispute
inutili ed eterne nell’incertezza se prima nasca l’uovo o la gallina e nelle
mille spesso inutili chiacchiere politiche che ci girano intorno, ma intanto da
noi non si fa niente mentre in tante parti del mondo si cova e intanto si
valorizza l’uovo: solo così domani si potranno vendere sia le uova che le
galline…

AUTOSTRADE: PERCHE’ PIU’ CARE?
Non capisco perché il governo Letta non sia stato in grado di opporsi
“congelando” almeno per quest’anno l’aumento dei pedaggi autostradali anziché
permettere aumenti di 5, 10 e a volte anche di più l’indice di inflazione
ufficiale. Perchè questo sfacciato favoritismo all’ennesimo ambiguo potere
forte che si chiama società Autostrade e che da decenni è in mano a strutture e
personaggi para-politici? Anche perché in cambio dei nuovi aumenti non si
vedono realizzazioni spettacolari e grandi arterie (come la Salerno-Reggio
Calabria) sono ferme da 40 anni, così come altre tratte autostradali sono
insufficienti e pericolose oppure in cantiere perpetuo come da Bologna e
Firenze. Ancora una volta un governo nato per dare “segnali forti” non lo fa,
non dimostra di avere una linea né una strategia eppure le autostrade italiane
sono già le più care del mondo mentre sono gratuite in Germania, in Olanda,
Svezia, Belgio,USA, Canada, Australia o si usano con una modesta tassa fissa
annuale come in Austria o in Svizzera.
Non solo, ricordiamoci che la nostra benzina è la più cara d’Europa e credo
del mondo e che questi costi incidono duramente per le imprese e il sistema dei
trasporti con i cittadini italiani che sono comunque obbligati a viaggiare su
gomma visto che le ferrovie si limitano a guardare alla “alta velocità”
cancellando le linee minori. Sembra esserci una vera miopia del governo su
questi problemi concreti, a parte le quotidiane brutte figure sui temi più
diversi.
Intanto si snocciolano i mesi, sostanzialmente non succede nulla, le grandi
riforme attendono sempre come la promessa ripresa economica che non arriva e l’
Italia sta a guardare, sempre più disperata.

POSTE ED ALITALIA, ALTRE OCCASIONI PERSE COME MALPENSA
Si vogliono privatizzare le Poste per fare “cassa” e intanto si aumentano le
tariffe postali e il risparmio della gente va a finanziare la
ricapitalizzazione di Alitalia. Peccato che in questi anni Alitalia – la cui
scelta “italiana” era giustissima, perché un paese serio non può sparire dal
mondo – ha collezionato una serie di errori strategici a cominciare dall’idea
balzana di concentrare su Roma voli e servizi.
Malpensa era ed è un aeroporto da vero hub internazionale, ma ampliato nel
2000 viene sotto utilizzato in gran parte solo con voli “low cost” quando
avrebbe avuto (e ha tuttora ) un bacino di utenza enorme, che nel frattempo è
stato pappato da Air France e Lufthansa dirottandolo su Parigi e Francoforte
visto che da Milano la stessa Alitalia, che aveva il mercato in mano, ha
cancellato ogni volo importante.
Follie: Emirates ha 3 voli al giorno per Dubai (sempre pieni) e Alitalia ha
cancellato l’unico che aveva, così come quasi tutte le sue linee americane. Le
poche destinazioni asiatiche che restano impongono praticamente solo scelte di
compagnie straniere e neppure si può andare facilmente da Malpensa a Roma (con
Fiumicino regolarmente intasato) perché di fatto non esistono più collegamenti
comodi.
Il tutto proprio mentre Milano è in attesa di Expo 2015, un’occasione d’oro
che solo degli idioti senza strategia non possono sfruttare e che poteva essere
una grande occasione di rilancio anche per il trasorto aereo italiano e le
infrastrutture as esso connesse. .
Ma invece ecco scappare progressivamente la clientela più valida e il
moltiplicarsi del deficit di una Compagnia il cui management si è dimostrato
negli anni palesemente incapace e bloccato anche da troppe regole e ricatti
sindacali, eppure – anche in questo caso – nessuno paga i danni che restano
sulle spalle del “pubblico”.
I cocci di Alitalia verranno così raccolti da qualcun altro (adesso si spera
negli arabi) dopo che per decenni politica, sindacati e benefit del personale
esagerati sono stati concausa di un fallimento incredibile.

BUON ANNO E UN SALUTOA TUTTI !

Marco Zacchera

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