Stamina affaire

Il caso “Stamina” si fa sempre più infuocato, dopo un articolo de La Stampa del 19 scorso, che cita i verbali dei Nas e il parere del comitato di esperti del Ministero (vedi http://www.corriere.it/salute/13_dicembre_19/stamina-parere-comitato-esperti-697010a0-68b4-11e3-a596-3f90988b64b7.shtml) dai quali emerge – oltre all’assenza di staminali “valied” nel prodotto in questione – anche il rischio di trasmissione, attraverso le infusioni, di malattie infettive, dall’Hiv al morbo della mucca pazza.
Come noto, la relazione del comitato ministeriale non è mai stata resa nota integralmente. I verbali dei carabinieri del Nas sono quelli seguiti all’ispezione negli Spedali Civili di Brescia del 2012 (anch’essi finora non pubblicati), e confermano quanto espresso dall’Agenzia Italiana del Farmaco nella relazione pubblicata poco dopo, cui è seguita (maggio 2012) l’ordinanza che ha imposto lo stop alle cure erogate dal laboratorio dell’ospedale bresciano, attivo dal settembre 2011.
Comunque, emerge dalla attuale ricerca, l’assenza in “Stamina” di cellule embrionali mesenchimali, quindi capaci di trasformarsi in neuroni ed utilizzabili in malattie neurodegenerative come nel caso della piccola Noemi, la bambina abruzzese di cui si è occupato il governatore Gianni Chodi e che ha portato ad un incontro tecnico, il 18 dicembre, fra il presidente della Commissione Sanità della Regione, dott.ssa Nicoletta Verì e Davide Vannoni, presidente della Fondazione Stamina, che si era detto disponibile a fornire tutte le informazioni possibili al mondo della sanità abruzzese per arrivare a una autorizzazione alla sperimentazione negli ospedali della regione, oltre al’uso compassionevole per la piccola in lista di attesa presso gli Spedali Civili di Brescia.
Nei prossimo giorni, mentre il governatore Chiodi non rilascia dichiarazioni, andrà in scena la prima riunione del comitato scientifico che, come sottolineato dai consiglieri regionali abruzzesi e dagli stessi medici, ha l'obiettivo di arrivare all'autorizzazione delle cure compassionevoli nella regione, mentre il ministro della salute Beatrice Lorenzin si dice preoccupata per la salute dei cittadini italiani e per le “famiglie che sono in condizioni di grandissima sofferenza”, aggiungendo, a proposto del fatto che pochi giorni fa la piccola Noemi ha ricevuto il via libera del giudice dell'Aquila per l'accesso d'urgenza al metodo Stamina, che “c'è un livello giudiziario”, che riguarda l'indagine sull'ipotesi di truffa del metodo di Vannoni, ed un livellio “relativo «al metodo scientifico che non riguarda una singola persona, ma il fatto che il servizio sanitario nazionale non può permettersi di autorizzare cure che non siano considerate tali secondo la scienza”.
Contesta le parole del comitato tecnico l’inventore del metodo, il prof. Vannoni, docente di Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Udine, che ribadisce che la terapia impiega: “cellule staminali prelevandole dalla parte spugnosa dell'osso, dal bacino, e le lavoriamo in modo che abbiano una grande quantità di cellule progenitrici. Chiunque può donarle perché non c'è alcun rigetto. Ogni coltura ha 5 differenti tipi di cellule, ognuna con la sua funzione: le progenitrici sono le più importanti perché rigenerano i tessuti danneggiati, poi ci sono le immunoregolatrici che regolano il sistema immunitario, quelle che ricreano i vasi sanguigni, quelle che difendono dal sistema immunitario, e quelle antinfettive che combattono le infezioni. Per garantire la sicurezza del trattamento, le cellule sono testate 5 volte prime di essere iniettate, per verificare che non ci siano funghi batteri e contaminazioni”.
In realtà, come riportato da molti giornali, la terapia non è mai stata accettata dall’Aifa, perché non esistono pubblicazioni accessibili e trasparenti sul metodo che, per di più, potrebbe essere dannoso per il paziente.
L’Associazione Luca Coscioni, dopo un convegno sul metodo svoltosi a Jesi il 7 dicembre scorso, ha inteso avvertire e comunicare che metodo non è un scientifico e quindi da false speranze di cura ai malati, ricordando, inoltre, che la Stamina Foundation sta agendo in violazione della legge Turco e delle norme comunitarie che garantiscono gli standard di sicurezza, che è ancora in vigore il blocco dell’Aifa sull'ancora misterioso metodo di Vannoni ed Andolina che non rientra nella fattispecie di cure compassionevoli, e che non ha neanche superato la fase I, richiesta per la sperimentazione di una nuova cura e/o farmaco.
Sempre secondo l’Associazione, tutto questa faccenda trova origine nell'errore politico compiuto dall'allora Ministro Balduzzi che portò in discussione al Parlamento un decreto atto ad “assicurare una parità di trattamento tra tutti coloro che hanno avviato il protocollo presso l’ospedale di Brescia”; sicché la decisione del Ministro Lorenzin di istituire una nuova commissione risponde all' odierna ordinanza di chiarezza e mira a voler dare ulteriori risposte ai malati.
Di parere leggermente diverso Umbero Veronesi, già ministro della sanità e, direttore scientifico dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano, il quale pur ricordando quali siano le ferree regole della scienza, su Oggi ha dichiarato: “come padre anch’io chiederei disperatamente che qualcuno o qualcosa venga a salvare la mia piccola”.
Queste parole hanno fatto infuriare il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e membro del Cda dell’Aifa, Silvio Garattini, che ha spiegato che la rivista Oggi in prima pagina scrive: “Il dilemma staminali e le cure “negate” , virgolttando il diniego invece che ipotetiche cure ed ancora aggiunto che le parole di Veronesi portano a giudizi “emotivi ed affrettati”, quelli stessi che in passato (la cura Di Bella), hanno “comportato tragiche conclusioni”.
La vicenda si tinge di tinte ancora più fosce con lo stringersi del cerchio delle indagini giudiziarie intorno a Stamina e a chi ne avrebbe favorito l’ingresso negli ospedali pubblici italiani senza uno studio, un test o qualcosa che ne documentasse la sicurezza e almeno la presunzione di efficacia.
Mentre si profila un altro rinvio a giudizio, questa volta per danno erariale, di chi avrebbe aperto le porte degli ospedali pubblici alla Stamina Foundation; i testimoni sembrano fare oramai la fila davanti alla stanza del Procuratore di Torino, Raffaele Guariniello ed i pazienti che avrebbero denunciato di essere stati raggirati per decine di migliaia di euro sarebbero oramai saliti a 70, con alcuni che riferiscono di un Vannoni in camice bianco e zoccoli ai piedi, che così sarebbe stato fatto girare anche tra i pazienti degli Spedali Civili di Brescia, facendo confondere la sua qualifica di professore in sociologia con quella di medico.
Comunque, il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione medica poggia sulle carte, la prima delle quali datata 24 maggio 2012 e rivolta alla direzione sanitaria dell’ospedale Bresciano, dove pochi giorni prima un’ispezione dell’Aifa, oltre a condizioni igieniche incompatibili con una coltivazione cellulare, aveva rilevato anche l’assenza di qualsiasi documentazione sui reagenti utilizzati, che avrebbero potuto essere anche contaminati con rischi persino letali per i pazienti.
La cosa ancor più grave e che gli Spedali di Brescia si difendono tirando in ballo un’autocertificazione su atossicità e sterilità degli stessi reagenti, spedita appunto il 24 maggio e firmata non da un medico ma da un laureato in lettere: Davide Vannoni, che per questo e un altro protocollo da lui indirettamente firmato, rischia il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione medica in aggiunta a quello per “associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci imperfetti e dannosi alla salute, nonché alla truffa”.
Intanto, mentre le indagini vanno al galoppo, lo staff di Vannoni il 15 gennaio volerà a Miami per far testare i loro preparati al diabetologo Camillo Ricordi, direttore dell’istituto di ricerca su diabete in Florida. Un professore di fama, con mille addentellati nel business internazionale delle staminali e che fino ad oggi è andato controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza dei sui colleghi scienziati, mostrandosi possibilista rispetto a Stamina o, forse, ai suoi risvolti economici.
I due affaire più famosi del secolo scorso sono quello Dreyfus e quello Moro, così definito da Leonardo Sciascia e, in tutte e due i casi, la storia ha dimostrato che dietro alle dichiarazioni occorre leggere i fatti con acume ed amore di verità.
In questi giorni Stamina annuncia che il 28 saranno presentate le dichiarazioni dei pazientio un cura e dei loro genitori, che denunciano miglioramenti e nessun effetto collaterale; ma intanto i riscontri sequestrati dagli Spedali di Brescia parlano solo di aggravamenti e la dottoressa a Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio, ammette candidamente a ispettori e carabinieri dei Nas che “le attività svolte da Stamina erano coperte da brevetto (peraltro mai rilasciato da alcuna autorità) e che pertanto era soltanto a conoscenza della tipologia di attività che veniva svolta in laboratorio, in quanto eseguita dagli operatori della Stamina, mentre non era a conoscenza dei materiali utilizzati”.

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