La Politica dello Stivale, quella che gli italiani non intendono più tollerare, è tornata prepotentemente alla ribalta. Dopo la “fiducia” al Governo Letta, tutti i partiti sembrano essere dell’idea di rivedere i cardini delle loro strutture in previsione del varo, non lontano, di una nuova Legge Elettorale che non si basa solo sulla consistenza dei numeri, ma anche sul metodo di gestione del più importante principio democratico. Le questioni istituzionali dovranno, entro il prossimo anno, trovare razionali soluzioni. Pena il degrado generale di una Penisola che proprio non lo merita. Le manifestazioni di piazza, spesso trasformate in tumulti, sono una successiva prova che, in questa maniera, non è più possibile andare avanti. Non basta l’impegno politico formale per superare la crisi; ora devono essere adottati provvedimenti concreti a tutela di chi è la “vittima” di un sistema allo sfascio. Se la realtà nella quale viviamo non sarà modificata in meglio, non vediamo scelte possibili. Le probabili elezioni politiche della tarda primavera, magari contestualmente a quelle Europee, saranno “differenti” e non solo nella scelta dei candidati. Invece delle “primarie” per nominare i Capi dei Partiti, sarebbe opportuno preparare un sistema di valutazione che consentisse al popolo italiano di “scremare”i Candidati al Parlamento; scegliendoli nel “mucchio” prima delle effettive consultazioni elettorali. Se cambiare si deve, si faccia in modo integrale. Compresa l’eliminazione del finanziamento pubblico dei Partiti. Per non lasciare, com’è capitato sino ad ora, “incompiuti” dei provvedimenti che avrebbero, almeno, frenato il degrado socio/economico del nostro Paese. I ritmi temporali, tranne quelli che sono gestiti da Madre Natura, sono nelle mani di pochi e neppure i migliori. Quando, già nel secolo scorso, scrivevamo “largo ai giovani”, non c’è stato, in pratica, nessun seguito apprezzabile. Ora i tempi sono cambiati e questo è bene. Un gran bene. Per chi ci legge, forse, la nostra riflessione potrebbe non apparire rilevante. Invece, lo è. Questa XVII Legislatura, con tutti i suoi problemi, sarà l’ultima in essere col vecchio sistema. La XVIII avrà nuove carte da giocare e diversi giocatori per gestire una partita dalla quale dipenderà il futuro del Bel Paese. Sia sul piano politico che su quello, assai più tangibile, economico. I tempi per rivedere alcune leggi costituzionali sono maturati. Più per necessità, che per impegno. Oltre al numero dei Partiti, si potrebbe ridurre quello dei Parlamentari. Come a scrivere “pochi, ma buoni”. Sempre con la premessa che non spetta alla nostra riflessione focalizzare i “buoni”, mentre insistiamo sui “pochi”. Del resto, tutti i peggioramenti sono stati il risultato d’incerte alleanze. Insomma, le nostre”crisi” hanno origini assai più remote di quanto può apparire. In questi mesi di governabilità a termine, i nostri politici, o aspiranti tali, provino a qualificarsi. Senza compromessi e senza la chimera della “continuità”. Il benessere della Penisola è più importante delle promesse. Soprattutto di quelle mai mantenute. L’Italia, dal 2014 in poi, non sarà più la stessa. Certamente meno fatalista e più realista. Ora non resta che verificare sul campo se la lezione di questa storia recente porterà agli attesi risultati.
Giorgio Brignola