Intervista a FABRIZIO CICCHITTO a UNITA’: "Nuovo centrodestra non fara’il centrino

Stoppati i falchi. Bloccato il tentativo di innestare lo stalinismo nel berlusconismo. Berlusconi ha dato un chiaro segnale ai suoi amici piu'esagitati”

È stato tra i primi ad aver capito, già dall’estate, già subito dopo la sentenza. Guardava giorno dopo giorno all’azione dei falchi. E non gli piaceva per nulla. Il 2 ottobre, poi, giorno della fiducia, aveva capito che sarebbe finita così. Ora è nella sala stampa della stampa estera, uno tra tanti, appoggiato a una parete dopo mesi di passione.
Presidente Cicchitto, come sta dopo aver detto addio all'amico Silvio Berlusconi?
«Non è stata una rottura personale, per cui rimangono sentimenti di amicizia e di simpatia. È stata una decisione politica e per me il dissenso politico non comporta mai rotture personali. È una situazione certamente drammatica ma sono sereno».

È la terza scissione della sua carriera politica. Quale è stata la più difficile?
«Questa perchè le altre sono avvenute rispetto a formazioni politiche nelle quali il rapporto consequenziale fra la diversità politica e la separazione era nell'ordine normale delle cose. Qui c’è stato un intreccio di ragioni politiche e di sofferenze personali che ha reso tutto piu drammatico».

Lei è stato il primo il 2 ottobre a proclamare i nuovi gruppi parlamentari. Valeva la pena aspettare così tanto e intanto macerarsi?
«Per molti aspetti richiava di essere una fuga in avanti, molti non avevano maturato le ragioni di una separazione che ha richiesto ulteriori chiarimenti politici».

Il governo Alfano-Letta è più forte o più debole?
«A mio avviso è più forte nel senso che non esistono margini di ambiguità politica per quello che ci riguarda rispetto alla base parlamentare che si è coagulata anche per garantire la governabilità. La tenuta del governo, per ò, non dipende solo da noi. Non mi sfugge la complessità della situazione interna del Pd e anche le sue profonde contraddizioni. Il fatto è che c'è una società italiana in crisi che richiede risposte politiche da parte dell'esecutivo. Se questo venisse meno, i rischi per la democrazia e per la tenuta della società sarebbero gravissimi».

La sintesi, per quello che vi riguarda, potrebbe essersi “chiamateli cugini ma non traditori”. Cosa ha pensato?
«Una battuta ironica. Ma anche lo stop alla singolare tendenza all'innesto dello stalinismo nel berlusconismo che Berlusconi evidentemente non ha gradito. Voglio dire che ha dato un chiaro segnale ai suoi amici più esagitati».

Il passaggio sulla giustizia era al cento per cento parole sue. Può spiegare lei, oggi, la differenza tra Fi e Ncd?
«Sul terreno della condanna dell'uso politico della giustizia non ho da cambiare neanche una virgola rispetto a quello detto nel corso di tutti questi anni. Ciò detto, noi abbiamo alcune idee forti. La crisi della societ à italiana è cosi acuta che bisogna fare ogni sforzo per evitare collassi nella governabilità. Se si determinasse una crisi di governo faremmo un autentico salto nel buio, un enorme favore ai Cinquestelle e non ci misureremmo con i problemi della società. Quindi nessun soprassalto estremistico, nessuna demagogia verbale,nessuna concessione all'antipolitica. Per altro verso la leadership e il carisma hanno un ruolo assai marcato nella politica italiana ma devono essere bilanciati nei partiti con robuste iniezioni di democrazia, sia di tesserati reali nei congressi, sia dei cittadini per quello che riguarda le primarie. In Europa, poi, è l’ora di dire basta all'egemonia tedesca e alle sue conseguenti ricette».

Ncd ha una matrice fortemente cattolica. Condivide?
«Il nostro partito ha lo stesso mix di culture politiche che avevano all’origine sia Fi che il Pdl: una forte componente cattolica, un'area socialista riformista,tendenze liberali e anche dirigenti che vengono dall'esperienza di Alleanza Nazionale. Questo mix richiede però riflessioni politico-culturali volte più al futuro che al passato anche perchè tutti, neocomunismo, socialdemocrazia classica e liberismo reaganiano stanno passando attraverso una crisi profondissima».

Rifate la Dc con Casini e Mauro?
«Non lavoriamo per un centrino per di più attraversato da una crisi profonda. Rispetto al travaglio in corso dentro Scelta Civica mi auguro che emergano energie che possano dare il loro contributo ad una nuova aggregazione di forze di centrodestra altermative alla sinistra nel quadro di una dialettica bipolare».

Berlusconi ha parlato di problemi legati a “distanze personali”. C'è solo questo dietro alla scissione?
«Questo tipo di interpretazione di Berlusconi,indubbiamente riduttiva, è funzionale a evitare scontri polemici troppo accentuati. Ci sono state invece tre limpide distinzioni politiche: la governabilità non puo' entrare in contraddizione con la battaglia contro l'uso politico della giustizia; il rifiuto di tendenze estremistiche; la necessaria definizione di una democrazia interna ad un partito che in ogni caso si riconosceva nella leadership di Berlusconi. Su questi tre punti una parte di quella che ora si chiama Forza Italia non ha voluto trovare la soluzione».

Decadenza: state lavorando per un rinvio?
«Essere arrivati al 27 novembre è stato il frutto di un impegno che purtroppo è stato misconosciuto o addirittuta deriso. Mi auguro che sia possibile guadagnare altro tempo. Il Pd ha fatto due errori: quello di NON affidarsi al giudizio della Corte Costituzionale e il voto palese».

Temete veramente, adesso, gli schizzi della macchina del fango?
«Nessun timore in materia. Mi auguro che quello che ha detto Berlusconi sia una scelta che coinvolge anche i mezzi di comunicazione a lui vicini»

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