IO, MA NON SOLO

Da oltre 53 anni, come operatore dell’informazione, tentiamo d’analizzare la situazione socio/politica in Italia; con particolare attenzione agli eventi che possono, in qualche modo, coinvolgere anche la nostra Comunità all’estero. Questa volta, però, non userò la forma in “noi”, pronome plurale di prima persona che, sotto il profilo giornalistico, utilizzo per conformarmi allo spirito di chi ha la pazienza di seguirmi. Quindi, permettetemi d’usare l’”io”. Ci premesso, sono stufo, come tanti altri italiani, anche oltre i confini nazionali, dell’andazzo di un sistema politico che, dopo aver fatto un accordo tra”destra” e “sinistra, ” si comporta in modo molto anomalo; già sicuro che in Parlamento non potranno opporre altre scelte percorribili. Una maggioranza”anomala” decide, ancora, per un Paese sull’orlo di una storica recessione. Sono amareggiato per le beghe di palazzo, per le “nuove” entrate e le “scontate” uscite. Intanto, per cambiare, si continua a promettere una nuova legge elettorale che è ancora “in pectore” di coloro che l’anno presentata. L’Italia è al declino, ma si preferisce continuare nel “limbo” delle critiche che non portano benefici a nessuno. Chi non intende cedere il “testimone”, si trincera sotto la chimera delle consultazioni “primarie”. Tanto fumo, ma poco arrosto ed io non posso condividere una strategia che, tra il personale ed il comune, non ha nulla da spartire. E’ unitile che mi faccia tante illusioni; eppure oso ancora propendere per il meglio. Non a livello personale, al quale non ho mai tenuto, quanto a livello generale. Come già avevo scritto, di politici ce ne sono sin troppi e neppure tutti all’altezza di quella rappresentatività che tanto mi manca. L’Italia, politicamente, non s’è evoluta. In altri Stati UE si è saputo frenare l’emergenza con politici di capacità imprenditoriali; ben più qualificanti della loro formazione partitica d’appartenenza. Insomma, ci sono Paesi UE che hanno saputo focalizzare i “diritti” del loro Paese in ambito comunitario. Quello che, appunto, io non ho rilevato a livello nazionale. Credo che, col 2014, sempre che non si varasse una nuova legge elettorale, con consultazioni politiche anticipate, si superino, almeno, i nodi di “incontro/scontro” tra le esigenze italiane sia all’interno, che in ambito UE. Ritengo che sia ininfluente il partito d’appartenenza, credo, invece, nell’importanza di un rapporto meno sfumato per destreggiarsi tra le normative comunitarie e gli interessi vitali della Penisola. Non a caso, in Germania, l’Esecutivo, di larghe intese, tra CDU ed alleati minori, funziona. Da noi, proprio No. Quando la critica vince sulle necessità del Bel Paese, mi sento sconfitto in partenza e, purtroppo, anche mal tutelato. Se Letta intende andare avanti, i suoi Alleati non dovrebbero più “frenare”. Invece, in primo piano, rimangono i contrasti tra chi “è” e chi vorrebbe “essere”. Non ne posso più. Se avessi un’altra età ( i miei 70 anni non me lo consentono), lascerei questo Paese dov’è sempre meno semplice coniugare il pranzo con la cena. Dove s’ipoteca il futuro per garantirsi una parvenza di presente. Ecco perché il “tu” e non il “noi”. Altro che plurale di maestà! Il “tu” è una forma d’esternazione diretta che meglio riuscirà a promuovere una riflessione da parte di chi si trova nelle realtà che ho evidenziato e nella quale mi sento irresponsabilmente “invischiato”.

Giorgio Brignola

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