L’Italia repubblicana nasce col Referendum del 2 giugno 1946. La Nuova Costituzione entra in vigore il 1° gennaio 1948. A conti fatti, la nostra Repubblica ha 65 anni di vita. Per i primi cinquant’anni, i mutamenti costituzionali sono stati lenti. Per mezzo secolo, tra ricostruzione e boom economico, i partiti sono sempre restati gli stessi. La stessa evoluzione sociale, necessariamente progressiva, ci ha abituato a vivere una diversa realtà. Ce ne siamo resi conto tutti; anche se in tempi differenti. Con gli anni ’90, l’Italia non sarebbe più stata la stessa. Dopo il tramonto della Prima Repubblica, la Seconda avuto vita assai più breve; poco più di una decina d’anni. Ora, il Paese soffre per una transizione da analizzare con la dovuta attenzione. Dopo anni di centro/sinistra ed un limitato, quanto sofferto, periodo di centro/destra, dal 2011 è difficile fare raffronti politici seri. Col Governo di larghe intese, la Penisola si trova ad affrontare uno dei periodi più complessi della sua esistenza. Tra luci ed ombre, un sistema politico si è logorato. Oggi, il sistema è tanto atipico da non consentire migliori prospettive per il futuro. Premesso che là dove c’è critica, c’è speranza, l’Esecutivo è alle prese con la decadente economia nazionale e, secondo noi, continuerà a risultare più agevole “tagliare” che “cucire”. Eppure, si tura avanti. In un pugno d’anni, s’è riformato quasi tutto ed il resto è solo in lista d’attesa. Comprendere la situazione della Penisola è difficile per tutti. Quando s’evidenziano problemi di sopravvivenza, c’è poco da riproporre la “filosofia” dei problemi. Governare il Bel Paese è più difficile che nel secolo scorso. Quando si tornerà alle urne, con la speranza di una legge elettorale più consona alle nostre esigenze democratiche, il Paese potrebbe trovarsi ad una svolta. L’Italia, in ogni caso, è già cambiata. Cambiata in maniera irreversibile. Forse, siamo diventati più “europei” ma, certamente meno “italiani”. Meno partecipi della nostra cultura, ma più consci dei tanti sacrifici male accettati, perché imposti. Gli eventuali effetti positivi, se ci saranno, potranno essere verificati con la prossima Legislatura; che pensiamo diversa dall’attuale. Il futuro, almeno quello prossimo, ci riserverà altre amarezze. Se oggi ci troviamo dove siamo, nel bene come nel male, non resta che guardarci indietro. I cambiamenti politici non nascono dal nulla. Il loro seme era già presente a fine 1900. Col Nuovo Millennio, sono venuti a mancare interlocutori capaci di garantire il rinnovamento dello spirito repubblicano che era nel cuore dell’Assemblea Costituente nel lontano 1947. La nostra sensazione, per la carità, non vuol essere mal celata nostalgia per tempi che non torneranno più. Solo intendiamo essere più compartecipi con la vita della Repubblica nella quale poniamo la nostra incondizionata fiducia. Anche se non tutti i suoi uomini, d’apparente spicco, la meriterebbero.
Giorgio Brignola