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SBLOCCARE IL LAVORO, CONSEGNATE A MINISTRO PACCHETTO PROPOSTE, E’ MANOVRA DA 100 MILIARDI

E’ ora di sbloccare il lavoro ed è per questo che oggi abbiamo consegnato al ministro del Lavoro la nostra manovra da 100 miliardi di euro. Il nostro progetto si chiama sbloccalavoro perché vogliamo sbloccare questa situazione di blocco istituzionale, nella quale destra e sinistra si sono messe insieme non certo per governare, ma per bloccare tutto. Se fossero approvate le nostre proposte si metterebbe in moto l’economia del nostro Paese, che inesorabilmente è ferma, e le casse dello Stato potrebbero recuperare 100 miliardi di euro. Oggi, insieme al presidente del partito, Antonio Di Pietro e ai responsabili dei Laboratori Lavoro ed Economia, Zipponi e Lelli, abbiamo partecipato ad un sit in davanti al ministro del Lavoro, a Roma, durante il quale è stato consegnato un pacchetto di misure economiche proposte dall’IdV. Oggi siamo venuti qui per parlare di lavoro i cittadini ormai non arrivano più alla fine del mese, c’è un governo immobile, che galleggia e che non si decide a prendere alcuna decisione. Noi abbiamo delle proposte chiare e concrete ed indichiamo, infatti, da dove reperire le risorse finanziarie. Per esempio occorre vendere immediatamente i beni confiscati ai mafiosi. Si pensi che nelle casse dello Stato giacciono circa 80 miliardi di euro in titoli e beni immobili e non si capisce perché questo governo preferisca continuare a prendere denaro dalle tasche degli italiani, piuttosto che vendere i beni confiscati ai mafiosi. In secondo luogo è fondamentale promuovere una vera lotta all’evasione. Si pensi per esempio ai fondi portati illegalmente in Svizzera. La riduzione del cuneo fiscale che vale mediamente il 120% dello stipendio netto, è indispensabile per ridurre il costo del lavoro e per diventare più competitivi. In parte la si ottiene dalla riduzione dell’Irpef, lasciando però in questo modo il costo del lavoro inalterato. Si dovrà quindi prevedere una programmata riduzione degli oneri contributivi. Costo da stabilire tenendo conto che ogni 5% di riduzione dei contributi corrisponde a circa 10 mld (le entrate INPS annuali ammontano a 215 mld). È urgentissimo intervenire con aiuti concreti alle PMI per incentivare con crediti d’imposta strutturali gli investimenti per la R&S e per il processo produttivo, incrementando così la produttività dell’impresa. Hanno aumentato l’Iva e poi si è scoperto che nell’ultimo trimestre le entrate Iva sono diminuite è chiaro perché è una tassa che paghi sui beni che acquisti. Ma se non ci sono soldi per acquistare è ovvio che non ci sono neppure più le entrate per questo vogliamo rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini. Bisogna fare in modo che la cassa integrazione straordinaria sia restituita quando l’azienda che la riceve ha degli utili. Occorre ridare immediatamente potere d’acquisto alle classi più disagiate agendo su forti riduzioni dell’aliquota Irpef con risultati sullo stipendio lordo di 150/200 euro al mese: trattasi di crisi di domanda e quindi è indispensabile farla ripartire. Basti pensare al caso della Fiat. La verità è una: in Italia ci sono delle casseforti che, come hanno fatto in precedenza i governi Monti e Berlusconi, non hanno mai voluto aprire e ci sarà certamente un motivo per cui in questa legislatura non si è ancora insediata la commissione antimafia. Noi quindi affermiamo che c’è il modo per sbloccare la situazione di crisi. Abbiamo portato al ministro del lavoro le chiavi per aprire queste casseforti. Ora vogliamo vedere se chi governa ha la volontà di fare gli interessi delle imprese che investono e dei lavoratori oppure se non vuole farlo, se ne vada perché l’Italia ha bisogno di un rilancio economico.

MA QUANDO LA FINITE DI ‘BABBIARE’?

Abbiamo assistito a una crisi di Governo, risolta con colpi di scena eclatanti, e dopo 24 ore si ricomincia a ridiscutere sul problema dell’Imu. Ma quando la finite di ‘babbiare’? Il ritiro da parte del Pd dell’emendamento sull’Imu certifica ciò che noi dell’IdV sosteniamo da tempo e cioè che questo Governo aveva e continua ad avere come socio di maggioranza, Silvio Berlusconi, e che così il Paese non va da nessuna parte. E’ lui che nonostante una condanna in via definitiva per frode fiscale, muove le fila di questo esecutivo. Come diceva Don Milani: ‘non v’è nulla di più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali’. Per questo, il Pd, secondo noi, non avrebbe dovuto ritirare l’emendamento ma avrebbe dovuto continuare quella battaglia rispondendo ai propri elettori e a quella parte della società che chiede giustizia ed equità sociale.

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